La libertà sta nei valori, più che nelle parole

Erri De LucaLa procura di Torino ha appena chiesto una condanna a otto mesi di reclusione per lo scrittore Erri De Luca, accusato di istigazione a delinquere per aver detto che "la Tav va sabotata".
Il mondo intellettuale si ribella e se ne fa portavoce lo scrittore Giuseppe Catozzella, vincitore nel 2014 del Premio Strega Giovani, che sostiene che il diritto alla personale libertà di pensiero non possa essere silenziato e che "solo nell'esercizio della parola risiede la nostra libertà".
Fermo restando che la Tav non mi piace, la domanda è: se qualcuno con molto seguito dice che un uomo deve morire, o che la casa del ricco del paese dev'essere derubata, o che una donna deve prostituirsi, è libertà di pensiero o istigazione a commettere un reato? I confini sono spesso molto labili, soprattutto quando c'è di mezzo la passionalità e l'ideologia.
Nel caso di De Luca, le motivazioni e lo slancio sottesi alla sua frase sono chiari per chiunque, specie trattandosi di uno scrittore. Ma la legge, purtroppo, spesso viene interpretata alla lettera, con sentenze discutibili e sproporzionate.
Ma torniamo alla frase di Catozzella: “nell'esercizio della parola risiede la nostra libertà".
Già la parola. Ma non tutte le parole dette portano alla libertà. Anzi, molto spesso ci incatenano e ci riducono in schiavitù. E in un’epoca che schiavizza, disumanizza e fa strage di uomini in mare, ciò che forse ci renderebbe liberi, non è tanto la parola, bensì il discernimento e la capacità di comprendere la nostra colpevolezza, o la follia, lucida o irrazionale che sia. E, di conseguenza, la capacità di crearsi dei propri valori.
Se dovessi dare un nome a quest’epoca per le pagine della storia, di certo la definirei l’epoca dei pazzi, dove l’assurdo ha conquistato il mondo. Ma se riconosco un modo per
oppormi a ciò che ritengo sbagliato e dannoso, è restare fedele ai miei valori, cercando di dare l'esempio. Poiché se in nulla credo, tutto mi è indifferente, lasciandomi spettatrice connivente al peggio.
Se non si crede in niente, nulla ha più senso, è tutto è giustificato, perfino l’omicidio. Senza valori, inoltre, ogni gesto è uguale all’altro, indifferentemente. Che si devasti l’ambiente di un continente, che si provochi la moria di intere specie viventi, o che si salvi un popolo dalla strage, per chi non ha nulla in cui credere, è la stessa cosa. Perché come scrisse Camus, quando non si hanno valori, non soltanto non si è liberi, ma «malizia e virtù sono caso o capriccio».
Ecco che l’invito di De Luca, di sabotare la Tav, ci piace considerarlo come l’affermazione dei suoi valori contro un atto considerato esecrabile. Perché più delle parole, che in questo caso gli sono state fatali, la libertà l’ha dimostrata con il discernimento e la capacità di opporre un no. E questa libertà, che è di esempio per molti, di certo non gliela toglie nessuno. Nemmeno la condanna subita.