Le norme anti-corruzione sono legge. Fra luci e ombre è fatto positivo, ma i trionfalismi sono fuori luogo

L'aula della Camera ha approvato il ddl anticorruzione con 280 si', 53 no e 11 astenuti. Il ddl, approvato in via definitiva e senza modifiche rispetto al testo del Senato, diventa cosi' legge. Al di là delle trionfalistiche esternazioni del premier Matteo Renzi: "Soltanto pochi mesi fa sarebbe stato impensabile il risultato raggiunto oggi dal Parlamento sulla lotta alla corruzione" per creare "strumenti più stringenti contro il crimine. E' una pagina importante che riavvicina la politica, quando decide, alle aspettative degli italiani" bisogna dire che è comunque un passo avanti. Certo rivendicare in maniera abbastanza strumentale ed infantile che ogni problema sarà risolto da questa legge, oltre che non essere fatto veritiero è molto avventuroso perchè siamo certi che nei prossimi mesi il sistema corruttivo troverà delle pieghe nei varchi lasciati dalle norme e continuerà ad operare. Ma si sa la prudenza mediatica non è il forte di Matteo Renzi, comunque come accennato la norma contiene elementi positivi. Hanno votato a favore Pd, Sel, Scelta Civica, Per l'Italia, Area Popolare, gli ex 5 stelle di Alternativa Libera. Hanno votato contro Forza Italia e M5S, questi ultime secondo il principio del “tutto e subito”. La Lega si è astenuta. In sostanza le norme si potrebbero sinterizzare in “più carcere per i principali reati contro la Pubblica Amministrazione ma anche sconti di pena per pentiti e collaboratori”. Funzionerà? Difficile dirlo preventivamente. Altro punto qualificante della nuova norma è la reintroduzione del delitto di falso in bilancio che obbliga i condannati a restituire il maltolto. Questi i punti-chiave della legge:
Viene punita con una pena da sei a dieci anni di reclusione la corruzione propria, commessa da pubblici ufficiali, mentre va da 6 anni nel minimo e a 10 anni e 6 mesi nel massimo quella per induzione. Per la corruzione in atti giudiziari si 'rischia' da 6 a 12 anni.
Sale a 5 anni il divieto di contrarre contratti con la pubblica amministrazione per chi è condannato per un reato di corruzione.
Chi fa parte di un'associazione di stampo mafioso è punito con la reclusione da 10 a 15 anni (ora la pena andava dai 7 ai 12 anni). Pene più severe per i boss alla guida del sodalizio mafioso: la pena va da 12 a 18 anni ( e non da 9 e 14). Se l'associazione è armata la pena della reclusione è aggravata: va da 12 a 20 anni , mentre per i 'capi' in questi casi la pena va da 15 a 26 anni
In caso di corruzione per l'esercizio della funzione, in atti giudiziari, induzione indebita concussione e peculato il patteggiamento sarà condizionato alla restituzione del prezzo o del profitto del reato.
Il pubblico ministero che procede per corruzione, concussione, ma anche turbata libertà dell'asta pubblica e traffico di influenze dovrà tenere informato delle indagini il presidente dell'Autorità nazionale Anticorruzione.
L'articolo 2621 dei codice civile viene riformato, si legge:”gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, al fine di conseguire per sè o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico, previste dalla legge, consapevolmente espongono fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero ovvero omettono fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale la stessa appartiene, in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore, sono puniti con la pena della reclusione da uno a cinque anni. La stessa pena si applica anche se le falsità o le omissioni riguardano beni posseduti o amministrati dalla società per conto di terzi" L'articolo 2622 del codice civile che riguarda le società quotate in Borsa è invece così riformato: “gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori di società emittenti strumenti finanziari ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato italiano o di altro Paese dell'Unione europea, i quali, al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico consapevolmente espongono fatti materiali non rispondenti al vero ovvero omettono fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale la stessa appartiene, in modo concreta-mente idoneo ad indurre altri in errore, sono puniti con la pena della reclusione da tre a otto anni”. "Alle società indicate nel comma precedente sono equiparate: 1) le società emittenti strumenti finanziari per i quali è stata presentata una richiesta di ammissione alla negoziazione in un mercato regolamentato italiano o di altro Paese dell'Unione europea; 2) le società emittenti strumenti finanziari ammessi alla negoziazione in un sistema multilaterale di negoziazione italiano; 3) le societò che controllano società emittenti strumenti finanziari ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato italiano o di altro Paese dell'Unione europea; 4) le società che fanno appello al pubblico risparmio o che comunque lo gestiscono. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano anche se le falsità o le omissioni riguardano beni posseduti o amministrati dalla società per conto di terzi”. Insomma ci sarà da lavorare per commercialisti e avvocati.
Il testo infine prevede multe più salate per le società quotate: va da 400 a 600 quote. Per le non quotate la multa è minimo di 200 e massimo di 400 quote azionarie. La sanzione va da 100 a 200 quote anche per le società non quotate in caso di lieve entità del fatto.
Si poteva fare di più? Probabilmente si, ma bisogna considerare la composizione di questa maggioranza anomala. Il futuro dirà se le norme saranno utili e sufficienti, l'errore politico è però quello di gridare vittoria contro la corruzione, abbassare la guardia come si rischia di fare potrebbe avere conseguenze pesantissime.