UN DECENNIO DI DELITTI ALL’OMBRA DEL CREMLINO

 

 

Sotto i tralicci dell'alta tensione il cartello “Chi tocca i fili muore”. Sotto le guglie del Cremlino un simile avvertimento: “Chi osa contestare il nuovo Zar di tutte le Russie finisce al cimitero”, Un po' quel che succede a casa di altri dittatori, come il turco Erdogan e l'egiziano Al Sisi.
Proprio in questi giorni si ricorda che gli omicidi a sfondo politico commissionati da Vladimir Putin hanno 10 anni: era infatti il 7 ottobre 2006 quando Anna Politkovskaya, 46 anni, giornalista e attivista dei diritti umani, fu assassinata a colpi di pistola davanti all'ascensore del palazzo che abitava a Mosca. Soltanto 8 anni dopo (2014) furono processate e condannate per quell'omicidio cinque persone. Dei mandanti, 'naturalmente', nemmeno l'ombra.
Pochissimi giorni dopo l'uccisione della cronista fu avvelenato col polonio a Londra, dove si era rifugiato, Aleksandr Litvinenko, ex agente dei Servizi Segreti e contestatore di Putin.
Nel 2009 fu rapita e trovata morta a Grozny, capitale della Cecenia recalcitrante di fronte al potere del Cremlino, un'altra giornalista e attivista, Natalia Estemirova, che aveva collaborato con la Politkovskaya. Nello stesso anno fu 'freddato' a Mosca l'avvocato Markelov assieme alla mogli Anastasia Baburova, anche lei cronista. E poi Sergej Magnitsky, legale che aveva denunciato un losco traffico: fu lasciato morire in carcere, Nel 2009 furono ben 20 i giornalisti eliminati.
Un altro oppositore del 'nuovo Zar', il magnate Boris Berezovskij, fu rinvenuto cadavere nella sua abitazione a Londra nel 2013. E due anni dopo il giovane Boris Nemtsov fu ucciso a Mosca in un attacco a colpi di arma da fuoco.
Una stagione drammatica con una catena di delitti cominciato con quello della Politkovskaya, 'freddata' mentre stava tornando a casa con la spesa. La giornalista di “Novaya Gazeta” aveva dato molto fastidio a Vladimir con le sue inchieste sulla guerra in Cecenia che erano un duro atto d'accusa contro i metodi dei soldati russi, Di famiglia ucraina (i genitori erano funzionari sovietici all'Onu), era nata a New York.
Il giorno del suo assassinio, davanti all'ascensore, c'era un giovane vestito di nero. Aveva in mano una pistola automatica con la quale fece fuoco con 'freddezza professionale'. Tre colpi al corpo e un quarto proiettile alla testa. Lei cadde tra i pomodori usciti dalla sporta.
Ci son voluti 8 anni, come si è detto, per portare alla sbarra i suoi presunti assassini: l'esecutore ceceno, i suoi due fratelli, l'organizzatore dell'omicidio e un complice.

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it