Mercato del lavoro: per l’Ocse siamo ancora in fondo alla classifica

L'ultimo rapporto dell'Ocse sul mercato del lavoro (Employment outlook 2015) non fornisce molti spunti ottimistici per l'Italia. Tutti i settori presi in considerazione dal rapporti (tasso di occupazione e disoccupazione, livello di reddito, ecc.) ci vedono nella parte bassa della classifica, a volte quasi in fondo. Ma qualcosa sta lentamente cambiando rispetto anche a pochi mesi fa. Solo molto lentamente, più che altrove.

Sul fronte della disoccupazione giovanile, per esempio, in Italia nel 2014 è aumentata di 2,7 punti rispetto al 2013, arrivando a quota 42,7%. Lo riferisce l'Ocse. La percentuale è più che raddoppiata dal 2007, quando si fermava al 20,4%. “Più di una persona su 4 di età uguale o inferiore ai 29 anni in Italia non è né occupata né in educazione (Neet)”, percentuale che “si è impennata del 40% dall'inizio della crisi, aprendo un ampio divario con la media Ocse”. Brutte notizie anche da un altro fronte, quello della precarietà del lavoro: in Italia la percentuale di lavoratori under 25 con contratti precari, passata dal 52,7% del 2013 al 56% nel 2014. La percentuale è aumentata del 14% rispetto al 2007 (42,2%) e quasi 30% dal 2000 (26,6%). "Molto spesso - rileva l'Ocse -, questa condizione di precariato è tutt'altro che passeggera: solo il 55% delle persone che entrano nel mercato del lavoro cominciando con un lavoro temporaneo - rileva l'organizzazione - hanno un contratto permanente dieci anni dopo in Italia, uno dei dati più bassi nell'Ocse”.

Altra nota particolarmente dolente del rapporto riguarda i livelli di retribuzione, qui l'Italia scivola in fondo alla graduatoria. Secondo l'organizzazione parigina, i salari medi reali annui nel 2014 sono stati (al netto dell'inflazione, ndr) pari a 35.442 dollari, in lieve aumento rispetto al 2013 (34.561 dollari). Tale cifra va confrontata con quella della media Ocse (46.533 dollari), lontanissima dagli oltre 60 mila dollari annui degli Stati Uniti e del Lussemburgo, ma nettamente inferiori anche ai 44 mila della Germania e ai 41 mila della Francia. Salari superiori ai nostri persino in Spagna, dove la crisi non ha risparmiato nessuno, con oltre 38 mila dollari l'anno.

Il rapporto dell'associazione conferma che il mercato del lavoro sta migliorando, ma lentamente; per questo motivo la disoccupazione resterà elevata fino a tutto il 2016: "la disoccupazione di lungo termine rimane inaccettabilmente alta, è importante che il "Jobs Act" sia approvato e reso operativo rapidamente, in modo da ridurre i costi di licenziamento e, in particolare, ridurre l'incertezza sull'esito dei licenziamenti economici - conclude l'Ocse nel profilo dell'Italia dell'Employment Outlook.