Papa Francesco riscopre le Americhe con spirito latino americano

Difficile dire quali e quanti effetti potrà avere la visita del Papa negli Usa, di certo Francesco non è tipo da mediazioni e non sempre la cautela è parte del suo esser diplomatico. Del resto è per questo che è amato, rispettato e probabilmente temuto. Perchè dietro la sua parvenza bonaria in realtà c'è grande determinazione nel seguire il suo personale modo di intendere la chiesa e la stessa dottrina della fede. Un modo che nasce dal suo essere stato vicino agli ultimi della terra nelle periferie e nei paesi della sua Argentina. Un Papa americano, anzi latino americano. Così Papa Bergoglio pare stia ammaliando gli Usa così come è riuscito ad ammaliare i Cubani con la sua semplicità ed il suo essere diretto, talvolta apparentemente ingenuo tanto da spiazzare gli interlocutori. Ieri, dopo il suo arrivo e le ufficialità di rito, l'atteso incontro con Obama alla Casa Bianca: “Il cambiamento climatico è un problema che non può più essere lasciato ad una generazione futura” ha detto subito Francesco per poi parlare della protezione dei “più deboli nel nostro mondo” e di promozione di “modelli integrali ed inclusivi di sviluppo”. La “cura consapevole e responsabile della nostra casa comune”, la normalizzazione dei rapporti con Cuba e anche le attese dei cattolici americani “per costruire una società giusta e sapientemente ordinata rispettino le loro preoccupazioni più profonde e i loro diritti inerenti alla libertà religiosa” sono stati altri argomenti affrontati dal Papa nelle parole rivolte al presidente Barack Obama.  Francesco al suo arrivo era stato accolto dal presidente e dalla moglie Michelle, in abito nero, che lo hanno accompagnato sul podio allestito nel parco antistante (South Lawn), dove c’erano anche circa 20mila persone. Onori militari e inni hanno preceduto i discorsi, ai quali è seguito un colloquio privato, durato una ventina di minuti. Obama ha accolto il Papa con un significativo “Buon giorno. Che bella giornata ci ha donato il signore" , parole pronunciate aprendo il suo discorso di benvenuto a Bergoglio. A lui, ha detto il presidente, va il "calore" di 70 milioni di cattolici americani. Il papa argentino, ricordando le sue origini, si è detto felice di visitare il paese nella cui storia tanta parte è stata svolta dagli emigranti. Obama ha anche espresso gratitudine al papa argentino "per l'incalcolabile appoggio dato al nuovo inizio con il popolo cubano". Il nuovo inizio nelle relazioni cubano-statunitensi, ha proseguito il capo di Stato, aumenterà la cooperazione nel continente e potrebbe migliorare la vita dei cubani stessi. Obama insomma non si è limitato negli elogi salutando il “primo Papa delle Americhe”, ne ha lodato il “messaggio di amore e speranza che fa sperare tante persone negli Stati Uniti e nel mondo”, affermando che “tante persone anche non cattoliche hanno fiducia in lei”. “Lei – ha aggiunto - chiama i cattolici  a mettere i poveri al centro del nostro impegno e ricorda che la misura della società non è la ricchezza, ma come aiutiamo i poveri” e per assicurare che ogni persona umana vada rispettata perché siamo tutti a immagine e somiglianza di Dio. Dopo aver ringraziato “per l’aiuto nei nostri rapporti con Cuba”, il presidente ha poi dichiarato di voler appoggiare i messaggio del Papa per la fine delle guerre e per la libertà religiosa, rispettata negli Stati Uniti, mentre “in altre parti del mondo i cristiani sono uccisi e le chiese distrutte”. “Siamo con voi nella difesa della libertà religiosa”, “ognuno deve avere la possibilità di vivere la propria fede senza timore”. Obama, infine, ha detto di condividere la chiamata di Francesco ai leader della comunità internazionale mondo a conservare il nostro mondo per il futuro. Bergoglio ha replicato parlando in inglese  spiegando che “quale figlio di una famiglia di emigranti  sono lieto di essere ospite in questa Nazione, che in gran parte fu edificata da famiglie simili. Mi accingo con gioia a questi giorni di incontro e di dialogo, nei quali spero di ascoltare e di condividere molti dei sogni e delle speranze del popolo americano. In questa mia visita avrò l’onore di rivolgermi al Congresso, dove spero, quale fratello di questo Paese, di dire una parola di incoraggiamento a quanti sono chiamati a guidare il futuro politico della Nazione nella fedeltà ai suoi principi fondativi. Mi recherò pure a Filadelfia, per l’VIII Incontro Mondiale delle Famiglie, il cui scopo è quello di celebrare e sostenere le istituzioni del matrimonio e della famiglia, in un momento critico della storia della nostra civiltà”. “Signor Presidente ha aggiunto Bergoglio, assieme ai loro concittadini, i cattolici americani sono impegnati a costruire una società che sia veramente tollerante ed inclusiva, a difendere i diritti degli individui e delle comunità, e a respingere qualsiasi forma di ingiusta discriminazione. Assieme a innumerevoli altre persone di buona volontà di questa grande democrazia, essi si attendono che gli sforzi per costruire una società giusta e sapientemente ordinata rispettino le loro preoccupazioni più profonde e i loro diritti inerenti alla libertà religiosa. Questa libertà rimane come una delle conquiste più preziose dell’America. E, come i miei fratelli Vescovi degli Stati Uniti ci hanno ricordato, tutti sono chiamati alla vigilanza, proprio in quanto buoni cittadini, per preservare e difendere tale libertà da qualsiasi cosa che la possa mettere in pericolo o compromettere”. Poi incalzante Francesco ha introdotto un altro argomento scottante: "trovo promettente che Lei abbia proposto un’iniziativa per la riduzione dell’inquinamento dell’aria. Considerata l’urgenza, mi sembra chiaro anche che il cambiamento climatico è un problema che non può più essere lasciato ad una generazione futura. La storia ci ha posto in un momento cruciale per la cura della nostra “casa comune”. Siamo, però, ancora in tempo per affrontare dei cambiamenti che assicurino “uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”. Cambiamenti che esigono da parte nostra un riconoscimento serio e responsabile del tipo di mondo che possiamo lasciare non solo ai nostri figli, ma anche ai milioni di persone sottoposte ad un sistema che le ha trascurate. La nostra casa comune è stata parte di questo gruppo di esclusi che grida al cielo e che oggi bussa con forza alle nostre case, città, società. Riprendendo le sagge parole del Reverendo Martin Luther King, possiamo dire che siamo stati inadempienti in alcuni impegni, ed ora è giunto il momento di onorarli. “Per fede sappiamo che “il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”. Come cristiani animati da questa certezza, cerchiamo di impegnarci per la cura consapevole e responsabile della nostra casa comune”. “Gli sforzi compiuti di recente per riconciliare relazioni che erano state spezzate e per l’apertura di nuove vie di cooperazione all’interno della famiglia umana rappresentano positivi passi avanti sulla via della riconciliazione, della giustizia e della libertà. Auspico che tutti gli uomini e le donne di buona volontà di questa grande e prospera Nazione sostengano gli sforzi della comunità internazionale per proteggere i più deboli nel nostro mondo e di promuovere modelli integrali ed inclusivi di sviluppo, così che i nostri fratelli e sorelle ovunque possano conoscere le benedizione della pace e della prosperità che Dio desidera per tutti i suoi figli”.