Tema di meditazione per la “sinistra”: Renzi e il “suo” Pd sono l’altra faccia della medaglia dei “compagni che sbagliano”?

Matteo Renzi ci prova a riconquistare il popolo della sinistra e lo fa istrionicamente attraverso il tema dei migranti, unico argomento sul quale l'Italia con tutte i suoi errori e le sue contraddizioni, ha marcato la differenza dal resto d'Europa e non sull'onda dell'emozione della foto del piccolo Aylan, il bimbo siriano morto a tre anni in mare. Immagine choc che, tra l'altro, Matteo Renzi ha brandito durante il suo discorso alla Festa nazionale dell'Unità di Milano, per ribadire l'impegno e la solidarietà del governo verso chi cerca una vita libera: "Non c'è il Pd contro la destra, ma gli umani contro le bestie", ha detto Renzi facendo il pieno di applausi . "Non si tratta di buonismo, ma di trovare soluzione ai problemi. Non rinunceremo mai a salvare una vita umana per qualche voto in più". "Se si dice che il modello è l'Ungheria di Orban - ha detto rispondendo polemicamente a Grillo - noi rispondiamo che siamo orgogliosi di essere una cosa diversa". Il Mediterraneo, ha continuato il premier-segretario "è il centro di tutto. In Siria e in Libia qualche errore la comunità internazionale l'ha pur fatto, la politica estera è una cosa seria". Insomma Renzi riaffermando il suo "esser di sinistra" (perchè "umanitario") ha cercato di ricucire lo strappo con parte della base del Pd, almeno sul tema sul quale sapeva di 'sfondare una porta aperta', ma non ha ceduto di un millimetro sulle altre questioni, su cui crescono timidamente i distinguo nelle basa del partito. Dalle tematiche sul lavoro a quelle sulla scuola, fino alle riforme costituzionali, in molti nel Pd e non solo sono quelli legati alla vecchia guardia, ma anche nella società civile rimproverano a Renzi di operare politiche non certo nel solco di quelle tradizionali della sinistra. Insomma l'accusa è di essere un "compagno che sbaglia", lo stesso modo nel quale venivano etichettate le Brigate Rosse almeno fino al momento in cui queste trucidarono Guido Rossa, il delegato della Fiom di Genova, reo di aver denunciato la presenza di Br in fabbrica.  Paragone ardito, forse esagerato, perchè il Pd renziano non uccide nessuno, ma il dubbio su quale potrà essere il "caso Guido Rossa" che metterà a nudo il renzismo è un'iperbole troppo ghiotta per non essere usata. Chissà se la prova che il governo Pd-Ncd (e "frattaglie") non possa per sua stessa natura rompere l'incompatibilità palese fra interessi popolari e interessi di quei ceti che i diritti di lavoratori e classi sociali meno abbienti hanno sempre osteggiato, potrà davvero essere questa. Una prova che potrebbe arrivare  non solo dalla storia, come sarebbe naturale solo se non vi fossero amnesie perniciose collettive, ma anche dalle parole del tifoso più sfegatato di Renzi. Ci riferiamo a Sergio Marchionne che ha  pronunciato parole di elogio al renzismo da Monza, a margine del Gran Premio di Formula uno. Quelle parole esagerate, dette forse per il fatto che il manager ha delle scarse simpatie anche per la lingua italiana oltre che per l'Italia, potrebbero infatti fare più danno che beneficio alla credibilità del premier. Renzi, come tutti i narcisi del potere, si compiace degli elogi e dei complimenti a tal punto da crederci, nella speranza inconfessabile che per sempre gli italiani  guardino il dito e non la luna che sta dietro. La nuova eclatante investitura da parte del manager Fiat, che molti evidentemente in mala fede o colpiti da sindrome di “Tafazzi” continuano ad osannare per le sue politiche industriali (che hanno quasi azzerato il settore dell'auto nel nostro paese), vuol essere la ciliegina sulla torta messa su politiche che, con la scusa della modernizzazione, cambiano sì le cose nel paese, ma a beneficio di pochi e a nocumento di molti. Quel tipo di campagne di sostegno a Renzi sono come le sue politiche, in realtà dei sonniferi, delle droghe mediatiche, che prima ti intorpidiscono, poi ti addormentano promettendo un risveglio felice, ma poi invece quando riapri gli occhi scopri che non è stato solo un incubo, ti ritrovi più povero, senza tutele e con il sedere stranamente dolorante. Vediamo cosa ha detto Marchionne: "Bisogna dare a Renzi più tempo e supporto, penso che lui sia la migliore speranza che l'Italia ha di entrare nel Ventunesimo secolo e progredire". "Penso che Renzi abbia realizzato progressi fenomenali per un Paese che è stato così riluttante al cambiamento. Ho avuto a che fare con questo Paese per circa 12 anni e non ho mai visto qualcuno con la dedizione e l'intensità che lui ha mostrato nell'ultimo anno e mezzo". Parole di elogio che uno come Marchionne si pensava potesse dire solo allo specchio, e che lasciano  di sasso proprio perchè indirizzate al leader del partito erede storico della sinistra italiana e della sua storia. Una storia certo irta di errori, ma autenticamente legata ad interessi di classe. Stride che il segretario di tale partito riceva simili 'endorsement'. E' la palese dimostrazione che molti provvedimenti dell'attuale Governo sono sbagliati, o meglio facciano il contrario di quello che dicono di voler fare: nel paese dei conflitti d'interesse che gli interessi della maggioranza dei cittadini possano davvero coincidere con quelli dei detentori della maggioranza della ricchezza (non sempre ottenuta con il sudore della fronte), appare una chimera alla quale è difficile credere. Intendiamoci non si tratta di dire quali siano le politiche buone o cattive, ognuno le misurerà secondo il suo personale metro di interessi o ideologie, ma l'imbroglio è inaccettabile. Del resto appare chiarissimo che esista un “inciucio” fra Renzi e l'imprenditoria italiana, tanto che chi lo sostiene in quel mondo non ha nessun problema nel mostrarsi a braccetto con lui nè ad osannare le sue politiche. Ma non pensiamo male: non vi sono oscuri accordi, nessuno ha "comprato" Renzi, più semplicemente Matteo Renzi ha fin dall'inizio sbagliato partito. O meglio, ci ha visto benissimo in Toscana quando salì sul carro del più forte per bruciare le tappe ma, finchè faceva il sindaco il suo vero volto da democristiano - in realtà scarsamente progressista - era facilmente occultabile, ma da premier le cose sono diverse e la scelta è stata quella, non di cambiare se stesso, ma il partito che, in perniciosa crisi d'astinenza da "vittoria" elettorale, si è lasciato travolgere dagli annunci del "fare" di Renzi, senza chiedersi per "fare che cosa".  Nessuna mascheratura infatti nel modo di agire e di parlare da parte del premier che evidentemente nel suo delirio di onnipotenza guascona, pensa che la voglia di vincere dei militanti del Pd prevalga per sempre sui contenuti da realizzare con quella vittoria.  Fino ad oggi sembra aver avuto ragione, ma il futuro potrebbe riservare delle sorprese. C'è la possibilità che tanti suoi "innocenti"  sostenitori di ieri e di oggi escano dallo stato di trance, di ubriacatura del presunto potere conquistato e trovino la consapevolezza che Matteo Renzi risponde ad interessi che non sono di certo quelli dei ceti sociali che gli hanno garantito, prima di vincere le primarie e, poi, di compiere il golpe bianco con il quale è stato sostituito Enrico Letta. Speriamo solo che questa consapevolezza non arrivi troppo tardi, quando a welfare smantellato e diritti ridimensionati, a rottamare Renzi, diventato a quel punto inutile idiota,  saranno proprio gli attuali sostenitori “contronatura” che troveranno conveniente scaricare l'ex sindaco di Firenze e far finire l'opera di macelleria sociale ad un nuovo leader che nel frattempo il centrodestra potrebbe aver assemblato, magari  attraverso la trasformazione del M5s. Le grandi manovre nel movimento di Grillo e Casaleggio per diventare partito mascherato sono già in corso è potrebbero essere utili proprio a questo.

Fabio Folisi