Crocetta all’attacco, un j’accuse appassionato contro quelli che definisce “poteri infami”

Punta il dito pur senza fare nomi sui suoi nemici, Rosario Crocetta che investito dalla bufera sulla intercettazione “fantasma” ora vistosi perso perchè di fatto sfiduciato dalla sua maggioranza ha deciso di non fare sconti a nessuno. In aula del Consiglio Crocetta era per riferire sulla bufera che ha travolto il suo governo regionale a seguito della presunta intercettazione in cui il suo medico, Matteo Tutino, gli avrebbe detto che Lucia Borsellino "va fatta fuori come al padre". Una cosa è certa, nei prossimi giorni e forse settimane la situazione nell'isola si farà caldissima e non solo per le temperature africane. Il Governatore affila i le sue armi ed inizia proprio dal settore “stampa” che gli ha orchestrato un “trappolone”. Non solo il settimanale l'Espresso che ha fatto il presunto scoop e che farebbe bene a tirar fuori l'intercettazione o a chiedere scusa, ma il riferimento del Governatore è chiaramente a quei tagli all'ufficio stampa da lui decisi subito dopo la nomina. "Mi sono fatto inimicizie. Storia infame, poteri oscuri minacciano la democrazia" dice senza dire, con una prudenza molto siciliana, spesso incomprensibile per chi non è avvezzo a maneggiare il linguaggio meridionale delle “non parole”. Insomma Crocetta non lo dice esplicitamente ma fa ben intuire il suo sospetto: la bufera sull'intercettazione anti-Borsellino potrebbe essere figlia di una vendetta, di "poteri oscuri" probabilmente legati alla vicenda del taglio dei giornalisti o comunque nato ion quell'ambiente. "Ho tagliato un ufficio stampa con 21 capiredattori, che penso qualche odio me l'abbiano provocato”. Insomma questo il principale sospetto di Crocetta, che con altro colpo di sicilianità per affermare negando, aggiunge: “Abbiamo denunciato la mafia che si è impossessata dell'Esa e la mafia del pascolo che mi ha minacciato. Abbiamo poi allineato le pensioni dei regionali a quelli dello Stato, abbiamo tagliato 3 miliardi di sprechi cercando di non attaccare lo Stato sociale, e il licenziamento di ex Pip con 416 bis appartenenti a tutte le cosche di Palermo, mentre abbiamo licenziato altri che non potevano lavorare con la pubblica amministrazione, e lo stesso abbiamo fatto al 118 e tra i Forestali”. “Abbiamo abbassato lo stipendio dei dirigenti regionali a 160 mila euro e ridotto del 20 per cento - ha aggiunto -, il salario accessorio, abbiamo bloccato gli appalti sospetti, come quelli del Consorzio autostrade siciliane, abbiamo scoperto gli evasori con Riscossione Sicilia e abbiamo tagliato le spese di rappresentanza, mentre non stiamo usando le somme riservate”. “Certamente ci siamo fatti qualche inimicizia". Insomma in intervento all'attacco quello di Rosario Crocetta, in aula all'Ars, mentre nubi sembrano addensarsi sulla sua testa, sembrava Napoleone prima di Waterloo. Ma tornando al tormentato rapporto fra Crocetta e la stampa, diciamo che qualche sospetto del governatore potrebbe avere qualche ragione d'essere in quanto uno dei due giornalisti autori dell'articolo de L'Espresso, sulla presunta intercettazione, è l'ex capoufficio stampa della Regione licenziato da Crocetta. “Sono felice che le Procure siciliane abbiano smentito le accuse ripristinando la verità", ha inoltre affermato Crocetta riferendosi alla vicenda della intercettazione fantasma. "Questa passerà alla storia come una storia infame, ha aggiunto. L'opportunismo mediatico sembra oggi valere rispetto alla verità. I falsi scoop non possono decidere le sorti del governo". Per questo, ha in sostanza detto il governatore, “non posso dimettermi. Non sono interessato né a poltrone né a carriere politiche. Anche se 2 anni e mezzo di attacchi sono sufficienti a togliermi la voglia, la vita di un uomo ha un senso se lo si lega all'onore e alla libertà. Alla libertà ci ho rinunciato da tempo. Da quando ero sindaco di Gela”. E quindi ha aggiunto "questo non è il momento di fuggire o di resistere. E' il momento della ribellione nei confronti di chi continua a coltivare un'idea terribile della Sicilia. Abbiamo tante cose da fare. Un uomo pubblico non fugge di fronte ai propri doveri. Abbiamo tutti delle responsabilità di fronte al popolo siciliano e italiano. E dobbiamo difenderci di fronte a chi pensa che siamo attaccati alla poltrona solo per una questione di indennità. Vi invito a condividere l'idea di condividere l'avvio della programmazione europea, di alcune riforme essenziali, e poi voi, solo voi, senza diktat romani o poteri paralleli, potrete decidere la fine di questa legislatura". Insomma Crocetta rilancia ma difficilmente il suo appello arriverà al cuore dei Consiglieri, o meglio dei parlamentari dell'Ars, perchè lo statuto della Regione Sicilia prevede che quelli che in altre regioni sono semplici consiglieri regionali, nella patria di Piarandello, Verga e Camilleri, siano Onorevoli. L'unica speranza di Crocetta non è che il Pd che lo ha già scaricato si “ravveda” ma che molti “onorevoli” di lasciare lo scranno, la paghetta ed i privilegi per andare ad elezioni anticipate proprio non vogliano farlo. Insomma Crocetta più che la cuore, forse ha parlato ai portafogli.