Per i figli, la famiglia luogo delle certezze

E chi l’ha detto che i nostri figli si fidano più degli amici, anche di quelli virtuali conosciuti su Facebook, che dei genitori, pur se brontoloni e mai contenti? Un’indagine condotta dalla Doxa su un vasto campione di ragazzini italiani tra i 14 e i 17 anni dimostra che è vero il contrario. Sorprendente anche perché ben il 60% ha risposto così. Spontanea una conclusione: pur essendo profondamente cambiata negli ultimi anni, la famiglia resta per i nostri figli il luogo delle certezze. La fiducia in papà e mamma non contrasta col bisogno di battagliare con loro, preferendo un loro ‘no’ a un ‘sì’ con noncuranza detto da un altro.

Quando il ragazzino (e avviene spesso) afferma che i genitori sono “una rottura”, possiamo quindi considerarlo addirittura un complimento. Da parte dei grandi dovrebbe a questo punto esser accolta con più attenzione la richiesta di maggior dialogo.
Non ci sono problemi-tabù da esser messi in un cantuccio in famiglia, specialmente quelli legati alle problematiche del mondo di oggi: droga, sesso, alcolismo, gioco d’azzardo e omosessualità in primis. Tanto più i temi religiosi, che interessano molto i giovani.
Sei adolescenti su 10 preferiscono dialogare (e confidarsi) con papà e mamma piuttosto che con amici reali e di lunga data (34%), fratelli e sorelle (20%), insegnanti, allenatori di calcio, sacerdoti della parrocchia e amici virtuali (2%).
Questo potrebbe voler dire che i nostri ragazzi utilizzano la Rete soltanto per non rimanere soli.
Se le vicende delle baby-squillo dei Parioli e dei ragazzini che si prostituiscono a Genova ci forniscono l’immagine di una generazione di sbandati e senza valori, la realtà – nella stragrande maggioranza – è fortunatamente ben diversa
Sempre più solitari: il 62% non è mai stato in oratorio, il 67% non ha mai fatto volontariato (meglio però le femmine dei maschi), l’89% non si interessa di politica e il 76% non ha mai frequentato centri di aggregazione.
Cosa vogliono? Uno su tre (34%) più tempo per stare in famiglia, analoga percentuale per quelli che desidererebbero più autonomia, il 24% maggiori possibilità di dialogo e appena il 13% più soldi. Naturalmente non sorprende che il 73% non rinuncerebbe al telefonino.
Non è comunque una generazione cui piace fare cose trasgressive, è abbastanza competitiva e ritiene che fuori dal nostro Paese vi siano maggiori opportunità. Infatti la maggioranza si dice pronta ad andare all’estero quando se ne presenterà l’occasione.
Lo spregiativo epiteto di ‘bamboccioni’ frettolosamente appiccicato da un ex ministro alle nuove generazioni pare proprio fuori luogo. Sì, vogliono stare di più in casa con i genitori. Ma non perché sono amanti dell’ozio, ma in quanto non riescono a trovare lavoro (e la crisi economica non è certo colpa loro) e perché cercano più occasioni di dialogo fra le mura di casa. E questo non è certamente un male.

Luciana Marina Bernes

lmbernes@alice.it