Trieste celebra Caffi e le vedute del suo genio

Ippolito-CaffiIl Castello di Miramare a Trieste ospita una mostra di grandi suggestioni dedicata a un artista che fu tra i più importanti e originali vedutisti dell’Ottocento: Ippolito Caffi (Belluno 1809 – Lissa 1866).

“Ippolito Caffi. Dipinti di viaggio tra l’Italia e l’Oriente”; è questo il titolo dell'evento curato da Annalisa Scarpa che sarà inaugurato il 9 luglio nella residenza asburgica.
Si tratta di ben 40 tele del pittore bellunese che, intrecciando la sua vita all’arte e alla politica, instancabile viaggiatore, artista, reporter e patriota, fu sempre mosso dall’esigenza continua di documentare la realtà dei numerosissimi luoghi visitati, con attenzione per ogni sfaccettatura percettibile, diventando così il più grande vedutista del XIX secolo.
Ma cosa s'intende per “Vedutismo”? Facciamo due passi a ritroso nel tempo: era d'uso, a partire dal Seicento, spedire i rampolli di buona famiglia in viaggio per l'Italia, allo scopo di forgiar loro il carattere, emanciparli ma, soprattutto, fornirgli gli strumenti culturali più appropriati per affrontare la vita. E l'Italia, ovviamente, fu tappa fondamentale, sia per l'arte che per le rinomate Università. Ma a viaggiare furono anche gli scienziati, gli scrittori e gli artisti stessi e non solo stranieri verso il Bel Paese, ma anche connazionali verso “il mondo”. d121b-ippolito-caffi-festa-notturna-a-san-pietro-di-castello
Non esistendo la fotografia, dunque, ed essendo uso degli avventurosi escursionisti redigere diari di viaggio quali testimonianze e rapporti delle loro esperienze, si sviluppò particolarmente l'uso del disegno per descrivere i luoghi. Una volta rientrati nel paese di origine, poi, i “turisti” del tempo spesso trasformavano i loro schizzi in tele vere e proprie facendo in modo che, dal così detto “Grand Tour”, si sviluppasse un rinnovato interesse non soltanto per la storia e la geografia, ma anche per le opere d'arte che rappresentavano le bellezze naturali e architettoniche dei luoghi.
Ecco che pittori, architetti e scultori si misero in “movimento” come mai prima realizzando scenari fedelissimi al vero o in bilico fra realtà e fantasia, ricchi di “capricci”, ma sempre all'origine della moderna pittura paesaggistica.
Fu poi con l'opera di Gaspare Vanvitelli (nome italianizzato dell'olandese Gaspar Van Wittel) che, alla fine de XVII secolo, la pittura paesaggistica ebbe una svolta decisiva diventando "Vedutismo". Il pittore, infatti, sposando l'arte nordica con quella mediterranea, sulla base della camera ottica olandese introdusse il formato orizzontale per una visione a 360° del paesaggio, senza la “supremazia” di un singolo elemento architettonico.
In breve, nel corso del XVIII e del XIX secolo, il Vedutismo scalzò il primato dell'arte religiosa e storica e sempre più numerosi furono i nobili che, da tutta Europa, commissionarono le caratteristiche vedute dell'Italia e non solo, quasi fossero delle "cartoline".
Ippolito_Caffi_-_Snow_and_Fog_on_the_Grand_Canal_-_WGA03744E fra questi ci fu anche anche Massimiliano D'Asburgo, grande viaggiatore a sua volta, che commissionò a Ippolito Caffi una tela per farne dono alla sua amatissima sposa. Opera tutt'ora conservata al Castello di Miramare dove, giovedì 9 luglio inaugurerà la mostra dedicata al bellunese che, ricordiamo, con le sue inedite soluzioni cromatico-luministiche traghettò il genere della veduta nella modernità, conquistando i contemporanei.
Erede, infatti, del vedutismo settecentesco, Caffi ebbe nel XIX secolo lo stesso ruolo di Vanvitelli nel XVII, quello cioè del profondo innovatore.