TURCHIA : FALLITO COLPO DI STATO MILITARE

E’ durato soltanto l’arco di una notte il tentativo, fallito, di colpo di stato in Turchia. Ieri sera , intorno alle 22.00, militari insorti, dopo aver arrestato il capo di stato maggiore della difesa, hanno occupato i maggiori centri nevralgici del paese ed annunciato di aver preso il potere, assicurando di voler garantire “lo stato di diritto”. Il presidente Erdogan, che aveva indirizzato un appello alla resistenza al popolo turco, veniva segnalato in posti e destinazioni diverse.In effetti era in volo con l’intento di raggiungere la Germania, ma decideva di tornare ad Istanbul ai primi segnali di fallimento del golpe.
Grande cautela dalle cancellerie internazionali. USA, Germania, Francia , Italia e Russia si limitavano a dichiarare che “seguivano gli sviluppi della situazione”.
Nella notte diventavano protagonisti le forze leali ad Erdogan, tra cui polizia e servzi di sicurezza, ma soprattutto la gente , che, accogliendo l’invito del presidente, era scesa nelle strade, aveva fatto pressione ai militari insorti e indotti a rinunciare al progetto di restaurazione del regime militare. Vi sono stati scontri, continuati sporadicamente sino al mattino, che hanno provocato almeno 90 morti e un migliaio di feriti.
Il governo in carica ha, comunque, ripreso il controllo del paese e lo stesso Erdogan ha potuto annunciare il fallimento del colpo di stato, ringraziando il popolo per il modo in cui aveva difeso le istituzioni democratiche.
Il bilancio finale, ancora provvisorio, registra, oltre alle 90 vittime e ai circa 1.000 feriti, 1.500 militari militari arrestati, tra cui alcuni generali e molti alti ufficiali. 15 sarebbero i golpisti rimasti uccisi. E non si ferma la resa dei conti. Dopo che ieri erano già stati arrestati quasi 3 mila militari golpisti, e altrettanti giudici erano stati rimossi, stamani l'agenzia statale Anadolu ha dato conferma della detenzione di altri 52 soldati e dell'emissione di mandati d'arresto per 53 magistrati. Ieri, anche decine di giudici erano finiti in manette, tra cui uno della Corte costituzionale.
Alla fine sarebbe arrivato anche l’appoggio internazionale per il governo di Erdogan, anche se senza enfasi.
Il risulatto è che sale ancora la tensione fra Ankara e Washington: il ministro del Lavoro turco ha ipotizzato apertamente, riferisce la Bbc, che gli Usa siano dietro il fallito golpe della notte fra venerdi' e sabato, mentre il segretario di Stato, John Kerry, citato da Lussemburgo, ha negato tutto mettendo in guardia la Turchia da quelle che ha chiamato "pubbliche insinuazioni". I sospetti sugli Usa - ha detto Kerry - "sono totalmente falsi e danneggiano" i rapporti.