Lutto nazionale per Berlusconi è eccezione divisiva. Prova di forza della destra, ma nasconde insicurezza

Mentre esiste una legge che stabilisce chi può accedere o no ai funerali di Stato e quindi per Berlusconi erano “automatiche”, la dichiarazione del lutto nazionale spetta alla Presidenza del Consiglio dei ministri. E il lutto nazionale per i funerali di Berlusconi è un’eccezione se si considerano gli ex presidenti del Consiglio morti negli ultimi 30 anni. L’unica considerazione che si può fare è che il governo Meloni non perde occasione per mostrare i muscoli e ribadire il concetto: “abbiamo vinto le elezioni e quindi facciamo quello che ci pare”. Per parafrasare il Marchese del Grillo “io sò io e voi non siete un ca…” Ovviamente più che una prova di forza è una dimostrazione di insicurezza tipica di chi sa benissimo che in realtà la “maggioranza” ottenuta non solo rappresenta comunque una minoranza degli italiani, ma soprattutto potrebbe evaporare in ogni momento perché basata su promesse elettorali irrealizzabili. In sostanza basterà attendere che gli italiani che li hanno votati si rendano conto di essere turlupinati. Peccato che questo provoca danni probabilmente enormi al Paese e soprattutto alle classi meno abbienti. Del resto proprio queste esequie e il bombardamento mediatico teso a santificare chi santo non era, alla fine nuoce alla credibilità anche del centrodestra. Detto questo, andiamo al casus belli: Che cosa dice la legge che regola i funerali di Stato? In base alla legge n. 36 del 7 febbraio 1987 (art. 1) «sono a carico dello Stato le spese per i funerali» del presidente della Repubblica, del presidente del Senato, del presidente della Camera, del presidente del Consiglio e del presidente della Corte costituzionale, sia che la loro morte avvenga mentre sono in carica sia una volta cessata la carica. L’erogazione della spesa per i funerali avviene con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Dunque Berlusconi rientra in questa casistica, dal momento che è stato presidente del Consiglio per 3.339 giorni, un record per la storia repubblicana. I funerali di Stato possono essere concessi (art. 2), tra gli altri, anche a «personalità che abbiano reso particolari servizi alla Patria». Per esempio, restando tra le figure politiche, a novembre 2022 il governo Meloni ha disposto i funerali di Stato per l’ex ministro Roberto Maroni, morto lo scorso 22 novembre. In quel caso un comunicato stampa di Palazzo Chigi aveva specificato però che era «fermo intendimento della famiglia dello scomparso sostenere essa stessa i relativi oneri». Diverso è il caso del “lutto nazionale” che è il vero elemento divisivo in questa triste vicenda (da qualsiasi lato la si veda e tratti). Infatti una circolare del 2002 della Presidenza del Consiglio dei ministri chiarisce che il lutto nazionale viene dichiarato su iniziativa del Consiglio dei ministri, per esempio in caso di eventi di particolare importanza, come la morte appunto di una personalità di rilievo o una catastrofe naturale. Di recente, per esempio, il lutto nazionale è stato disposto per i morti delle alluvioni in Emilia-Romagna, senza i funerali di Stato. Ad agosto 2018, per il crollo del Ponte Morandi a Genova, erano stati stabiliti sia il lutto nazionale sia i funerali di Stato per le vittime. In passato stridono episodi, come l’attentato di Capaci e la morte del giudice Falcone, della moglie e della sua scorta, dove il lutto nazionale non venne disposto. In sostanza le esequie di Stato e lutto nazionale sono due cose distinte tanto che, fatta eccezione per gli ex presidenti della Repubblica Leone e Ciampi, in nessun altro caso per un ex presidente del Consiglio morto sono stati dichiarati uno o più giorni di lutto nazionale. Eppure non è che occasioni non ve ne fossero state, negli ultimi 30 anni le esequie di Stato sono infatti state celebrate per tre ex presidenti del Consiglio: nel 1994 per Giovanni Spadolini, nel 1999 per Amintore Fanfani e nel 2001 Giovanni Leone, che è stato anche presidente della Repubblica. I funerali si sono invece tenuti senza le esequie di Stato per Giovanni Goria (morto nel 1994), Bettino Craxi (2000), Giulio Andreotti (2013), Emilio Colombo (2013), Ciriaco De Mita (2022), Francesco Cossiga (2010) e Carlo Azeglio Ciampi (2016), in alcuni casi in forma privata su richiesta dei parenti. Ricordiamo che Cossiga e Ciampi sono stati pure presidenti della Repubblica.