La letteratura da’ i numeri da sempre

Hans Magnus Enzensberger

Hans Magnus Enzensberger

Recentemente abbiamo letto alcuni scritti di Hans Magnus Enzensberger, oggi ultra ottuagenario, e ci siamo interrogati sullo stretto rapporto che c’è tra la matematica e la letteratura.
Magnus, ad esempio, da filosofo che si rispetti, ha una particolare passione-visione per la matematica, tanto che la maggior parte delle sue opere letterarie ruotano attorno ai numeri. Come dimenticare, infatti, il romanzo per ragazzi, “Il mago dei numeri”? Scritto, tra l’altro, con un piglio polemico nei confronti di una paludata pedagogia scolastica diventò, dopo la sua uscita, un successo editoriale anche per gli adulti.
Matematici, filosofi e scrittori. Che differenza c’è in fondo? Entrambi hanno l’animo romantico e aristocratico degli esploratori.
“Mi occupo di scienza ormai da 40 anni – disse qualche anno fa lo scrittore – da dilettante, naturalmente, perché non ho mai fatto studi approfonditi. Ma visto che fa parte della mia cultura, la seguo per dovere civico, piacere, fascino e attrazione. E spesso ho l’impressione che i migliori cervelli stiano non tanto tra i miei colleghi scrittori, ma fra gli scienziati. Io penso che il cervello umano, organo sensazionale, abbia dei limiti che non possono essere superati. A parte il Papa, che crede di essere infallibile, il resto dell’umanità sa di non esserlo. Ed è meraviglioso che i matematici, che per molto tempo hanno avuto la presunzione di costruire un sistema perfetto e senza limiti, siano riusciti soltanto a dimostrare, proprio con la matematica, dunque con il massimo rigore di cui l’uomo è capace, che la cosa è impossibile. E che non esistono “soluzioni finali”, alla faccia di Hitler e Stalin. Ma mi piacciono anche i poeti più bravi di me – ha concluso Magnus – perché scatta la sfida: uno si crede un maestro, e poi scopre di essere un idiota”.
A proposito di poesie, infatti, quelle del filosofo tedesco sono sarcastiche, come “Classe media Blues”, composta appositamente con una sfilza di luoghi comuni. Molte altre, invece, frutto di una lunga esperienza vissuta nella Cuba di Fidel, affrontano in modo più serio ma pur sempre polemico, tematiche sociali ed economiche. Poesie di impegno civile, insomma. E molto probabilmente sono quelle che ispirarono Nanni Moretti nel film “Caro diario”, quando scelse Enzensberger come idolo dell’intellettuale che non ha mai acceso la televisione, ma che alla fine si converte restando catturato da una telenovela. Ma dopo questa breve parentesi sui testi di Magnus, torniamo ai numeri.
Il legame tra matematica e letteratura è molto stretto fin dai tempi più antichi e lo testimonia il detto del sofista Protagora: "L'uomo è misura [in gr. métron, nell'accezione matematica] di tutte le cose", ma anche la parola latina numerus, che significa il verso della metrica.
Insomma, dagli antichi greci e latini fino al Rinascimento, è inequivocabile che la matematica ha influenzato, anzi, plasmato, tutta la letteratura. E per questo sodalizio, o vera e propria dipendenza, in parte ne è responsabile la Bibbia: cfr. Sapienza, 11, 21: "ma Tu hai disposto ogni cosa in (...) numero".
Verbo e Numero, ecco il legame fondamentale, là dove la matematica è intesa davvero come la lingua di Dio. E il numero rappresentare per l’anima poetica un tramite verso l’Altezza: di esempi ce ne sono a bizzeffe e ce li suggerisce Flavio Santi in un articolo dal titolo: “Matematica e letteratura, così vicini, così lontani”: i 12 libri dell’Eneide, che sono la metà dei 24 omerici che a loro volta sono la metà dei 48 delle “Dionisiache” di Nonno. Ne “Le nozze di Mercurio e Filologia” di Marziano Capella con la struttura allegorica delle sette arti liberali, il libro VII è dedicato alla matematica, alla base del sistema artistico medievale del trivio e del quadrivio; e poi Dante con le 100 cantiche della Divina Commedia, i 35 anni, i numeri 3, 5 e 7; Petrarca, le 366 poesie del Canzoniere; Boccaccio con il 10 che informa il Decameron, 10 novelle per 10 giorni, raccontate da 10 narratori.
L’uso della matematica nella letteratura contemporanea, invece, va via via scomparendo, anche se la sua logica mantiene ancora un posto molto importante nella giallistica. Ricordiamo, al proposito, il maestro del ragionamento logico-deduttivo, Sherlock Holmes (Conan Doyle), padre e maestro di altri grandi investigatori quali l'Hercule Poirot di Agatha Christie, Nero Wolfe di Rex Stout ed Ellery Queen di Dannay-Lee. Ma ad onor del vero, se c’è un maestro nello sposare creatività e analisi, è il grande Edgar Allan Poe, al punto che i “delitti della Rue Morgue” il cui protagonista è il detective Auguste Dupin, ispirarono particolarmente Conan Doyle. Dupin "è poeta e matematico. E come poeta e matematico, ha dovuto ragionare a dovere". E non dimentichiamo che ne “Lo Scarabeo d'oro”, sempre di Poe, compare per la prima volta la crittografia, il metodo per secretare messaggi che passò alla storia.
Ma nella letteratura, la matematica riesce ad acquistare anche un carattere ludico, fiabesco, surreale, onirico e ironico. Tra gli italiani, il più interessato a “dare i numeri” fu Italo Calvino e, al proposito, portiamo ad esempio la sua raccolta “Cosmicomiche e Ti con zero”. Carlo Emilio Gadda, invece, declinò la matematica dal punto di vista filosofico, attingendo, come ci spiega Santi, da Leibniz concetti quali "rete di connessione", mondo come "sistema di sistemi".
Ma gli esempi più esilaranti di comunione tra logica matematica e visione poetica li troviamo nel francese Paul Valéry, che teorizza l'unione di matematica e arte nei saggi “Introduzione al metodo di Leonardo e Eupalinos” e nell’inglese Lewis Carroll, matematico di professione che scrivendo “Alice nel paese delle meraviglie”, tentò di sovvertire ogni logica e regola.
Oggi uno degli scrittori di maggior successo che usa formule matematiche, fisiche e scientifiche per esprimere le proprie visioni, è Thomas Pynchon. Tra i suoi romanzi: “L'incanto del lotto 49, o L'arcobaleno della gravità, Entropia e Contro il giorno”.
A dirla tutta, però, la matematica è presente in ogni cosa, nella natura, nella musica, nella pittura. Poiché le proporzioni armoniche sono la condizione necessaria per la bellezza e l’equilibrio. In una nostra intervista Margherita Hack ci disse che la matematica è la sola cosa in grado di far dialogare un essere umano con un extraterrestre, facendoci sospettare, lei notoriamente atea, che la logica dei numeri potrebbe davvero essere il linguaggio divino, dunque universale.