Linciaggio compiuto: Marino di dimette ufficialmente. Roma sopravviverà decadente come fa spesso da oltre 20 secoli

marino90oIgnazio Marino ha firmato le dimissioni da sindaco alle 15.16 di lunedì 12 ottobre. Quindi ora è ufficiale. Anche se questo brutto episodio non rimarrà inciso nel marmo è certamente una brutta pagina della storia di Roma. Ieri caput mundi oggi solo più modestamente capitale d'Italia, domani chissà. Emergono oggi a dimissioni annunciate forti dubbi sulla questione degli scontrini che sarebbero effettivamente frutto di errori di trascrizione della segretaria del sindaco dovute all'incrocio fra le ricevute e l'agenda del sindaco su schede compilate settimane se non mesi dopo gli eventi. Errori di cui la stampa nazionale che lo ha crocifisso era a conoscenza il che fa sospettare che fossero partiti precisi ordini di scuderia contro il sindaco. Ora stanno anche arrivando smentite, ma ovviamente niente titolone di prima, ma "tagli bassi" e titoli soporiferi. Ma comunque sia andata la vicenda oggi a dimissioni certificate si sono susseguite le dichiarazioni.   Fra quelle che si sono susseguite nella giornata e che non vale la pena riportare tanto sono insulse, forse, la più rassicurante ma anche malinconica e con punta di rassegnazione, è stata quella del prefetto Franco Gabrielli che dall'alto della sua posizione di unico tutore del Giubileo e non più “badante” di Marino, ostenta tranquillità. Infatti a una domanda sugli eventuali rischi per il Giubileo legati alla crisi del Campidoglio risponde: “Roma è una città che sta in piedi da più di duemila anni”. Verissimo, anche se Gabrielli omette di dire che al periodo di grandezza della Roma Imperiale sono seguiti anni sempre più bui, rischiarati solo a fasi alterne da momenti di illuminazione per poi ricadere nuovamente nell'oblio della decadenza, una decadenza che è ancora oggi ben salda.  Ben salda non certo per responsabilità di un Ignazio Marino che deve le sue disgrazie più alla sua ingenua faciloneria che ad una reale volontà di essere truffaldino, come magari invece chi l'ha preceduto. Per non parlare poi dei tanti loschi figuri che soggiornano nelle amministrazioni pubbliche di mezzo Paese e che sono targante spesso, anche se non esclusivamente, Partito democratico, quasi si voglia mettersi in paro con il passato, quando essere di sinistra era sinonimo di buona ed onesta amministrazione.  Comunque sia Marino il suo “dado” l'ha tratto, non varcando il Rubicone, ma più semplicemente la soglia degli uffici del consiglio comunale, come neo forche caudine, dove ha consegnato la lettera a Veleria Baglio, presidente dell’Assemblea capitolina, che ha protocollato l’atto con il numero 20166. Sequenza numerica che oggi molti romani, pare, stiano giocando al lotto nelle varie combinazioni possibili. La lettera è firmata con inchiostro verde, utilizzato di solito dal sindaco per i documenti che ritiene importanti, mentre per altri il verde sarebbe più simbolicamente il colore amaro della “bile”. Ma mentre Marino compiva il suo passo ufficiale, che come è noto avrà il suo effetto irreversibile solo fra venti giorni, il 2 novembre che solo per un caso è anche il giorno della commemorazione dei defunti, un drappello di irriducibili supporter dell'ex sindaco era davanti alla sede del Pd al Nazareno per protestare contro la scelta del partito democratico. Poche decine rispetto alle centinaia di partecipanti alla manifestazione sotto il Palazzo Senatorio che sui cartelli ribadiscono le richieste già espresse domenica, ma soprattutto un anacronistico “Ignazio non mollare”. I manifestanti, anime semplici, pensano di contare ancora qualcosa solo per il fatto che Marino è stato scelto dal popolo e chiedono di essere ricevuti dai vertici dem per contestare le scelte nei confronti del primo cittadino. Richiesta pretestuosa ora che si è capito benissimo che l'opinione degli elettori vale solo quando è coincidente o al minimo funzionale, alle scelte di chi è solo al comando e non vuole neppure essere disturbato con insulse pastoie che rallentano la carica propulsiva dell'ottimismo. Peccato che  quelle pastoie si chiamino democrazia, pesi e contrappesi nei poteri dello Stato, libertà di stampa e pluralismo dell'informazione. Tutti inutili appesantimenti quando si ha la presunzione e la convinzione incrollabile di essere nel giusto. Qualcuno non molto tempo fa si definiva “unto dal signore” ora un altro, più elegantemente, si definisce solo un “rottamatore” ma la china intrapresa è la medesima. Del resto a Roma facevano così gli imperatori, perchè non emularli, al massimo bisogna tenere d'occhio la progenie per evitare di finire accoltellati, anche se l'idea di lasciare a proprio ricordo  una colonna di marmo con la scritta "Parenti Patriae", al Padre della Patria come fu per Giulio Cesare sicuramente è affascinante lusinga. Ma tornando a tempi più recenti la vicenda di Marino  non è molto dissimile da quella dell'ex premier Enrico Letta, anche lui aveva ricevuto rassicurazioni da Matteo Renzi, il famoso “stai sereno” che anche se non ripetuto nella forma, era stato enunciato in alte parole anche verso Marino che evidentemente non solo non aveva attuato le giuste contromisure scaramantiche toccandosi le parti basse, ma aveva anche compiuto la dabbenaggine di non cambiare stile nel suo modo d'apparire, malcelando o addirittura non celando per nulla, la sua passione ad essere sindaco girovago, non per i quartieri del degrado capitolino, ma per le luccicanti luci della ribalta made in Usa. Peccato di ingenuità, forse anche di stupidità come quello di presentarsi davanti alle telecamere con il libro mastro delle sue spese di rappresentanza sapendo che era, nella migliore delle ipotesi, pasticciato e probabilmente scritto, come molti rimborsi dell'italico vivere, partendo dai numeri e non dai fatti vissuti. Ma nonostante questo, anche in considerazione che ben altre nefandezze sono compiute da amministratori pubblici che restano al loro posto senza che nessuno dica nulla con pendenze penali rilevanti, molti, perfino nel Pd, cominciano ad avere dubbi sulla scelta di avere dimissionato Ignazio Marino, tanto che il sostegno all'ormai ex primo cittadino prosegue anche online e alcuni nelle sezioni del partito avrebbero riconsegnato le tessere. Così dopo la petizione “Ignazio Marino ritiri le sue dimissioni per favore!”, che ha raccolto più di 45 mila firme, Change.org lunedì mattina ne ha lanciata un’altra dal titolo: “Renzi, ripensaci e ridacci il nostro sindaco, Ignazio Marino”. Nuovo successo dato che ai personaggi noti già scesi in campo a difendere Marino si è aggiunto anche il giurista ed ex garante per la privacy Stefano Rodotà: “Legittime le critiche, quali esse possano essere sul sindaco Ignazio Marino, ma i linciaggi sono inaccettabili”.

Fabio Folisi