Tsipras cerca alternative all’Euro, ma la strada è sempre più in salita

Il salvataggio "in extremis" della Grecia, esattamente come le due volte precedenti, in realtà è solo un misero allungamento della sua agonia, un prestito per pagare gli interessi dei prestiti precedenti. Non è un mistero per nessuno, neppure per gli stessi autori dell'ultimo salvataggio, Tsipras in testa. Il premier di Atene, infatti, non ha mai nascosto la sua intenzione di predisporre un piano di uscita dall'euro a condizioni dignitose. Per ritornare alla dracma, però, ha bisogno di una notevole quantità di denaro (in euro); scartati per evidenti motivi i tre "mastini" della Troika (Ue, Bce e Fmi) le alternative a cui rivolgersi sono poche, ma fattibili e Tsipras sembra intenzionato a percorrerle tutte. A cominciare dalla Russia di Putin, che è in cima alla lista delle preferenze. Sembra, infatti, che siano già state avanzate da Atene richieste di sostegno a Russia, Cina e Iran.

Secondo le indiscrezioni del quotidiano di Atene "To Vima", da inizio 2015, il premier ellenico, assieme ad altri leader politici di Syriza avrebbe lavorato a un piano sull'esempio della Slovacchia al momento della separazione dalla ex-Cecoslovacchia.
Il piano, presentato a Vladimir Putin, in occasione di una visita di Tsipras a Mosca, non ha mai ricevuto una risposta definitiva fino alla notte del 5 luglio, subito dopo il referendum popolare in Grecia. Allora, Putin avrebbe detto chiaramente di non essere pronto a concedere il credito, mentre da Pechino e Teheran non ci sarebbero mai state reazioni alla richiest­a di aiuti.

Evidentemente i tre potenziali alleati chiedono in pegno una decisa presa di posizione in chiave antieuropea, la rottura definitiva delle relazioni con la Troika. Un passaggio decisamente delicato, sarebbe come mandare "al diavolo" la banca con cui ho contratto il mutuo per l'acquisto della casa. Difficile, molto difficile.

Ma non impossibile.