Day after del referendum, politica europea in fibrillazione ma c’è chi pensa e lavora per l’accordo

Il day after del referendum greco in cui ha trionfato il No era iniziato all'insegna della paura, con i falchi fermi sulle proprie posizioni e gli avvoltoi che giravano ad ambi centri concentrici sopra la testa di una Grecia orgogliosa della propria scelta coraggiosa. Una nervosa Angela Merkelr affermava, ma tramite il suo portavoce, che “al momento non ci sono i presupporsi per nuove trattative su altri programmi di aiuto”. Ma la parola “al momento” lasciava comunque uno spiraglio come è giusto in politica, “un mai dire mai” che anche la teutonica ed incrollabile fede nelle proprie ragioni nazionali deve mettere in conto per evitare pericolose rotture. Ma poi arrivano le dimissioni di Yanis Varoufakis, il ministro greco dell’Economia che in queste settimane è stato il volto del governo di Atene nelle trattative sul nuovo piano di salvataggio, un volto antipatico, insopportabile per quasi tutti i suoi colleghi nell'Eurogruppo. Poi la nuova svolta, una telefonata tra il premier Alexis Tsipras e la cancelliera Angela Merkel, in cui il primo ha garantito che all’Eurogruppo di martedì pomeriggio saranno portate nuove proposte per superare la crisi del debito. Dalla Merkel una presa d'atto, ma poi le parole di Christine Lagarde, la presidente del Fondo Monetario Internazionale, che ha annunciato di essere pronta ad aiutare la Grecia “se ce ne farà richiesta” fanno presagire che un qualche accordo, magari temporaneo, sarà possibile.
Ma ora l'attenzione di tutti è puntata su Parigi, dove è in agenda l'incontro fra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Franҫois Hollande, ma anche su Francoforte. Il consiglio dei governatori della Bce è infatti chiamato a decidere innanzitutto se continuare a foraggiare le banche greche attraverso il programma Ela, che garantisce agli istituti ellenici di attingere a riserve speciali di contanti. Al momento Atene - che il 30 giugno scorso è uscita da Ela - ha ricevuto 89 miliardi di euro e Francoforte potrebbe addirittura chiederne la restituzione. Domani alle 13 in programma Eurogruppo straordinario. Al termine, dalle 18, si terrà un summit straordinario dei leader della zona euro. Ma da Bruxelles l’orizzonte appare quantomeno perturbato: per il portavoce del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, l’esito del referendum “non avvicina una soluzione”, e per il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, “non c'è una via d'uscita facile e il referendum ha ampliato le distanze”. La Francia tenta la mediazione, con il ministro delle Finanze Michel Sapin, che tende una mano ad Atene: “Ci sono le basi per un dialogo sul tavolo, ora spetta alla Grecia fare proposte”. Da parte italiana si è svolto un incontro a palazzo Chigi convocato per fare il punto tra il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Due ore di vertice sulle possibili conseguenze della vittoria dei “no” . Sul tavolo anche la strategia da attuare al summit straordinario dei Paesi della zona euro convocato per domani pomeriggio su iniziativa della cancelliera Angela Merkel e del presidente francese Francoise Hollande, preceduto da un eurogruppo. Su Facebook, Renzi ha poi spiegato la linea italiana: dopo il voto greco “il cantiere dell'Europa non è più rinviabile, serve una politica, non solo parametri. Se restiamo fermi, prigionieri di regolamenti e burocrazie, l'Europa è finita”.
Da mesi, ha ricordato il premier “stiamo insistendo per discutere non solo di austerity e bilanci, ma di crescita, infrastrutture, politiche comuni sulla migrazione, innovazione, ambiente. In una parola: politica, non solo parametri. Valori, non solo numeri. Se restiamo fermi, prigionieri di regolamenti e burocrazie, l'Europa è finita”. Ricostruire una Europa diversa, conclude, “non sarà facile, ma questo è il momento giusto per provare a farlo, tutti insieme e l'Italia farà la sua parte”. Parole sagge che avrebbero ben altro valore solo fossero state pronunciate due giorni fa al posto di quelle servizievoli alla Merkel sulla diffusione delle baby pensioni elleniche. Ma così è il premier italiano, gira dove tira il vento, sempre pronto allo sventolio opportunistico.
In Grecia invece chiusi i festeggiamenti è tornata alla realtà dei problemi ma non molto è cambiato: le banche restano aperte solo per i pensionati senza carte che devono ritirare 120 euro, e ai bancomat ci sono ancora le file per ritirare 60 euro. Nell'attesa che la Bce faccia le sue mosse per la sua liquidità. Intanto il telefono di tsipras è bollente e non solo per gli intercci fra capitali europee, anche da Mosca la diplomazia ha battuto un colpo, Vladimir Putin e il premier greco Alexis Tsipras hanno infatti discusso al telefono dei risultati del referendum in cui i greci hanno sonoramente bocciato i termini del piano di salvataggio proposto dai creditori internazionali, la notizia è stata diffusa pur senza particolari dal Cremlino in una nota in cui non vi eraperò alcun riferimento a un eventuale sostegno finanziario ad Atene da parte della Russia. Potrebbe trattarsi insomma solo di un sasso lanciato nello stagno affinchè chi deve capire capisca che esiste anche una “terza via” per i greci, una via che non può piacere agli Usa e chissà se l'apertura del Fmi non abbia in fondo un suggeritore nel presidente Obama, non ci sarebbe per nulla da meravigliarsi.