Cade il “muro” durato mille anni, storico abbraccio tra Papa Francecsco e il Patriarca Kirill

Per mille anni mai un vescovo di Roma e un patriarca di Mosca si erano incontrati. Ed oggi si sono abbracciati in un luogo "neutrale", lontano dall'Europa dei conflitti intercristiani, in un isola, Cuba, diventata cardine di mille contraddizioni e che nel lungo periodo della guerra fredda fu nel contempo centro di crisi e valvola di sicurezza delle dinamiche fra i blocchi. Oggi Cuba assume un ruolo diverso ma altrettanto importante. La scelta non è stata di certo casuale anche se era “di strada” per Papa Francesco che diretto in Messico - ha raggiunto lì il patriarca di Mosca che vi stava compiendo una visita pastorale. Il gesto di abbracciarsi che hanno compiuto pur non essendosi conosciuti personalmente prima (mentre Kirill nel precedente incarico di responsabile delle relazioni estere del patriarcato russo aveva avuto modo di incontrare altri esponenti cattolici, compreso Ratzinger), richiama alla memoria un'altra prima volta, quell'abbraccio di 50 anni fa a Gerusalemme tra Paolo VI e il patriarca ecumenico Atenagora.
"Questo viaggio è stato fortemente voluto da mio fratello Cirillo e da me", ha affermato Papa Francesco. "Adesso le cose saranno più facili", ha commentato il Patriarca Kirill. "Anche se le nostre difficoltà non si sono ancora appianate c'è la possibilità di incontrarci e questo e' bello", ha aggiunto rivolto a Papa Francesco che lo salutato invece con le parole: "Fratello, finalmente!". E che prima di abbracciarlo ha ripetuto la parola "fratello" 4 o 5 volte. "Siamo fratelli, è molto chiaro che questa è la volontà di Dio". Difficile valutare al di là degli elementi simbolici, che hanno il loro peso, quali e quante ripercussioni potrà vere questo inizio di riconciliazione dopo mille anni di lotte e tensioni. Di certo l'evento è storico. All'inizio del colloquio di circa due ore nella sala del cerimoniale di Stato dell'aeroporto Josè Martin erano presenti con il Papa, il Patriarca e gli interpreti anche il metropolita Hilarion, "ministro degli esteri" del patriarcato di Mosca e il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del dicastero per l'unità dei cristiani. I due “diplomatici” hanno preparato per mesi la dichiarazione congiunta soppesando ogni parola, una dichiarazione che sancisce una convergenza tra le due Chiese anche su temi caldi come la protezione che viene richiesta per i cristiani del Medio Oriente e particolarmente per quelli perseguitati in Siria e Iraq, ma anche la difesa della famiglia fondata sul matrimonio uomo-donna che sta a cuore a entrambe le comunità ecclesiali e che oggi, proprio in Italia è al centro del dibattito politico. Fluidificatore dell'incontro è stato il presidente cubano Raul Castro che prima aveva accolto Kirill e poi Papa Francesco sulla pista dell'aeroporto ottenendo un successo mediatico, anche in chiave nazionale, estremamente importante, un riconoscimento di ruolo internazionale insperato per un paese che per decenni era stato posto in “isolamento” . Per Papa Francesco è stato il secondo atterraggio in meno di 6 mesi nell'Isola caraibica, dopo la visita pastorale del settembre scorso. Ma oggi - e non poteva essere diversamente per ragioni di protocollo - mancava la componente popolare, il popolo festoso che lo aveva accolto nella sua precedente visita. Sulla pista c'erano solo autorità, giornalisti e fotografi. Nel precedente viaggio Francesco era stato invece acclamato dai cubani non solo come autorità religiosa ma come un "salvatore della patria" in quanto protagonista della mediazione con gli Usa sul ripristino delle relazioni diplomatiche tra L'Avana e Washington e la cancellazione dell'odioso embargo.

Ai commentatori più attenti non è sfuggito che viaggia con il Papa un altro dei protagonisti della trattativa tra Vaticano e Mosca, il numero due della Segreteria di Stato, arcivescovo Angelo Giovanni Becciu, che essendo stato nunzio a Cuba ha mantenuto rapporti cordiali con il presidente Raul Castro. Ma che questa seconda vsita del Papa più che pastorale sia stata diplomatica lo dmostra anche il fatto che sull'aereo che lo portava all'Avana, il Papa, nell'elenco delle ragioni di questo viaggio ha ricordato che nella capitale cubana si svolgono anche i negoziati tra il governo della Colombia e i guerriglieri delle Farc. Francesco ha confermato che nel 2017 si recherà in Colombia per essere presente alla firma degli accordi di pace.