M.O. REGNO DEL DOPPIO GIOCO RUSSIA, TURCHIA E ORA IRAN

Ai tempi nostri nemmeno Arianna, col suo filo, potrebbe aiutare un moderno Teseo a districarsi in quello che è diventato un labirinto, il Medio Oriente. Alleanze e nemici soltanto di facciata, è davvero il regno del doppio gioco. E in questa palude ci sguazzano in tanti, a cominciare dalla Russia di Putin e la Turchia di Erdogan. E ora con l'aggiunta degli ayatollah dell'Iran.

Sul fronte opposto stanno gli Usa con le loro alleanze sulla carta, ma non di fatto (l'Egitto e la Libia di Serraj, imposto dall'Onu, ma non accettato dal Governo di Tobruk e dal potente generale Haftar al quale obbediscono le troppe bande del deserto).
Peggio di tutte la Turchia, che resta membro della Nato e consente agli States l'uso della grande base aerea di Incirlik, ma in realtà dopo il golpe anti-Erdogan di luglio si è legata a filo doppio alla Russia che, grazie anche al suo stretto rapporto col dittatore siriano Assad, è diventata la padrona assoluta del Medio Oriente. Scalzando del tutto Washington. Putin si sente adesso tanto forte da dichiararsi pronto a trattare con Obama.
L'assoluta novità viene però da Teheran in quanto gli ayatollah, per la prima volta dal 1979 (anno in cui Khomeini detronizzò lo Scià) concedono a un Paese straniero (la Russia) l'utilizzo di una loro base militare, il che permette ai bombardieri di Putin di risparmiare oltre mille chilometri per arrivare sugli obiettivi da colpire.
Ma quali? Mosca dice le roccaforti dell'Isis, ma in realtà sono i rivali interni dell'alleato Erdogan e i curdi, suoi nemici storici, asserragliati senza cibo ed energia elettrica ad Aleppo, la Stalingrado dei giorni nostri. Il corridoio umanitario proposto dall'Onu è stato accettato da Mosca per sole tre ore, il che dimostra il suo vero scopo.
Falso obiettivo anche quello di Teheran. Qui c'è anche il fattore religioso. L'Iran è il capofila degli sciiti, minoritari nella galassia islamica a fronte dei maggioritari sunniti guidati dall'Arabia Saudita. Riad foraggia sottobanco l'Isis e quindi, quando gli ayatollah dicono di voler colpire le roccaforti del Califfato, in realtà intendono ridurre l'influenza dei sauditi nell'Islam.
Doppi giochi e falsi scopi. E il mondo trema...

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it