Profughi problema non solo italiano, noi arranchiamo, la Grecia è ormai al collasso, l’Europa fa spallucce

Il nostro Paese focalizza i problemi molto spesso con u disarmante provincialismo, un approccio “ombelicale” o tolemaico alle questioni che vede l'Italia al centro con una visione talmente localistica da fare perdere la natura stessa dei problemi. E' il caso dei flussi migratori visti con la miopia di chi non riesce andare oltre al proprio "villaggio". Ma non è solo la politica responsabilità, queste vi sono anche nella stampa che tratta le questioni  solo in maniera emergenziale quando vi sono i morti o le proteste. Non parliamo poi delle televisioni che per ragioni di odience evitano gli approfondimenti o quando li fanno finalizzano il tutto agli scontri di bassissimo livello  fra esponenti politici, perdendo di vista la realtà drammatica delle vicende o utilizzandola solo come scenografia.   Così anche la questione rifugiati, una dolorosa vicenda dalle dimensioni globali, è vista nel nostro paese come un randello elettorale da brandire per ottenere consenso, da altri come una mucca da mungere, da altri ancora con eccessivo buonismo. Un buonismo  provocato dalla mistura fra senso cristiano dell'accoglimento e laica volontà di difendere i diritti dell'uomo, tutti nobili intenti se non fosse che spesso si scambia la diversa natura dei flussi, unificando profughi dalle guerre e dalle carestie a migranti  che invece aspirano solo al miglioramento delle proprie condizioni di vita, ma che in realtà nei loro paesi di provenienza potrebbero avere una vita dignitosa. Innegabile che l'Italia stia affrontando con grande difficoltà la vicenda anche a causa del disinteresse, di fatto, del resto dell'Europa che promette in sede comunitaria e nega a livello dei sinfoli stati nazionali dimostrando che così com'è l'Europa non esiste. Un rischio in questi comportamenti  che fornisce polveri abbondanti agli euroscettici che trovano sempre maggiori consensi. Il problema migranti fra l'altro non investe solo la nostra penisola, ma per ovvie ragioni geografiche anche la Grecia. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati meglio noto come UNHCR sta infatti rafforzando la sua presenza sul campo nelle isole greche nell'Egeo orientale dove, nelle ultime settimane, una media di 600 persone al giorno, per lo più rifugiati, sta arrivando via mare dalla Turchia, portando allo stremo la limitata o inesistente capacità di accoglienza locale data anche dalla situazione economica greca sula quale non serve spendere molte parole.
Nei primi cinque mesi di quest'anno – riferisce l’Agenzia Onu – più di 42.000 persone, per lo più rifugiati, sono arrivati in modo irregolare via mare in Grecia. Questo numero è sei volte più alto rispetto agli arrivi registrati nello stesso periodo dello scorso anno (6.500) e quasi uguale al numero totale di arrivi per tutto il 2014 (43.500).
Oltre il 90 per cento delle persone arrivate proviene da paesi di origine di rifugiati come la Siria (oltre il 60 per cento degli arrivi di quest'anno), l'Afghanistan, l'Iraq, la Somalia e l'Eritrea, tutti ptofghi da guerre quindi ai quali non potrà essere negata l'accoglienza. I rifugiati attraversano il Mar Egeo orientale dalla Turchia con gommoni ed altre imbarcazioni piccole ed insicure, e sbarcano in ben 15 diverse isole greche. I principali punti di arrivo sono le isole di Lesbo, Chios e Samos e le isole del Dodecaneso, in particolare Kos e Leros. Un numero minore di rifugiati ha anche attraversato irregolarmente la frontiera terrestre tra Grecia e Turchia sul fiume Evros.
Il grande numero di rifugiati che arrivano nelle isole greche ha creato un collo di bottiglia, in quanto le autorità competenti (principalmente di polizia locale) fanno fatica a identificare, registrare e prendere le impronte digitali, mentre le tre strutture di accoglienza già esistenti a Lesvos, Chios e Samos sono in condizioni di grave sovraffollamento. I rifugiati in attesa di essere registrati, tra i quali famiglie con bambini, sono costretti a dormire all'aperto. Inoltre, molti rifugiati arrivati su spiagge più remote di alcune isole, tra cui anziani e bambini piccoli, hanno dovuto camminare per chilometri, portandosi dietro i loro pochi averi, a causa della mancanza di trasporti.
Cibo e acqua potabile non vengono forniti su base regolare ai rifugiati, a meno che questi non si trovino nelle strutture predisposte per la registrazione. In alcune isole i volontari locali si sono organizzati spontaneamente rivolgendosi a ristoranti e panetterie locali affinché donassero cibo che è stato poi distribuito ai rifugiati accampati all’aperto e in palazzi poco abbandonati.
Sull'isola di Kos, dove da inizio anno sono arrivati circa 7000 rifugiati, non esistono strutture ufficiali di accoglienza per coloro che sono in attesa di registrazione e le condizioni sono particolarmente pesanti. Non avendo alcuna alternativa, i rifugiati hanno dovuto trasferirsi in un hotel abbandonato, senza elettricità o acqua corrente. Centinaia di uomini, donne e bambini dormono in spazi angusti e malsani.
Con l’accumularsi delle operazioni di registrazione presso la polizia e il deterioramento della situazione umanitaria, le autorità di Kos e Lesbo, in accordo con il governo, hanno deciso nella giornata di ieri (4 giugno) di permettere ai siriani con documenti regolari di imbarcarsi sui traghetti per passeggeri diretti ad Atene e di registrarsi direttamente nella capitale. Circa 300 siriani si sono imbarcati durante la notte a Kos e 350 a Lesbo.
Per far fronte alla situazione critica nelle isole greche, l'Agenzia sta aumentando il suo personale presente a Lesbo, Chios, Samos, Kos, Rodi, Leros e Evros. È previsto inoltre un ulteriore dispiegamento di personale. L'Agenzia sta già aiutando le autorità locali a migliorare le condizioni di accoglienza, a individuare alloggi per i rifugiati, a fornire informazioni legali e di supporto psicologico ai nuovi arrivati e a distribuire sacchi a pelo e materassini, sapone, assorbenti igienici e altri generi di soccorso ai più bisognosi.
L'UNHCR chiede alle istituzioni e agenzie dell'Unione europea, tra cui EASO e Frontex, di “migliorare ulteriormente il sostegno fornito alla Grecia, e di supportare le organizzazioni non governative consentendo loro di sostenere con urgenza le comunità nelle isole greche e nel sud Italia che stanno cercando di affrontare le sfide poste dall'afflusso di rifugiati e migranti che arrivano irregolarmente via mare”.
L'Agenzia Onu stima che a fine maggio siano quasi 90.000 i rifugiati e migranti ad aver attraversato il Mediterraneo dall’inizio del 2015. Tra questi circa 46.500 sono sbarcati in Italia e 42.000 in Grecia. Un numero inferiore di arrivi è stato registrato in Spagna (920) e a Malta (91). Allo stesso tempo 1.850 rifugiati o migranti sono morti o dispersi in mare. Durante lo stesso periodo dello scorso anno, le persone che avevano attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Europa meridionale erano state 49.000.