Migrazioni: Egoismi nazionali e indifferenza, è questa l’Europa dei popoli che volevamo?

Sulla questione migranti e profughi, così come del resto sulla vicenda Grecia, l'Europa a perso le occasioni di riaffermare concretamente i propri valori, le eredità culturali, religiose e umanistiche emerse in centinaia di anni di storia. Così ogni teoria che vorrebbe la Ue come manifestazione concreta di volontà dei popoli di superare le antiche divisioni per forgiare il loro comune destino, pur restando fieri della loro identità e della loro storia nazionali, è ancora una volta naufragata nel piccolo mare delle politiche elettoralistiche e in quegli interessi economici che fanno capo a una potente élite di capitalisti poco avvezza a dividere potere e finanze. La Ue è coesa solo quando si tratta di salvare un sistema bancario che nella sua perniciosa violenza rappresenta gli interessi di pochi e ceca di utilizzare i molti come marionette, utili idioti da manipolare a ogni elezione a ogni clamorosa necessità mediatica. Come volevasi dimostrare infatti il vertice straordinario europeo sull'emergenza profughi nel Mediterraneo si è tradotto in un mezzo flop per l'Italia. Certo i governi europei rafforzeranno il dispositivo di salvataggio in mare, Triton e Poseidon, con mezzi aeronavali e relativi fondi ed almeno la spesa non ricadrà tutta sul contribuente italiano, ma non sono disposti a sobbarcarsi il carico e il numero dei profughi una volta portati sulle coste. Insomma restano attivi i protocolli “Dublino” tanto che i migranti continueranno ad arrivare sulle coste italiane e quindi sarà l'Italia a dover sobbarcarsi il peso e l'onere della loro identificazione e della concessione dello status di rifugiato. Del resto le norme marittime militari e civili, oltre alle procedure standard delle operazioni navali congiunte, prevedono che in mare si agisca come sulla terraferma, in caso di soccorso si sbarcano i naufraghi nel posto sicuro più vicino. In questo caso, non considerando la piccola Malta, saranno Italia e Grecia a dover sostenere il supporto logistico all'operazione. Di conseguenza le regole sull'arrivo nell'Unione europea di migranti e fuggiaschi entrano immediatamente in azione e rispondono al famigerato protocollo di Dublino, il quale obbliga il paese di sbarco all'identificazione tramite foto segnaletica, registrazione delle impronte digitali e soprattutto, nel caso che voglia concedere accoglienza perchè obbligata dalle norme internazionali sulla tutela delle persone perseguitate, a farlo sul proprio territorio. Andrebbe poi chiarito questo sofismo della differenza fra profughi e migranti. Certo non tutti quei che arrivano sfuggono a da guerre e persecuzioni, gli altri sfuggono dalla fame. Questi come li consideriamo? Dei furbetti o esseri umani che cercano di migliorare le loro drammatiche condizioni di vita. Un dilemma che avevano anche gli Usa quando l'immigrazione era quella italiana, la scelta fu quella di regolare gli ingressi non di ributtare a mare tutti. Ed invece l'Europa pensa di fare altro, lasciando però che il lavoro “sporco” lo facciano altri. Facemmo così anche noi in epoca Gheddafi, si pagò quel dittatore per tenerci lontano i barconi dalle coste, poco importava se i migranti morivano in campi di detenzione fra indicibili stenti o addirittura respinti nel deserto del Sahara lasciandoli a morte certa. Oggi l'Europa ricca fa lo stesso con l'Italia. Un poco di soldi ed arrangiatevi. L'immigrazione per loro non è argomento comunitario, ma lasciata ai singoli governi, un paese può anche non concedere questa accoglienza, a meno che non si tratti del diritto di asilo codificato dalle Nazioni Unite. Dunque non ci sarà nessuna redistribuzione del numero di migranti tra Italia e altri paesi, come ci si era illusi di ottenere. L'Italia ha però il diritto di rimandare questi migranti al paese di provenienza, una volta soccorsi e identificati. Certo più teoria che pratica, viste le pressioni umanitarie, civili e religiose e speriamo anche la coscienza umanitaria che qualcuno chiama “buonismo” e che è invece frutto dell'evoluzione della nostra cultura, che forse non è omogenea in tutto il Paese, ma che è sicuramente patrimonio della maggioranza. Così c'è il rischio concreto di vedere centinaia di persone in cerca di un futuro migliore affollarsi in un paese che se non opera scelte coraggiose di integrazione non è certo in grado di sostenerne il peso. Fra l'altro secondo il detto “cornuti e mazziati” fino ad oggi, figuriamoci da domani con arrivi possibili ancora più consistenti, i paesi nord-europei, in particolare Germania e Svezia, si sono convinti che l'Italia abbia agito finora in maniera disinvolta, non identificando volutamente i migranti e agevolandone l'invio oltre frontiera. Roma si è sempre difesa da queste accuse affermando che l'Italia è solo un punto di sbarco, che è la gran parte dei fuggiaschi a dichiarare di volersi dirigere altrove e a sfuggire appena possono ai controlli identificativi prima, dichiarando false o inesistenti generalità, per poi fuggire ed attraversare le frontiere. I dati parlano chiaro sono già stati migliaia i respingimenti verso l'Italia, non verso i paesi di provenienza che sarebbe troppo costoso, ma verso il paese che li ha “accolti” per la prima volta sul territorio Ue. In genere proprio l'Italia. Insomma all'indomani delle stragi tutti a stracciarsi le vesti, ma poi ci si limita all'obolo economico per garantire il salvataggio e mettersi la coscienza in pace, ma si dice no alla richiesta di Italia e Grecia di offrire un servizio unico di accoglienza e identificazione a nome degli altri 26 paesi dell'Unione. Al contrario, incombe ora sulle autorità italiane, in particolare sul Viminale, l'arrivo di funzionari della Ue con il compito di "affiancare" la polizia e le autorità doganali nelle procedure di identificazione evitando quella che viene considerata da Tedeschi & c una italica furbata. Il risultato è che i dati verranno inseriti direttamente nelle banche dati europee, ma non per l'accoglienza, ma per la cacciata. Sarà più facile rispedire in Italia migranti scovati in Germania o Danimarca. Insomma l'Europa ha deciso di rimboccarsi le maniche nel soccorso, avendo su quel punto la coscienza sporca, ma il peso dei clandestini depositati sulle coste italiane resta sul nostro paese, il quale potrà appunto regolarsi come crede, ma nei limiti di “Dublino”. Senza contare che in tutto il Nord Europa è in corso una revisione delle politiche di immigrazione, sia in termine di concessione dei visti, sia dei sussidi di welfare non certo al rialzo. A parziale giustificazione di questo comportamento, che è simile fra centrodestra e centrosinistra praticamente in tutti i Paesi, la forte presenza di immigrati già presenti ed arrivati nel corso degli anni in Germania, Svezia, Danimarca, Olanda e Gran Bretagna, che hanno quote di presenze superiori percentualmente all'Italia e che provocano una pressione politica enorme. Per non parlare della Francia. Il boom dei partiti nazionalisti o xenofobi testimonia tutto questo. Ma non c'è bisogno di guardare alla Scandinavia per comprendere la natura del fenomeno, basta guardare alla Lega Nord che sul gioco della paura del diverso sta basando le proprie fortune elettorali. Questo peerchè gli è sttao lasciato spazio culturale e politico, l'Italia non ha mai affrontato sul serio la questione immigrazione in termini razionali, per esempio ragionando e facendo ragionare i cittadini sui benefici anche economici e demografici prodotti sul medio periodo dagli immigrati regolari, e sui relativi costi-benefici in termini di welfare. Ha invece preferito soffermarsi sull'accoglienza, sull'emotività, sull'emergenza o d converso sulle politiche di repressione e criminalizzazione. Ma se all'origine c'è uno stesso fenomeno di trasferimento dal Sud al Nord del mondo, l'immigrazione, l'accoglienza, il soccorso sono aspetti molto diversi. E' ora che tutti parlino chiaro e che non si giochi sulle questioni fruttando emotività e senso di carità laica o cattolica da un lato o agitando lo spettro delle paure del diverso, dello straniero che arriva per rubare casa e lavoro ai poveri italiani o addirittura per massacrarci sull'uscio in nome del califfo nero. Sarebbe il caso che anche a costo di scelte impopolari si cominciasse ad aver il coraggio di parlare chiaro, ai cittadini, ma anche all'Europa, a costo di dire chiaramente che se la Ue è quella delle sole banche, forse meglio sfasciarla questa unità. Onestà del governo Renzi sarebbe quella non di evidenziare solo il bicchiere mezzo pieno dei denari ottenuti per il salvataggio agtandolo come un trofeo ottenuto dal premier. Servirebbe avere il coraggio di dirlo con chiarezza che il resto di quanto deciso nel consiglio straordinario Ue è solo la solita virtuale promessa, con l'apertura di “tavoli” e il contentino che ad occuparsene, ma senza alcun potere reale, sarà l'Italiana Mogherini. Questi sono specchietti per le allodole. A spiegare che l'accordo non è soddisfacente non è stato quindi un governo Renzi che sembra coraggioso solo quando è il caso di strapazzare la minoranza del Pd e neppure più di tanto le opposizioni che temono di dover poi fare qualche discorso ed impegno serio sul tema, a farlo è arrivato il giudizio della Santa Sede: “Non siamo soddisfatti di questo accordo. Qualcosa è stato fatto, come il finanziamento dell’operazione Triton, ma così non si risolve il problema. Servirebbe un programma a lungo termine, una politica delle migrazioni seria”. L'affermazione è del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti. “L’atteggiamento della Gran Bretagna, ad esempio, è molto egoistico, ha detto l'alto prelato, hanno risposto con un no secco all’accoglienza”. “Tutti sono disposti a dare soldi, basta che non vengano a disturbare nel proprio Paese. Ma non è questa la soluzione”. Il presidente del dicastero vaticano è anche contrario all’intenzione di eliminare le imbarcazioni, sotto l’egida dell’Onu, con azioni mirate nei Paesi africani: “Bombardare in un Paese è un atto di guerra. Poi a cosa mirano? Solo ai piccoli battelli dei migranti? Chi garantisce che quell’arma non uccida anche le persone vicine, oltre a distruggere i barconi? E poi, anche se fossero distrutti tutti i battelli, il problema dei migranti in fuga da conflitti, persecuzioni e miseria continuerà ad esistere. E’ inutile bombardare le imbarcazioni, le persone disperate troveranno sempre sistemi per fuggire: faranno altri barconi, passeranno via terra”. Secondo il cardinale Vegliò ”sarebbe un prestigio per l’Europa far vedere che è in grado di risolvere il problema delle migrazioni”. Invece, a suo avviso, l’Ue “è una unità economica, finanziaria ma non ha una politica estera comune. Quanto conta l’Europa in Medio Oriente o in Africa o in America Latina? Niente. Contano i singoli Paesi: i legami della Spagna con l’America Latina, della Francia con l’Africa o con il Medio Oriente”. L’Europa, conclude, “è un progetto bellissimo ed entusiasmante ma mi sembra che oggi sia molto egoista, stanca, abbia perso i suoi valori cristiani”. Una bocciatura senza appello alla quale si è aggiunta, anche se limitatamente alla possibilità di un operazione militare in Libia, quella del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon: "Non esiste una soluzione militare alla tragedia umana che sta avvenendo nel Mediterraneo. Sono cruciali canali legali e regolari di immigrazione". Il numero uno dell'Onu oggi in Italia sarà accolto dal premier Matteo Renzi che pare lo porterà sulla nave San Giusto nel canale di Sicilia mentre poi martedì Ban Ki-moon sarà in Vaticano da papa Francesco. Ban Ki-moon in un intervista al quotidiano “la Stampa” l'ha detto chiaro: “il Mediterraneo sta diventando rapidamente una mare di miseria per migliaia di migranti, e c'è urgenza di affrontare la loro situazione disperata. Il focus principale delle Nazioni Unite è la sicurezza e la protezione dei diritti umani dei migranti e di coloro che chiedono asilo. È cruciale che la concentrazione di tutti sia su salvare le vite, inclusa l'area libica delle operazioni di ricerca e soccorso, che è quella da cui vengono la maggioranza delle richieste di aiuto. La sfida non riguarda solo il miglioramento dei soccorsi e dell'accesso alla protezione, ma anche assicurare il diritto all'asilo del crescente numero di persone che in tutto il mondo scappano dalla guerra e cercano rifugio". “I loro viaggi - ha proseguito Ban ki moon- sono carichi di rischi, inclusa la discriminazione, la violenza e lo sfruttamento, e hanno bisogno della nostra protezione nella loro ora di maggior necessità. Non c'è una soluzione militare alla tragedia umana che sta avvenendo nel Mediterraneo. È cruciale un approccio complessivo che guardi alla radice delle cause, alla sicurezza e ai diritti umani dei migranti e dei rifugiati, così come avere canali legali e regolari di immigrazione. Le Nazioni Unite sono pronte a collaborare con i nostri partner europei a questo fine. Ho preso nota delle recenti discussioni su tali temi avvenute nell'Unione Europea. L'intero sistema dell'Onu è pronto a fornire assistenza".
Il problema, sostenuto dai tanti esempi nella storia del passato, è che l'Onu in realtà non caverà un ragno da buco contro gli egoismi nazionali ed elettorali che imperversano nella vecchia Europa. Non basta invocare al “gigante Buono” per risolvere i problemi. Se Renzi infatti pensava di invocare prima l'Europa ed ora l'Onu con un “pensaci tu”, dovrà amaramente ricredersi che otterrà tante pacche sulle spalle, qualche denaro, ma che poi il cerino in mano rimarrà a lui. Matteo Renzi forse si sta accorgendo di come sia diverso il ruolo di Sindaco da quello di premier di un paese che ha lasciato “decantare” per lustri la propria forza diplomatica appiattendosi sulle decisione degli altri. E oggi, gli altri, decidono ancora per noi. La Ue gli Usa e forse perfino l'Onu gli stanno dicendo di stare sereno e di farsi una ragione che profughi e migranti sono una rogna italiana. Tanto vale allora fargli vedere che siamo in grado di affrontare la questione senza piangerci addosso, ma facendo tesoro dell'esperienza e magari mettendoci nelle condizione di mettere il bastone fa le ruote di certe scelte europee tanto care ai paesi del centro nord europea. Occhio per occhio dente per dente, perchè anche se spesso lo dimentichiamo, siamo un grande paese, basta uscire dalla paura e dal servilismo e battere davvero i pugni sul tavolo, ad esempio verso una Germania che di queste politiche e è il motore, ricordando all'indomani del 25 aprile che per la sua storia non merita di certo alcuno sconto.

Fabio Folisi