Servizi: è allarme terrorismo. Mattarella convoca il Consiglio nazionale di difesa

Non è certo un caso che il presidente della Repubblica,Sergio Mattarella, ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa, al palazzo del Quirinale, per oggi alle 17. Il primo punto all'ordine del giorno è "l'esame della situazione internazionale e dei principali scenari di conflittualità e di crisi, con particolare riferimento alla Libia, alla regione iracheno-siriana e alle altre aree di insediamento/espansione dello Stato Islamico di maggiore e più diretto interesse per la sicurezza nazionale".La convocazione ha precedutola divulgazione al pubblico della relazione dei servizi se-greti secondo cui “L'Italia è sempre più esposta, a possibili attacchi terroristici come in Francia”. Determinante la situazione in Libia che “rischia di diventare avamposto di formazioni terroristiche”.Insomma tutto sembra preparare all'annuncio che l'Italia entrerà direttamente in campo nello scenario libico.Del resto il segnale, o meglio il richiamo all'ordine, dagli Usa era arrivato chiaro con il segretario alla Difesa americano Carter che più che un auspicio che l'Italia diventasse capofila dell'intervento in terra d'Africa aveva lanciato un diktat:"L'Italia, essendo così vicina,ha offerto di prendere la guida in Libia. E noi abbiamo giàpromesso che li appoggeremocon forza". Quando ci sarà un nuovo governo, ha sottolineato il capo del Pentagono, gli Usa sono pronti a garantire il massimo sostegno "già promesso"all'Italia, che si è candidata per il ruolo guida in un intervento internazionale di stabilizzazione nel Paese al quale "è così vicina".Insomma un armatevi e partite che lascia aperti molti interrogativi. Sulla carta la posizione del nostro Governo non sembra cambiata. L'Italia non è disposta a partecipare ad azioni su larga scala senza una cornice legale, ossia la richiesta di un governo riconosciuto a livello internazionale. E il nuovo esecutivo libico non si è ancora formato, anzi a Tobruk dove è attesa già da qual-che settimana la fiducia all'esecutivo, il voto continua a es-sere rinviato. Ma come è noto un escamotage in sede Onu è sempre possibile, del resto dal punto di vista militare, la macchina è in moto da giorni. Droni americani e italiani compiono ricognizioni aeree continue dalla base di Sigonella, mentre i velivoli francesi perlustrano l'area desertica del Fezzan e quelli britannici decollano da Cipro. I nostri Amx schierati a Trapani Birgi, scattano foto e monitorano le comunicazioni radio grazie ad apparati a lungo raggio, che gli permettono anche di restare fuori dallo spazio aereo libico.Insomma saremmo ancora nella fase dell'individuazione di bersagli che sarebbero almeno duecento. Ma tutto questo lavoro ha un senso solo se da quando vengono fatti i rilievi all'azione non passi troppo tempo. Ma non solo di attacchi aerei dovrebbe trattarsi nell'intervento, infatti da quello che si è saputo, la missione che dovrebbe essere affidata all'Italia prevede il dislocamento in Tripolitania di un contingente che possa contribuire alla difesa delle infrastrutture chiave perla sicurezza e la ripresa economica: porti, aeroporti, oleo-dotti, terminal petroliferi.Un piano che prevede l'impiego di non meno di 5 mila soldati che non solo non sarà semplice mettere in campo in poche settimane dato che l'Italia è già impegnata con  truppe in altre situazioni, ma è un azione decisamente non prima di rischi.

PIÙ ELEVATO IL PERICOLO ISIS SECONDO GLI OO7
Per la relazione dell'intelligence, inviata al Parlamento e preventivamente al Quirinale, "è elevato il rischio di nuove azioni in territorio europeo" da parte del terrorismo;potrebbero essere "attacchi eclatanti sullo stile di quelli di Parigi". In particolare nella relazione annuale si legge che l'Italia "appare sempre più esposta" alla minaccia jihadista a causa dei rapporti con Israele e Usa e di eventi straordinari come il Giubileo anche se non sono ancora emersi riscontri. La relazione segnala "un inquietante salto di qualità strategico della sfida posta dal terrorismo internazionale": a un arretramento sul piano militare del Califfato è corrisposta una "proiezione extraterritoriale" di tipo terroristico. Questi ultimi hanno evidenziato "forme di coordinamento orizzontale flessibile - seppure stabile e continuativo grazie anche alle comunicazioni su social network e chat criptate - tra una 'direzione centrale', presente in territorio siriano o iracheno, e cellule delocalizzate, chiamate a gestire in autonomia i dettagli della pianificazione operativa, calibrando logistica, obiettivi, tempi e luoghi secondo capacità ed opportunità". Gli attori principali della minaccia - I pericoli vengono soprattutto dai jihadisti individuali che si radicalizzano sul web; da lupi solitari e microcellule presenti in Occidente; da foreign fighters di ritorno. Un "ulteriore ele-mento di pericolo" arriva poi dal rischio emulazione degli attentati francesi, portati avanti contro 'softtarget' per i quali "è impensabile poter assicurare la protezione fisica"."La minaccia così delineata - osserva la relazione - che può concretizzarsi per mano di un novero diversificato di attori, rende il 'rischio zero' oggettivamente impossibile".