Marikana : l’uomo dalla coperta verde.

La polizia sudafricana il 16 agosto 2012 ha aperto il fuoco su una folla di uomini in sciopero nella miniera di platino a Marikana nel Sudafrica nord occidentale. 112 le persone abbattute mentre 34 di loro sono state uccise. Probabilmente in altri paesi questo episodio sarebbe stato traumatico. Per il Sud Africa invece è stato un incubo, perché era come rivivere le immagini dei massacri da parte dello Stato nel vecchio periodo dell’apartheid, con una differenza brutale – questa volta i poliziotti erano in prevalenza neri, come neri alti ufficiali che lavorano per i politici neri, che tutelavano interessi della leadership nera.
Sono trascorsi tre anni da quella data e i risultati della Commissione Farland sono stati consegnati al Presidente sudafricano Zuma che, fino ad oggi, non è riuscito ancora a renderli pubblici. Il problema deriva dal fatto che possono essere accusati di collusione, nell’azione della polizia, la Lonmin, proprietaria della miniera e figure di alto livello del ANC (African National Congress), tra cui l’attuale vice presidente Cyril Ramaphosa.

Durante le giornate che precedettero l’azione violenta della polizia, è emersa la figura di un minatore sempre presente nelle assemblee , agli incontri, con discorsi appassionati attraverso il megafono. Mediatore con la polizia, sempre in piedi nella prima linea durante lo scoppio della sparatoria. Si chiamava Mgcineni Noki, 30 anni conosciuto dalla sua famiglia a dagli amici come Mambush. L’uomo con la coperta verde che appariva in tutti i vido che riprendevano le marce e le proteste. Mambush, che in minera era un trivellatore cioè quello che con il martello pneumatico staccava la roccia, è diventato il simbolo di questa epocale lotta dei minatori conclusa in modo tragico, e la sua storia è la storia di quanto è successo nel Sudafrica dell’apartheid 21 anni fa. E’ una storia sul potere che cambia le mani, cambia il colore ma che non cambia la vita di coloro che sono detenuti in nome del potere. Quando Nelson Mandela ha preso il potere nel 1994, è stato sostenuto dall’alleanza tra ANC, la federazione sindacale Cosatu guidata all’epoca dall’attuale vicepresidente, e dal partito comunista sudafricano. Quello che Mambush non sapeva era che il suo atto di ribellione è stato uno sputo in faccia a quell’alleanza, i cui membri erano in contatto con i capi della polizia esercitando in questo modo non solo il potere politico, ma il potere di vita e di morte. Mambusch con la sua coperta verde, con il suo stare in prima linea, con la sua voglia di giustizia rappresenta oggi il simbolo del Sudafrica che sta perdendo le tinte arcobaleno sbiadite da una classe politica incapace di portare avanti il sogno di Mandela.

Ho voluto ricordare questa vicenda perché anche Mambush era un “emigrante” che dal sud del Sudafrica è andato al nord per lavorare sotto terra e mandare abbastanza denaro alla sua famiglia per tenerla in vita.

Umberto Marin

Per saperne di più:
Marikana: il Sudafrica e la fine del sogno arcobaleno. Di Raphael D’Abdon, Aviani & Aviani editori. 148 pag. € 15,00. Puoi richiederlo a info@timeforafrica.it