Spagna ingovernabile. Si frantuma in Catalogna il sogno della secessione

Tutta la Spagna politica è in stallo. Ingovernabile. Lo Stato, in cui le elezioni politiche del 20 dicembre hanno mandato in pezzi il tradizionale bipartitismo facendo nascere un poker in cui nessuno vuole allearsi con l'altro. Quindi la vittoria di Pirro del Premier uscente Mariano Rajoy non può che portare a un voto anticipato. E quanto prima, forse già in maggio.
Fotocopia in Catalogna dove il sogno secessionista di Barcellona da Madrid, cullato per anni, si è frantumato per i litigi tra i partiti, specialmente quelli di sinistra (Podemos in primis), il che a periodo breve significa elezioni anticipate e - ben che vada - rinvio del referendum per il distacco dallo Stato unitario.
Sono passati 3 mesi dal voto per le regionali del 27 settembre e non c'è ancora un Governo. Come i Popolari di Rajoy anche il Fronte indipendentista ha vinto (maggioranza dei seggi, ma non dei voti) e per giunta si è spaccato rifiutandosi di appoggiare un terzo Esecutivo guidato da Artur Mas, storico portacolori della secessione. In aggiunta c'è la sinistra di “Podemos” che, pur favorevole al referendum per l'autogoverno, non vuole la secessione da Madrid. Ergo, anche qui, inevitabili le elezioni anticipate. Forse già prima di quelle nazionali. E sarebbero le quarte dal 2010.
Annaspa la Spagna, annaspa la Catalogna. Nella regione di Barcellona la composizione dello schieramento per l'autogoverno è caotica e litigiosa. E ogni discussione si risolve in una spaccatura. Così è assicurata la paralisi politica nonché la perdita di prestigio dello storico leader del movimento.
Sono ristretti i tempi concessi per la formazione di un Governo regionale. Madrid segue con attenzione i litigi a Barcellona. Se gli indipendentisti di ogni colore riusciranno a coalizzarsi in extremis, dovranno riuscirci a ogni costo anche i partiti nazionali che difendono l'unità del Paese. Altrimenti toccherà agli elettori rimescolare le carte.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it