Trattare con i dittatori per fermare i profughi

Sono le cifre a urlare e a scuotere finalmente le sale ovattate di Bruxelles. Una vera invasione: 276 mila persone sono entrate illegalmente in Italia l’anno scorso (220 mila rischiando la propria vita in mare, gli altri via terra, molti dei quali attraverso Tarvisio, la Lampedusa del Nord). L’ennesima tragedia nel ‘mare nostrum’ ha finalmente indotto non soltanto a parlare di solidarietà, ma a passare ai fatti con un piano in 4 punti che scatterà da maggio. Un necessario e indilazionabile cambio di marcia di fronte all’emergenza. Tutto finora grava sull’Italia, il Paese più esposto. Frontex non basta più, anche perché ha poche risorse. La tensione è diventata esplosiva con l’ultima ecatombe di un barcone sovraccarico di disperati respinto da Malta e dalla Spagna. Da qui l’imminente piano di solidarietà che trasformerà ‘mare nostrum’ in ‘Europa nostra’. Speriamo. E’ amaro soltanto pensarlo, ma è così: a colpi di naufragi e di morti anche l’Ue si è decisa ad ammettere che sono inadeguate le vecchie misure: occorrono una coesione globale e una politica più aggressiva nei confronti dei trafficanti di esseri umani. Ed ecco emergere quanto finora era soltanto sussurrato, concesso per metà o addirittura negato. Non dobbiamo essere ingenui: per combattere i trafficanti e fermare l’invasione dei profughi è necessario trattare addirittura con i regìmi dittatoriali, senza comunque legittimarli. Parlo di Libia, Siria e anche della Turchia.  L’aveva già fatto Berlusconi con Gheddafi: soldi in cambio del blocco dei disperati. Il raìs è stato ucciso il 20 ottobre 2011 e da allora tutto è più difficile dato che la nostra ex colonia è diventata una polveriera dominata da bande armate. Uno spiraglio si è comunque aperto a Rabat grazie all’Onu: nel vertice tra le fazioni in lotta è trapelata la possibilità di una tregua. Quattro le mosse contenute nel piano imminente di cui abbiamo parlato all’inizio. 1) Più sinergia tra gli Stati membri dell’Ue sulla concessione dell’asilo, 2) migliore protezione delle frontiere con la collaborazione di tutti, 3) lotta aggressiva all’immigrazione illegale, in particolare contro color che, con la mira di far soldi, si rendono colpevoli delle tragedie del mare, 4) intenso scambio di informazioni per poter concedere asilo politico a chi ne ha veramente diritto dato che fuggono dalle guerre nei loro Paesi.

Augusto Dell’Angelo

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