Pirelli con gli occhi… a mandorla

Il dato è tratto: la Cina ha messo un "pesante" piede all'interno della Pirelli, un'altro colosso industriale tricolore si appresta a cambiare (almeno parzialmente bandiera).

L'operazione, dal punto di vista societario è piuttosto complessa, in sintesi: il Cda di Camfin si è riunito in serata per il via libera definitivo all'accordo con cui trasferirà il 26,2% di Pirelli alla newco in cui il gruppo di Haidian avrà il 65% e il 35% sarà di Nefgarant (Rosneft) e Coinv (Tronchetti Provera e storici alleati, Unicredit e Intesa Sanpaolo). A rassenerare gli animi di tutti, un comunicato ufficiale che precisa che, in base ad un preciso accordo modificabile solo dal 90% dei voti in assemblea, sede e centro di ricerca rimarranno in Italia.
In termini sostanziali Pirelli si sdoppierà , separando la produzione di pneumatici per auto e moto (Tyre) da quella per i veicoli pesanti (Truck), destinata a sua volta a combinarsi con Aeolus Tyre (ChemChina), per diventare il quarto produttore mondiale di gomme per camion. Pirelli Tyre, invece, potrebbe tornare in Borsa entro quattro anni più snella di prima. Il meccanismo complicato messo a punto nelle ultime 24 ore da una squadra di consulenti finanziari e legali, affiancati da traduttori in russo e cinese, prevede il ritiro dalla Borsa proprio per velocizzare i tempi del riassetto industriale, che caratterizzava la strategia di Tronchetti Provera già prima dell'operazione. All'appello manca infatti il parere dei titolari del 22,59% di Pirelli,  si tratta dei fondi Fil Limited ed Harbor International, rispettivamente con il 2 ed il 5,06%, di Edizione (famiglia Benetton) con il 4,6%, dei Malacalza (6,98%) e di Mediobanca (3,95%). Finora solo la famiglia Malacalza ha dato un primo segnale manifestando l'intenzione di non aderire subito all'offerta. Il gruppo ligure infatti potrebbe fare perno anche su un potenziale potere di veto sul ritiro dalla Borsa, dato dal 6,98% in suo possesso, mentre i Benetton stanno a guardare. Sulla carta i 15 euro dell'Opa sono un prezzo conveniente, ma il mercato ha già fatto capire di aspettarsi qualcosa in più, come indica la chiusura a 15,23 euro di venerdì scorso.