Quando Miramare e Porto vecchio, meravigliavano i viaggiatori

PortoSulla scia della visita del ministro Franceschini a Miramare e al Porto vecchio di Trieste, e nell’ottica del degno recupero dei siti promesso da Roma, ecco alcune impressioni sui luoghi riportare dai viaggiatori del Grand Tour nel corso del XIX secolo.

Furono molti i viaggiatori del passato a restare incantati dalla bellezza di Miramare e dal traffico del Porto triestino. E in particolare lo furono i viaggiatori polacchi che, venendo in Italia nel corso dell’Ottocento, venivano accolti nel nostro territorio dai fasti dell’impero asburgico. Ecco alcuni commenti tratti dai diari di viaggio originali e tradotti nel volume “La Porta di Italia, diari di viaggiatori polacchi dal XVI al XIX secolo” di Lucia Burello e Andrzej Litwornia.
Scrisse il letterato e filosofo, Stanislaw Karwowski nel 1872: «La residenza di Miramare, che fu dello sfortunato Massimiliano fratello dell’Imperatore Francesco Giuseppe, è davvero graziosa. Personalmente, se avessi posseduto un simile castello e un sì bel parco, non avrei ceduto alla tentazione dell’insicura corona imperiale del Messico. Nel castello, costruito proprio sulla riva del mare secondo il disegno dello stesso Massimiliano, dalla morte del proprietario nulla è cambiato. Il soffitto dello studio del “nostro” fu tolto dalla cabina della nave “Novara” con la quale, Massimiliano, fece il giro attorno al mondo. I ricordi portati da questo viaggio adornano le stanze e i corridoi del castello nel quale ammiriamo anche bellissimi quadri. La stanza dove Massimiliano accettò la corona dalle mani degli ambasciatori messicani ci trasmise un sentimento di tristezza.
Il parco, realizzato secondo una sua idea, è meraviglioso: come doveva sentirsi felice mentre vi passeggiava con la moglie che lo adorava e che ora, con turbamento dei sensi, conduce angosciosa e solitaria esistenza nel castello Bouchout in Belgio. Così passa la felicità. Adesso a Miramare regna un silenzio sepolcrale, appena interrotto dal breve soggiorno di qualche membro della famiglia imperiale». po
Il Vicario della chiesa parrocchiale di Leopoli, Otton Holynski, in pellegrinaggio in Italia nel 1877, a proposito del porto di Trieste osservò: «Dopo aver superato il bel palazzo dell’Imperatore Massimiliano a Miramare, e poi apparsa Trieste con il suo superbo porto nel quale dondolavano centinaia di navi».
Il deputato al parlamento galiziano, e rettore alla facoltà di Teologia a Cracovia nel 1883, Jozef Sebastian Pelczar, aggiunse: «A Trieste, la cosa più interessante è il porto. Spazioso, sicuro, offre rifugio anche alle navi più grandi e, infatti, ogni anno ne arrivano più di 15 mila. Sopra il porto e il canale si snoda una fila di edifici che servono soprattutto come magazzini ai mercanti e, tra questi, si distingue il Targesteum, sede degli uffici della famosa compagnia di navigazione a vapore chiamata Lloyd. Approfittando di un momento libero, ho fatto una camminata lungo il canale del porto. Che movimento! Che chiasso! Lì, i marinai abbronzati, scaricano la merce orientale cantando al ritmo del lavoro e issano l’ancora preparandosi per la partenza. Da una parte fischia la macchina a vapore, sul ponte si accalca una marea di viaggiatori mentre, da un’altra parte, nubi di fumo annunciano l’arrivo di una nave. Dio mio, ho pensato, guarda come la gente si prepara con cura solo per affrontare un breve viaggio, mentre al viaggio verso l’eternità non ci si pensa mai e nessuno si prepara!».
popoIl patriota Henryk Bogdanski, che passò per Trieste nel 1826 nel tentativo di raggiungere la Morea per combattere al fianco dei greci insorti contro i turchi, sul porto scrisse molte pagine di grande trasporto, ne segnaliamo alcuni passaggi: «Le navi solitamente partono di notte e, prima di salpare, salutano il porto con due spari di cannone. Durante il nostro soggiorno abbiamo contato più di 400 navi di diverse nazioni, ma le più belle e le più grandi erano quelle americane e inglesi. Nelle domeniche e durante le festività vi appendono i guidoni che, nei giorni feriali, sono nascosti affinché il sole e la pioggia non li lambisca. (…) Tra il gran numero di persone che si trovano sulla difesa muraria del porto, alla vista delle navi in arrivo alcune gioiscono, altre, invece, con l’aiuto dei cannocchiali, cercano di indovinare a quale nazione appartiene il nuovo ospite; quando finalmente la nave attracca, fanno festa i proprietari delle merci, la gente è avida di notizie e l’ufficiale di polizia, con alcuni aiutanti prende in consegna dal capitano le carte e i passaporti dei nuovi arrivati. Per completare la descrizione del porto bisogna precisare che Trieste è soltanto un porto mercantile. Le navi da guerra, infatti, hanno le loro basi a Venezia e se qualche nave militare giunge a Trieste, non può avvicinarsi alle banchine ma deve ancorare a una certa distanza, in mare aperto, attendendo il suo destino.
(…) Oggi decidono lo zucchero e il caffè, e in questo senso il primo mercato in Europa è l’Inghilterra, il secondo l’Olanda, il terzo Amburgo e, subito dopo, arrivano Le Havre, Trieste e Anversa. Manca poco, però, che Trieste diventi come Amburgo!». por

«Il porto, come a Genova, è circondato dalle colline adorne di ville, tra le quali, le più importanti, erano dei Sartorio, degli Zanchi e dei Fontana. – sono le impressioni della spia, Jozef Ignacy Kraszewski in viaggio a Trieste nel 1858 - (…) Coraggiosamente siamo andati per le larghe strade della città nuova, costeggiata dai grandi edifici costruiti con non poca presunzione architettonica. Sulla riva del mare, al porto, il movimento era grande e siccome avevano attraccato lì moltissime navi, si vedevano i marinai caricare e scaricare le grandi casse mentre il profumo dei gigli e delle rose, che venivano venduti in enormi ceste, si mescolava curiosamente all’odore di catrame e ad altri odori tipici del porto».