Lega spaccata: é quasi “vaffa” fra Tosi e Salvini

"Se il Consiglio federale della Lega mantenesse la posizione del commissariamento valuterei le dimissioni da segretario della Liga Veneta. Poi a quel punto liberi tutti”. Parole chiare quelle di pronunciate su radio 24 da Flavio Tosi che non lasciano alcuno spazio a mediazioni. Insomma questa volta potrebbe davvero essere spaccatura nella Lega Nord. "Se venisse portata avanti la linea del commissariamento la frattura sarebbe irreparabile. Ha aggiunto Tosi dai microfoni di “24 Mattino” di Alessandro Milan. Spero che loro rivedano questa decisione presa, una decisione sbagliata”, ha aggiunto Tosi non escludendo, e questa è la ipotesi più temuta dal Carroccio che una sua candidatura a governatore del Veneto è possibile: "Io sono stato da sempre fin troppo leale e corretto, quindi ho sempre sostenuto la candidatura di Zaia. L'ho fatto anche lunedì scorso, salvo poi essere commissariato. Ora, se ci fosse una frattura ognuno poi deciderebbe liberamente, ognuno può fare quel che vuole. Posso rimanere sindaco, ritirarmi in seminario o anche candidarmi a governatore". Le parole di Flavio Tosi sono arrivate dopo che lui stesso nella giornata di ieri aveva rilanciato la questione delle regole interne al movimento, quelle previste in sostanza dallo statuto federale della Lega Nord. Tosi è consapevole di avere dalla sua il Consiglio nazionale della Liga Veneta che aveva chiesto formalmente che il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini ritirasse il provvedimento che sancisce il commissariamento del Carroccio in Veneto. Decisione che era stata assunta dal Consiglio federale di via Bellerio già lunedì scorso con la nomina di Gianpaolo Dozzo nel ruolo di "mediatore". Al termine del consiglio della Liga il sindaco di Verona aveva spiegato: "E' stata approvata la proposta di chiedere al federale di rivedere la decisione" di avere un commissario per le liste delle regionali in Veneto. Al direttivo veneto ha preso parte anche Gianpaolo Dozzo, il mediatore in pectore. Tosi è entrato poi nel merito della proposta approvata dal consiglio nazionale: "Noi abbiamo spiegato che non è una questione personale ma una questione fra la segreteria della Liga Veneta e quella della Lega Nord". La risposta del leader della Lega Matteo Salvini che evidentemente è stato anche lui contagiano dal “morbo” dell'uomo solo al comando che ha già contagiato l'altro Matteo della politica italiana, non si è fatta attendere. Dice un imperativo "stop" alla lite tra Zaia e Tosi: "Basta liti - afferma a radio Padania - chi sceglie questa via si mette automaticamente fuori. Quello che mi interessa è che i veneti rieleggano Luca Zaia, perché è bravo". E poi dai microfoni di SkyTg24 ribadisce: "Basta, si lavora con Zaia. La gente questo si aspetta: scuole, strade non liste, simboli, ricandidature. Io ho portato tutta la pazienza possibile e immaginabile, abbiamo un patrimonio che è Zaia e per me il riferimento è Zaia". "Io ho fatto quello che potevo fare, per me la vicenda è chiusa. Ho finito di parlare di questioni interne, l'ultima delle mie preoccupazioni sono le questioni interne al partito", aggiunge il leader della Lega. Ma in realtà la “lite” che vuole essere ricondotta e minimizzata da qualcuno alla logica dei “due galli in un pollaio” nasconde problematiche mai risolte nel Carroccio dopo l'uscita di scena della vecchia classe dirigente bossiana messa all'angolo proprio da Salvini dopo i disastri di una gestione “allegra” delle finanze del partito e gli scandali sui rimborsi che hanno travolto parte degli eletti del carroccio in molte regioni. Ora il dibattito che appare tutto interno alle due anime del Carroccio: quella originaria veneta da dove il movimento nacque proprio a Padova 35 anni orsono, e quella nella nuova veste nazionale, Lombarda, proposta dal segretario Salvini è in realtà solo un pezzo del problema, perchè in tutti i territori dove vi è un radicamento leghista alcune scelte compiute da Salvini non sono state digerite, L'abbandono della “padania” in cambio di una possibile manciati di voti al centro sud, ad esempio, viene vista i puri delle rivendicazioni nordiste come una sorta di tradimento. Tosi avendo percepito questo disagio sta cercando di cavalcarlo e cerca di utilizzare lo strumento della battaglia interna contro un centralismo verticistico in atto in Via Bellerio per richiamare orde di “barvbari sogbanti” duri e puri alla rivolta interna. Lui ribadisce le sue posizioni: dicendo un no secco alle soluzioni calate dall'alto dall'ombra della madonnina, rivendicando la piena autonomia dei territori, brandendo lo statuto federale del movimento come una clava."Non esiste - ha avvertito Tosi - che si tolga alla Liga Veneta una facoltà statutaria che le spetta da sempre. Quello che io proporrò al consiglio nazionale è di spiegare al federale che il commissariamento non è accettabile". Anzi di più: "Il provvedimento di commissariamento è irricevibile, sia dal punto di vista formale che sostanziale".