Spagna: improvviso boom ma è una vera gloria?

Mentre l'Italia precipita in Borsa, l'altro grande 'malato' dell'Ue, la Spagna vive un momento di improvviso boom. Era noto che aveva problemi economici, in particolare una disoccupazione addirittura più alta di quella, già elevata, dell'Italia. Per questo ha sorpreso tutti lo stratosferico balzo rilevato nel 2015: +3,2%. Il dato ha suscitato in qualcuno invidia, in altri perplessità.
Molti infatti ricordano che nei primi anni di questo millennio, ai tempi del Governo guidato da Aznar (Centro-Destra), grazie a quella che poi si è rivelata una gigantesca bolla immobiliare, Madrid cresceva a ritmi frenetici, poi puntualmente sgonfiati.
Stavolta si va oltre l'inatteso boom dell'anno scorso: per quello appena cominciato le previsioni oscillano infatti tra il 2,6 e il 3%. Utile il raffronto col nostro Paese: un risicato +0,8% nel 2015 e stime del Governo di un 1,5, che la comunità scientifica riduce invece all'1%.
La ripartenza dell'economia spagnola a ritmi così frenetici sarebbe originata dalla forte ripresa dei consumi interni e in quella degli investimenti delle imprese, a loro volta originate dalle drastiche riforme decise dal Governo di Rajoy (anche lui di Centro-Destra, vincitore di Pirro alle elezioni di dicembre in quanto senza maggioranza in Parlamento).
Lui ha adottato per il mercato del lavoro una legislazione decisamente pro-imprese e orientata alla 'deregulation'. Così il tasso di disoccupazione è sceso di quasi 3 punti e sono entrati al lavoro moltissimi giovani che, pur con salari bassi, hanno comunque contribuito a ridare fiato ai consumi. Il costo ridotto del lavoro ha inoltre attirato investimenti esteri, in particolare dalla Germania.
E' chiaro che tutto ciò, visto da noi, sembra paradossale: infatti mentre l'Italia trova difficoltà a riposizionare in alto la nostra offerta, la Spagna sceglie invece la 'via bassa' della competitività e incontra grande successo.
Ma è diverso il punto di partenza: Madrid a periodo breve coglie il vantaggio di essere passata da un modello di sviluppo centrato sull'immobiliare a un mix che dà peso alle filiere di forniture a basso costo del lavoro. Nel medio termine non appare però una gran ricetta, tanto meno per noi che da quel modello veniamo, almeno in parte.
Conclusione: applausi sì alla Spagna, ma non invidia finché i dati boom di questi ultimi tempi non saranno confermati.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it