LeU, Grasso: “disponibili a governo di scopo con Renzi e Berlusconi. Poi corregge, non disponibili a larghe intese”. Ma la frittata mediatica è fatta e per Potere al Popolo e Bonino è “grasso che cola”

«Noi siamo una forza di sinistra responsabile di governo, se ci dovesse essere questo scopo e il presidente Mattarella ce lo chiedesse noi saremmo disponibili». Lo ha detto Pietro Grasso, leader di LeU, a Porta a Porta su Rai 1 ospite di Bruno Vespa rispondendo alla domanda se Leu sia disponibile ad un governo che modifichi la legge elettorale con Renzi e Berlusconi. La dichiarazione come era facile prevedere si è propagata come un fulmine a ciel sereno tanto che Grasso ha dovuto scrivere su twitter un chiarimento: “ Voglio essere chiaro: @liberi_uguali non è disponibile a nessun Governo di larghe intese. Se non ci sarà una maggioranza coesa, l’unico scopo possibile per un Governo è cambiare la legge elettorale e tornare rapidamente al voto”. La poco accorta dichiarazione di Grasso da Vespa ha fra l'altro messo in ombra una seconda dichiarazione molto più importante per il popolo della sinistra “LeU - ha detto ancora Grasso - è qualcosa di nuovo, transitorio perché è un progetto elettorale che viene dall'unione di tre partiti. Noi abbiamo questo progetto, di creare il nuovo partito della sinistra. Il progetto non è finalizzato alle elezioni, è più ambizioso”. Dichiarazione importante per chi teme che se non il 5 marzo in pochi giorni LeU “liberi tutti” nell'ennesima diaspora parlamentare.
Ma la sparata sul “governo di scopo” è stata troppo grossa per essere digerita facilmente, non ci voleva essere dei guru della comunicazione per capire che la sola possibilità di intrattenere rapporti con Renzi e Berlusconi, se pure di “scopo”, evoca scenari troppo tristi per lasciare indifferenti gli elettori titubanti della sinistra che ora potrebbero buttarsi ancora più a sinistra. Infatti già per l'elettorato di LeU sarebbe durissimo digerire l'ipotesi di governo con il PD renziano, ma anche con Berlusconi come compagno di “merende”, è come pretendere che gli elettori si taglino le vene per far uscire il rosso che si ha in corpo. Poco importa che Grasso abbia subito dichiarato che servirebbe "solo per cambiare la legge elettorale e tornare il più rapidamente possibile ad elezioni”, la frittata è fatta.

Sembra davvero che la comunicazione sia oggetto misterioso dalle parti di LeU, del resto il buon giorno si è visto dal mattino quando agli esordi è stato stampato e diffuso il manifesto con la faccia di Pietro Grasso attorniata da improponibili colori, dal marroncino sterco di cammello, al verde cupo e oscuro e con perfino con il rosso del simbolo che, per scelta, appare volutamente sbiadito. Anche la sparata sulle tasse universitarie è stato un errore di comunicazione formidabile, quell'aboliremo le tasse universitarie” con un urlato semi soffocato verso la platea con poco credibile roboanza ha fatto sembrare una proposta che si basava sull'affermazione sacrosanta del diritto allo studio come bene universale, uno sconto degno di una televendita alla Vanna Marchi. Chi ha consigliato Grasso, ha fatto tutto da solo o ha avuto suggeritori? Comunque sia andata il disastro è compiuto e oggi si è replicato con il dannosissimo “governo di scopo” che sa comunque di inciucio con il preservativo. Del resto basta già adesso sbirciare i titoli dei siti web per capire come Tv e quotidiani massacreranno Liberi e Uguali con titoli sibillini. Non servirà neppure calcare la man o ricorrere alle fake news, basterà che la puntualizzazione sulla legge elettorali scivoli mollemente nel pezzo. In campagna elettorale in un paese dove la maggioranza degli elettori legge titoli, va difficilmente oltre catenacci, occhielli e guarda più spesso le figure, certi errori di comunicazione possono valere punti percentuali. Ma non è tutta colpa di Pietro Grasso, sarebbe ingeneroso dargli questa croce. Analizzando sul piano della comunicazione la campagna elettorale di LeU, ma non è che da altre latitudini partitiche vada molto meglio, l'impreparazione sembra regnare sovrana. Quella che per fortuna si chiude venerdi alle 24, è la campagna elettorale degli eccessi, “Salvini con Vangelo e Rosario” ne è l'apoteosi. Per non parlare poi del patetico tentativo di accreditarsi sui social da parte di moltissimi candidati che fra selfie e commenti sullo scibile umano, non si rendono conto di parlare ai soliti noti ricevendo applausi da quella che in gergo teatrale si chiama claque. Poi le comparsate televisive e l'ovvia impossibilità di marcare seriamente le differenze, ma in questo caso la colpa dei singoli è lieve, perché è il sistema televisivo ad essere gestito come una specie di arena per gladiatori con conduttori che ondeggiano fra l'essere domatori o accondiscendenti istigatori alla rissa. Ebbene tutto questo rende questa kermesse politica non solo fra le più brutte a memoria d'uomo, ma fra le più inutili. Non serve un sondaggio, basta chiedere semplicemente alle persone che incontri se sono state in qualche modo “convinte” o toccate dalla propaganda, la risposta negativa è certa. La costruzione delle preferenze in assenza di facce reali da votare e su cui scegliere per davvero è la morte della partecipazione al voto. Le opinioni si costruiscono nella migliore delle ipotesi sul sentito dire e su stereotipi di bassissimo profilo, quando non sul proprio possibile tornaconto personale. Non è che gli elettori credano tanto alle varie abolizioni di tasse e balzelli, ma magari nel dubbio votano quello che gli pare più conveniente, del resto votare è sempre di più come un gratta e vinci, sai che grattando difficilmente vincerai, ma lo fai lo stesso perché tutto sommato non si sa mai e la scheda elettorale è gratis. Tanto varrebbe invitare gli elettori a mettere in una boccia di vetro dei bigliettini con i nomi dei partiti per tirare a sorte, perché fra promesse irrealizzabili e incapacità di comunicare porta a porta (non solo quella di Vespa), passando da anacronistici volantini di carta patinata, mai come il voto del 4 marzo sarà per molti una sorta di roulette russa. L'unico dato positivo di questa situazione è che in questo modo si è resa la vita difficile a sondaggisti e previsori. Una magra consolazione che rende il risultato talmente incerto da diventare quasi appassionante. C'è infatti da chiedersi quale attedibilità in questa situazione possono avere le "scientifiche" rilevazioni statistiche. Insomma è come per i previsori del meteo che i cambiamenti climatici fanno impazzire perché riescono a prevedere gli eventi ma non la loro intensità. Ecco, i sondaggi elettorali oggi danno una sola certezza, il 4 marzo si voterà e comunque vada sarà un insuccesso, ma non per i partiti, per gli italiani.