VINCERE LA GUERRA NON BASTA BISOGNA VINCERE ANCHE LA PACE

 

Come nel famoso romanzo di Lev Tolstoj, una volta vinta la guerra, può essere più difficile riuscire a vincere anche la pace. Il concetto si può applicare pure alla politica estera dei giorni nostri, sopratutto alla luce della nuova amicizia tra le due Super-Potenze. In particolare per quanto riguarda il Medio Oriente, l'area più 'calda' del Pianeta.
Vladimir Putin e Donald Trump hanno concordato un comune piano militare per sbarazzarsi nel giro di un mese (e già questo ristretto termine suggerisce molte riserve) del Califfato islamico e dell'Isis, che ancora spadroneggia in parte della Siria e della Libia.
Comunque la guerra possono vincerla; ne hanno la capacità bellica. Ma ecco subito emergere molti dubbi su come gestiranno la fase successiva, quella della pace.
Cominciamo dagli States. Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha stilato una 'lista nera' e ha chiuso con effetto immediato e per almeno 4 mesi le porte agli immigrati provenienti da 7 Paesi musulmani (Iran, Iraq, Siria, Libia, Sudan, Somalia e Yemen) , da anni 'culle' dell'estremismo islamico. Ma ecco subito la riserva: perché la drastica misura non è stata applicata anche all'Egitto e all'Arabia Saudita, che si trovano nella stessa condizione (o anche peggio)?
Facile la risposta: si tratta di due Paesi da sempre alleati della Casa Bianca e quindi 'intoccabili'. Eppure dalle rive del Nilo son arrivati in America molti terroristi e da Riad proveniva 'il principe del terrore', quell'Osama bin Laden che organizzò a New York l'orrendo massacro delle Due Torri. Realpolitik, altro che…
Passiamo alla Russia. Con la dichiarata volontà di combattere l'Isis, in realtà puntella l'alleato siriano, il dittatore Assad, e unita alla Turchia, all'Iran e ai 'nuovi arrivati' (gli 'hezbollah' libanesi) combatte i curdi che occupano buona parte del Nord della Siria. Sono gli unici che realmente si battono contro il Califfato, ma Putin li fa bombardare per far piacere al turco Erdogan, che li considera nemici giurati. Poco conta che gli Usa li tratta invece come alleati e li arma e finanzia.
Lo stesso dicasi per la Libia, dove Washington sostiene il Governo di Tripoli insediato dall'Onu mentre Mosca appoggia (assieme all'Egitto) quello rivale di Tobruk. E nessuno dei due 'Grandi' muove un dito per cacciare l'Isis dalla zona di Sirte.
Date queste divisioni, l'obiettivo della pace è davvero difficile da raggiungere.

AUGUSTO DELL’ANGELO
Augusto.dell@alice.it