Intercettazioni e la loro pubblicazione, è meglio che i cittadini non sappiano

Le intercettazioni pubblicate sui giornali avranno in futuro una regolamentazione: un'apposita legge delega del governo lo stabilirà. "Nessun bavaglio all’informazione né tanto meno ostacoli alle indagini. Chi si ostina a sostenere il contrario dice falsità", queste le parole di Donatella Ferranti, deputata del Partito Democratico. Con 314 sì e 129 no (51 gli astenuti) oggi la Camera dei Deputati ha approvato il ddl sulla riforma del processo penale, in attesa del successivo passaggio al Senato. Forza Italia si è astenuta mentre Pd, Scelta civica, Area popolare, Psi, Pi-Cd e Ap si sono dimostrati favorevoli, con Fdi, M5s, Lega nord, Sel e Alternativa Libera contro.

La votazione dell'aula ha sì portato all'innalzamento di alcune pene, relative ad esempio a rapine e furti, ma ha reso scontenti sia i magistrati («è molto deludente», ha detto Rodolfo Sabelli il presidente dell’Anm), che i giornalisti. Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, è molto critico: "La condivisibile esigenza di tutelare la riservatezza delle persone - ha affermato - non può giustificare alcuna forma di bavaglio, ma deve tenere conto del fatto che chi riveste una carica pubblica deve accettarne onori e oneri, a cominciare da una privacy attenuata rispetto a quella dei cittadini comuni". "E' auspicabile - ha aggiunto - che il confronto sia ampio e che venga abbandonata la scorciatoia della legge delega".

"Non si tratta di invocare l’impunità - continua Lorusso - e neanche di giustificare eventuali abusi, ma di prendere atto che la rilevanza pubblica di una notizia prescinde dalla rilevanza penale della stessa. Il dibattito in corso fra le forze politiche conferma che i tentativi di limitare il diritto di cronaca non hanno niente a che vedere con la tutela della riservatezza dei cittadini estranei ai procedimenti penali". Le intercettazioni che finiscono sulle pagine dei giornali spesso rendono evidenti abitudini o atteggiamenti non sospettabili della classe dirigente, sui quali i lettori possono formare la propria legittima opinione personale. La loro pubblicazione è importante ed indicativa forse ancora più di tante comparsate televisive e delle interviste fatte un pò 'in ginocchio'. Le minacce invece al diritto di cronaca "puntano unicamente a evitare - conclude Lorusso - che vengano resi pubblici comportamenti di esponenti della classe politica che, per quanto non penalmente rilevanti, meriterebbero comunque di essere portati all’attenzione dell’opinione pubblica".