Vertenza Ilva: Ministro Calenda “preoccupato” dalle ricadute del Jobs act sui lavoratori blocca il tavolo con la nuova proprietà

Chi di Jobs act ferisce, di Jobs act potrebbe perire. Così il Ministro Carlo Calenda preoccupato per il boomerang che potrebbe tornare indietro dalla trattativa sul piano industriale AM InvestCo, nuova gestione dell'Ilva, ha deciso un colpo di teatro facendo saltare il tavolo chiedendo garanzie per i lavoratori. Ha fatto la cosa giusta anche se resta il dubbio che il motore del suo agire non sia del tutto trasparente.   Intanto gli operai dell'Ilva da parte loro incrociano le braccia contro la proposta di piano industriale, in ballo non ci sono infatti solo gli esuberi, 4000, ma anche la mancata continuità contrattuale tra vecchia e nuova gestione, che colpirebbe tutti gli addetti, che comporta la perdita delle anzianità guadagnate sul campo e, udite udite, l'essere ri-assunti con le tutele crescenti del Jobs act, quindi niente sicurezza per il futuro e possibili licenziamenti senza le tutele dell'art.18. Insomma la quadratura del cerchio di quanto volevano gli industriali, accontentati dalle politiche sul lavoro renziane. Così oggi il Pd, avvicinandosi la scadenza elettorale e vedendo dissolversi all'orizzonte il miraggio di attingere molti voti a destra, torna a volgere lo sguardo a sinistra, o almeno ci prova, preoccupato anche dal fatto che le posizioni di disturbo impersonificate da Pisapia & C  ad una forza unitaria a sinistra alternativa ai democratici , non stanno dando gli effetti sperati. Così ecco che Calenda diventa improvvisamente difensore dei deboli e degli oppressi, annulla il tavolo tra le parti previsto al Mise facendo sapere alla società di cui è capofila Arcelor Mittal che non è accettabile aprire il confronto senza garantire le condizioni salariali e contrattuali. Quelle che sono messe in pericolo, guarda caso, dalle riforme volute dallo stesso suo governo. I sindacati hanno spiegato che il ministro si è detto "pronto a mettere in campo tutto quanto nelle prerogative del governo per il rispetto degli impegni presi". Lo stesso Calenda ha in prima persona chiarito che la posizione dell'AccelorMittal per Ilva è irricevibile. "Abbiamo incontrato con il viceministro Bellanova l'azienda e abbiamo comunicato che l'apertura del tavolo in questi termini è irricevibile", ha riferito ai giornalisti, "soprattutto per quanto concerne gli impegni sui livelli di stipendio e inquadramento dei lavoratori su cui c'era l'impegno dell'azienda a rispettare l'attuale situazione". Una decisione che l'azienda non ha gradito tanto che la delegazione dei vertici di ArcelorMittal si dice "sconcertata" dalla decisione del governo italiano sottolineando che la decisione è stata "del tutto inattesa". La delegazione guidata dal Ceo della divisione europea Geert Van Poelvoorde e dal presidente e amministratore delegato di Am Invest Co, Matthieu Jehl, "si è presentata al Mise, in tutta buona fede, sperando di avviare una trattativa che possa però essere sostenibile da tutti i punti di vista, compreso quello economico" ma forse queste anime belle dell'industria siderurgica non hanno pensato che fra qualche mese l'Italia andrà al voto e che le piroette pre-elettorali sono altamente probabili.
Intanto come era prevedibile monta la protesta dei lavoratori, da Taranto a Genova la voce contraria al piano da parte dei sindacati è infatti unanime. Secondo sonti sindacali l'adesione negli stabilimenti pugliese e ligure, insieme a Novi Ligure, è stata totale. A fianco degli operai anche le amministrazioni locali, le Regioni Puglia e Liguria, i Comuni di Taranto e Genova, e perfino gli arcivescovi delle due città.
Anche il futuro dei lavoratori delle imprese collegate al siderurgico è in ballo, tra appaltatrici e indotto Cgil, Cisl e Uil hanno ricordato che si tratta di "7603 lavoratori e lavoratrici dell'indotto, dipendenti di circa 346 aziende”.