Compravendita di voti nelle elezioni del 2012 in Sicilia. Cinque finiscono agli arresti, due sono consiglieri in carica

Altro che impresentabili, questi alle elezioni si erano presentati, eccome si erano presentati. Erano stati eletti ma oggi una tempesta giudiziaria gli arriva sulla testa. La Guardia di Finanza di Palermo ha infatti eseguito cinque misure di custodia cautelare emesse dal gip di Palermo nei confronti di altrettanti soggetti accusati di compravendita di voti nelle elezioni del 2012 per il rinnovo del Consiglio comunale di Palermo e dell’Assemblea regionale siciliana. Nei confronti degli indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari. I soggetti sono accusati, a vario titolo, di aver promesso o ricevuto denaro o altre utilità in cambio di voti, per sé o per altri. Tra i cinque destinatari delle misure cautelari anche due consiglieri dell’ Assemblea regionale siciliana tuttora in carica e un ex deputato regionale. Ma non sono consiglieri regional qualsiasi, per anni sono stati uomini di fiducia nel sostegno al potere di personaggio come Salvatore Cuffaro e Gianfranco Micciché. Ma nonostaente le fortune dei due ex potenti di Sicilia fossero tramontate con risvolti giudiziari che si conoscono, loro, Nino Dina, dell’Udc, presidente della Commissione Bilancio dell’Assemblea regionale in passato indagato e poi uscito dalle indagini per concorso esterno a Cosa Nostra in un ‘inchiesta sui favoreggiatori di Bernardo Provenzano, Solo voci invece su Roberto Clemente, eletto nelle liste del Pid erano rimasti uomini “regionali”potenti anche dopo che ai vertici della Sicilia è arrivato Rosario Crocetta e il Pd. Con i due consiglieri in carica ai domiciliari è anche finito l’ex componente dell’Assembrela regionale siciliana Franco Mineo che nel giugno del 2014 aveva rimediato una condanna a otto di carcere in primo grado accusato di intestazione fittizia di beni, aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra. Secondo l'accusa alle elezioni del 2012 avrebbero comprato le preferenze utili a farsi eleggere, ed è per questo che adesso sono accusati dalla procura di Palermo di voto di scambio. Domiciliari anche al pesce più piccolo finito nella retata, si tratta di Giuseppe Bevilaqua, anche lui esponente del partito fondato da Romano e Cuffaro, primo dei non eletti al consiglio comunale di Palermo nel 2012. Le indagini sono portate avanti dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Amelia Luise, Francesco Del Bene, Annamaria Picozzi e Dario Scaletta.