Nuovi e vecchi nazismi in Europa e nell’Islam

Meglio tardi che mai, l'ex contabile di Auschwitz Oskar Groening solo oggi sotto processo, dopo 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale chiede perdono: sapevo di camere a gas, dice. Si tratta di un ex ufficiale delle Ss, conosciuto appunto come il "contabile" di Auschwitz. Nel corso del processo a suo carico che si è aperto vicino ad Amburgo, l'uomo ha ammesso di essere "colpevole moralmente" per lo sterminio nei lager nazisti e ha chiesto "perdono". "Per quanto mi riguarda non vi è alcun dubbio che io condivida questa responsabilità", ha detto il 93enne ai giudici, riconoscendo che era consapevole che gli ebrei venissero uccisi nelle camere a gas. "Vi chiedo perdono", ha detto pubblicamente, davanti ad alcuni sopravvissuti dei campi di sterminio. "Ora dovete decidere della mia colpevolezza legale". Fin qui i fatti odierni e sicuramente, se si dovesse aprire un dibattito, spunterebbero tesi di ogni tipo, da quelle revisionistiche e negazionistiche, a quelle buoniste sul perdono per raggiunti limiti di età. Qualunque sia la fine del signor Oskar Groening, il pericolo è invece è che i fatti generati dal nazifascismo si sigillino in un ricordo lontano. Invece è estremamente importante che non cali l'oblio su quanto accaduto 70 anni fa. A pochi giorni dal 25 aprile questo vale perfino di più. C'è il rischio sempre più concreto che questa data commemorativa diventi solo un numeretto rosso sul calendario, un festivo buono per le gite fuori porta. E' assolutamente fondamentale uscire dalle logiche commemorative e aprire delle riflessioni sulla natura del fascismo e del nazismo, riflessioni non solo di carattere storico perchè in realtà in momenti di crisi economica ed occupazionale come quelle che si stanno pasticciosamente affrontando, il pericolo di certe regressioni torna sempre attuale. La preoccupazione è quella di esorcizzare l'idea che sembra venire avanti come fosse storia antica, e che il nazismo, il fascismo, lo stesso olocausto si interiorizzino come qualcosa di estraneo alla nostra identità attuale; un male assoluto lontano, commesso da mostri, talmente orrendo da non poter essere compreso né spiegato e soprattutto irripetibile. C'è chi cerca di fare passare l'idea che la Shoah, sia stata tutta colpa solo di Adolf Hitler, ponendo così un velo, una cortina fumogena sulle dinamiche che produssero nazismo e fascismo e sulle responsabilità della popolazione. Queste furono enormi, ma non più di tanto per l'adesione al progetto politico del fascismo o del nazismo (sulla carta voleva essere una sbagliata alternativa radicale alla democrazia e ai valori della società borghese: uguaglianza, libertà e solidarietà), bensì per il ruolo successivo dell'indifferenza, del far finta di nulla, del rinchiudersi nell'individualismo più esasperato o in quello di piccoli gruppi coesi dall'odio. La stessa indifferenza che possiamo leggere oggi in molte persone quando, ad esempio, si parla dei fenomeni dei profughi in fuga dalle guerre o delle morti in mare o della presenza dei Rom strumentalizzati da chi sposa il programma della paura come sua linea guida politica. Paragoni arditi qualcuno dirà, forse, ma anche gli ebrei, come oggi Rom e immigrati, erano tradizionalmente malvisti in molti strati popolari, per ragioni religiose e culturali, e si prestavano perfettamente a simboleggiare tutto ciò che c'era di odioso, terribile e minaccioso nel mondo. Insomma un ottimo capro espiatorio sul quale puntare per avere voti e consensi. Era ed è molto semplice e molto efficace dal punto di vista propagandistico additare il nuovo “nemico” della società, la causa di tutti i mali, si poteva materializzare oggi come ieri un fantasma per raccogliere consensi. Un nuovo nemico per di più con sembianze materiali, più semplici da riconoscere di quelle semplicemente ideologiche o religiose. Indicando nell'ebreo allora e nell'immigrato oggi, il male assoluto, il pericolo terroristico, si riesce a personificare l'odio allontanandolo dalla realtà dei veri responsabili del proprio stato di indigenza, di precarietà o di povertà più o meno percepita. Fra l'altro c'è una seconda costante che non dobbiamo dimenticare relativamente ad alcuni nascenti movimenti popolari di estrema destra in tutta Europa, non possiamo e dobbiamo dimenticare che i campi di concentramento e di sterminio non hanno riguardato solamente gli ebrei. Il totale dei morti nei campi infatti potrebbe superare i dieci milioni se aggiungiamo tutti i perseguitati dal regime nazista: zingari, oppositori politici ed emarginati sociali. Una storia che si ripete. Se degli anni bui del secolo scorso si può parlare forse di un buco nero dell'umanità, di un regresso della civiltà, siamo certi che lo stesso buco non si sia chiuso, è rimasto latente pronto a riaprirsi e farci sprofondare nel dramma di un nuovo oscurantismo. In realtà quello che chiamiamo fascismo e nazismo furono una drammatica espressione della civiltà moderna, dell'industrializzazione, dello sviluppo della scienza, della tecnica e perfino di una certa cultura storica e per questo è un alchimia che si può ricreare. I gerarchi nazisti e fascisti che certa letteratura descrivono come mostri, così da esorcizzare il fenomeno nelle paure ancestrali, erano in realtà persone normali. Hitler era megalomane, quanto se non più di Mussolini, ma non erano certo pazzo, era lucido esecutore di un pensiero umano portato alle estreme conseguenze. Fossero stati tutti pazzi li dovremmo retrocedere nelle corsie di un manicomio e quindi non punirli, neppure storicamente, perchè incapaci di intendere e volere. Insomma l'eccezionalità e la mostruosità dello sterminio degli ebrei, così come la repressione assoluta dei popoli, non era frutto di follia ma di una estrema tangibile manifestazione di quella ideologia. Il pericolo anche oggi sta proprio nella sua modernità: nell'uso della burocrazia, nella impersonalità dei compiti, nella tecnologia utilizzata, nell'enfasi sugli aspetti medici, tecnici e scientifici che utilizzava. Non era una violenza da barbari primitivi in preda a raptus omicidi, era una pianificata catena di montaggio dell'annientamento del diverso, la stessa che qualcuno vorrebbe, utilizzando sempre l'indifferenza, usare pianificando lo sterminio attraverso la chiusura sigillata delle frontiere di terra e di mare. Che sia il Mediterraneo il nuovo Auschwitz, non serviranno neppure il forno crematorio o il filo spinato. Ma ancora di più, quanto sta avvenendo in molti paesi africani o in medio oriente o più in generale nel mondo islamico con l'avvento del sedicente califfato nero, non ricorda forse le dinamiche del nazismo? Cambiano i simboli, gli idoli, ma non i concetti di sopraffazione. Insomma siccome la Shoah non è stata fatta da mostri ma da una eccezionale combinazioni di fattori delle società moderne, non è affatto escluso che qualcosa di simile si stia ripetendo anche in Paesi che abbiamo sempre considerato non al livello culturale dell'occidente e che invece, almeno nella pianificazione del terrore, ci stanno raggiungendo alla grande. Le recenti guerre a sfondo etnico religioso e nazionaliste, comprese quelle in Bosnia ed Ucraina, ci ricordano tragicamente l'attualità della storia. Il progetto di Hitler era di ridisegnare la mappa etnica dell'Europa secondo una concezione del mondo diviso in razze. Gli ariani avrebbero dominato; gli slavi sarebbero stati gli schiavi addetti ai lavori forzati, tutto l'est ridotto ad una colonia della Germania da sfruttare e i popoli raggruppati e spostati a seconda delle etnie. Gli ebrei, prima che si decidesse la soluzione finale dovevano finire esiliati in un'isola africana il Madagascar. I'Isis non vuole forse fare lo stesso? Anche i seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi come i nazisti utilizzano una organizzazione interna che porta alla distruzione morale dei popoli assoggettati, dei prigionieri. L'impressione, guardando filmati sulle esecuzioni dell'Isis è che i terroristi islamici utilizzino, esattamente come nei lager nazisti, gli stessi metodi di annientamento dell'uomo prima di mandarlo a morte. I tanti milioni di ebrei e zingari uccisi nei campi di sterminio erano numeri, non speravano più, non sognavano più quando andavano a fare l'ultima doccia, così come i prigionieri in tuta arancione, non si ribellano più quando i loro carnefici li fanno inginocchiare per sgozzarli.