LETTURA VIETATA AI MINORI DI TRENT’ANNI. BOLOGNA 2 AGOSTO 1980/2020 È SEMPRE L’ORA DI LICIO GELLI & C

Perché, vi chiederete leggendo il titolo, invitare alla lettura solo persone mature o presunte tali? Il perchè è semplice quanto doloroso, non è giusto trasmettere il pessimismo che l'età più matura porta quando si parla di stragi di stato e depistaggi, con tutto il contorno di servizi deviati e massoneria criminale che si porta dietro. In queste ore tutti i giornali e le Tv si sperticano nel ricordare la strage di Bologna promettendo che le verità nascoste per quarant'anni verranno presto rivelate. Ammissibile che si attacchino a questa speranza i familiari delle vittime, ma in realtà sarà impossibile che si veda emergere con assoluta trasparenza tutta la rete che dietro a quella stagione di stragi e depistaggi ammorbò la società italiana. Anche se qualche verità in più dovesse emergere, avverrà solo perché i protagonisti sono tutti morti e non possono più parlare e non possono raccontare come, ancora oggi, vi sono persone che di quella strage, come delle altre che che si sono susseguite prima e dopo Bologna, sono corree, fosse non altro per aver depistato o semplicemente fatto finta di non sapere o di non vedere. Intendiamoci non è che di quelle vicende non si debba parlare con rigore, ma senza creare però false aspettative di verità. Parliamone, raccontiamo ai più giovani, ma diciamo anche che la verità, quella più profonda, quella che va al di là della manovalanza che compì le stragi, resterà sepolta e lo sarà per sempre, perché anche oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, certi fatti sono inconfessabili e potrebbero essere devastanti anche per le forze politiche odierne più o meno eredi di quelle del passato. Ma è soprattutto per la macchina dello Stato che potrebbe essere devastante. L'amministrazione che era imbevuta di ideologia autoritaria quando non violenta, erede dell'era fascista, e che, come dimostrano taluni episodi di cronaca, lo sono ancora fra delirio di onnipotenza e certezza di impunità. Del resto i tanti che uscirono indenni dalla mancanza di una Norimberga italiana non solo trasmisero certi “valori”, ma nel sogno di un ripristino, magari confidando in certe collusioni “atlantiche” ed in altre mafiose, di un regime che li aveva promossi, agirono di conseguenza. Un regime che vede modelli greci o argentini non certo erede dei valori della resistenza e della costituzione che ne scaturì. Come dimenticare quindi il “piano di rinascita nazionale” della P2 di Licio Gelli, che consisteva in un assorbimento e disgregazione degli apparati democratici della società italiana dentro una spirale di un autoritarismo “legale” che avrebbe avuto al suo centro l'informazione manipolatoria, ma non solo. Non una presa con le armi attraverso un improbabile golpe armato destabilizzante, ma con una macchina complessa ipotizzata da Gelli che prevedeva una “campagna acquisti” di giornalisti che oggi definiremmo influencer e che oggi in realtà si è realizzata, almeno in parte, grazie allo strapotere social con tutto l'armamentario di fake news e di cronaca verosimile che diventa realtà. Ma anche grazie alla precarizzazione dell'editoria tradizionale che rende più ricattabili giornalisti ed intere redazioni. Era un sistema di potere sui media, quello pianificato da Gelli, antesignano della varie “bestie” che imperversano oggi sul web e non solo. Un sistema quello ipotizzato dalla P2 che nonostante in qualche modo avesse palesato i suoi intenti golpisti, ha proseguito nelle sue linee di indirizzo portato avanti più o meno consapevolmente da personaggi ed intere forze politiche fino ai giorni nostri. A dirlo non siamo noi, ma lo stesso Gelli, prima di morire alla bella età di 96 anni nel dicembre del 2015. In un’intervista a Repubblica di un paio di anni prima dice: «Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la tivù, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto 30 anni fa in 53 punti». Rileggendo quel testo, il piano di Gelli, si capisce come quel motore messo in moto negli anni 70 sia ancora  acceso e giri allegramente macinando pezzi di democrazia e diritti. Andiamo per titoli, nel documento della P2 era previsto l'avvento del bipolarismo, accettato come soluzione per la “governabilità” bloccato a loro insaputa dal successo elettorale dei grillini, l'abolizione del Senato (operazione fallita ma in realtà ancora nella mente di molti che intanto si accontentano di ridurre il numero dei parlamentari con la favoletta dei risparmi quando invece a ridursi sarà solo la rappresentanza dei cittadini in parlamento). Ma vi era anche l'abolizione delle Province, lo scudo fiscale, la separazione delle carriere del magistrati, la fine della Rai che è sopravvissuta ma che boccheggia come oggi la vediamo. Per non parlare dei “club” in stile rotariano profetizzati da Gelli, in molti ci hanno visto le Fondazioni nate da partiti o da singoli personaggi politici, i circoli finanziari dove si discutono le sorti dell'economia e perfino i meetup grillini sembrano ispirarsi al modello P2, in questo caso davvero a loro insaputa.
Se guardiamo bene era un piano che ha guidato l’azione di governi degli ultimi 30 anni con contaminazioni che si sono attuate parallelamente al venir meno dei valori ideologici, generando mini cloni tutti diversi ma tutti eguali. Parliamo dei Berlusconi (che della P2 era membro), ma anche dei Renzi e Salvini (troppo giovani per essere in quelle liste ma che ne rappresentano per parte lo spirito), solo per citare alcuni dei nomi ancora in circolazione, il tutto sotto gli occhi di una sinistra in cerca d'autore e perfino di una destra liberale, che molto spesso non ha compreso di essere anche lei utile idiota. Del resto già nel 2008 Gelli intervistato dalla Stampa aveva detto: «Il mio piano rinascita ha trionfato, Berlusconi se n’è letteralmente abbeverato, la giustizia e le carriere separate dei giudici, le tivù, i club rotariani in politica… Già, proprio come Forza Italia. Apprezzo che non abbia mai rinnegato la sua iscrizione alla P2, e del resto come poteva? Ma anche la bicamerale di sinistra dell’88 ne aveva fatta sua una parte, sposando il riferimento al presidenzialismo…».
Quindi tornando alla considerazione iniziale non solo c'è molto poco da essere allegri, ma raccontarsi che a quarant'anni da eventi mostruosi conosceremo tutte le verità è da babbei almeno quando sono superati gli “anta”. Lasciamo che ad essere manipolati da una speranza siano solo i giovani che, intendiamoci, sarà bene conoscano i fatti. Ma non illudiamoli che si andrà oltre la cronaca superficiale da speciali Tv, fosse così li renderemo correi delle incapacità che su questo, come italiani maturi, per generazioni abbiamo dimostrato.

Fabio Folisi

piano di rinascita democratica

https://it.wikipedia.org/wiki/Appartenenti_alla_P2