Nel paese più povero del mondo solo la pioggia ferma la guerra

Il Sud Sudan, nato nel 2011 separandosi dal regìme di Khartoum dopo una guerra ventennale, è il Paese più povero e analfabeta del mondo, ma anche il più giovane e fragile in quanto, dilaniato dal dicembre 2013 da un nuovo conflitto interno, è sull’orlo della bancarotta e della fame.
Due dei 12 milioni di abitanti sono fuggiti all’estero e ingrossano l’esercito dei profughi che, un giorno, sognano di arrivare in Europa. Qui soltanto le due stagioni all’anno di grandi piogge riescono a fermare i combattimenti, Due generazioni (padri e figli) sono costretti a convivere con le guerre in questo Paese governato dagli acquazzoni e dalle mucche.
Quella attuale, fuori dai radar internazionali e quindi dimenticata, si combatte tra le milizie di due tribù, i Nuer e i Dinka, la più numerosa. A infiammare lo scontro etnico è la lotta tra il Presidente dinka e il suo vice nuer, ma soprattutto l’incapacità di condividere il potere in un Paese dove nell’ultimo trentennio non si è fatto altro che combattere.
Le donne sono tuttofare: il marito o è al fronte o è morto in guerra. Devono prima di tutto accudire ai figli, sempre tanti, ma si sobbarcano ogni incombenza. Scavano enormi buche da usare come latrine, preparano canali di scorrimento per quando le copiose piogge renderanno tutto inagibile.
Una vita durissima. Il volto segnato dalla stanchezza. Con in braccio l’ultimo nato, devono percorrere chilometri tra i rovi della savana per cercar legna per cucinare (a rischio di aggressioni e di molestie sessuali), procacciarsi il cibo, coltivare i campi, caricarsi sulla testa 50 chili di cereali quando c’è la distribuzione dei viveri. Devono poi procurarsi l’acqua (è quella, filtrata, del Nilo): una razione giornaliera di 15 litri per famiglia.
Le mucche sono usate come moneta e infatti, per non perderle nella stagione delle piogge, sono spostate nei campi profughi dove convivono con i bambini che lì vanno a scuola, sotto tende bucate e frustate dal vento. Si sentono comunque privilegiati in quanto molti loro coetanei, non ammessi nei campi, devono percorrere alcuni chilometri per raggiungere la scuola più vicina.
I bovini sono l’unica, vera ricchezza degli allevatori, la loro risorsa anti-crisi e il loro ‘status symbol’, il mezzo per comprarsi una o più mogli. Ne occorrono da 30 a 350 a seconda del rango e della capacità di lavoro della donna.
Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it