CPR di Gradisca, storia del recluso Z che non si alza dal letto da ottanta giorni

Difficile valutare se quanto giunge in redazione dall'interno del Cpr di Gradisca tramite il blog "nofrontierefvg" sia tutto da prendere per oro colato, ma il semplice dubbio possano esserci episodi come quello che viene descritto e che stiamo per narrare, ci impone di parlarne nella speranza che chi può verifichi, visto che la stampa non è ammessa all'interno dei Cpr. Viene infatti raccontato che un uomo, chiamato "Z" starebbe a letto da ottanta giorni. Parlano di lui altri reclusi, dicono che sta costantemente disteso a letto, dorme moltissime ore, avvolto in una coperta marrone di lana, nonostante il caldo. Starebbe in quelle condizioni da circa ottanta giorni e per quanto non si alzi quasi mai dal letto, non ha però smesso di mangiare e bere, non fosse così sarebbe morto. Dicono dall'interno che l'uomo riceverebbe 20 gocce al giorno di Rivotril, altrimenti noto come clonazepam, una benzodiazepina usata per trattare l’epilessia e che aumenterebbe il rischio di avere pensieri e/o comportamenti suicidari. Fra l'altro l’uso di dosi elevate e/o per periodi prolungati può dare dipendenza fisica e psichica, soprattutto se chi lo assume in passato ha abusato di medicinali, droghe o alcol. Nelle avvertenze terapeutiche di questi farmaci si dice che i pazienti che presentano una storia di depressione devono essere attentamente sorvegliati durante il trattamento con clonazepam. Nel CPR, raccontano dall'interno, moltissime persone vengono trattate con il Rivotril, anche se si tratta di soggetti con altre dipendenze o che rischiano di subirne pesantemente gli effetti collaterali. Ovviamente speriamo che queste somministrazioni siano state prescritte da personale sanitario e che vi sia adeguata vigilanza, tuttavia episodi del passato non tranquillizzano. Se poi vi fossero abusi o scarsi controlli sarebbe un fatto gravissimo. Sempre secondo la denuncia che arriva da “assembleanocpr” e dal blog https://nofrontierefvg.noblogs.org/ , a “Z” ogni 15 giorni vine fatta una puntura di cui non si conosce la sostanza iniettata. Un suo compagno di prigionia dice che, se non si fa qualcosa per toglierlo da quella situazione, Z. sarà il prossimo morto del CPR di Gradisca. Nel frattempo, aggiungono dal “blog” “per le persone con problemi psicologici o psichiatrici dentro al CPR l’assistenza del SSN è stata limitata alla possibilità di un colloquio ogni quindici giorni, in via telematica. Un tipo di assistenza quindi praticamente inutile, a detta degli stessi operatori e operatrici del SSN, più somigliante a una presa in giro, per persone costrette in condizioni disumane, cui spesso vengono somministrati sedativi e medicinali vari in maniera coatta al fine di cercare di spegnere in loro ogni moto contro la loro condizione e i suoi ben chiari responsabili. Per fortuna, questo giochetto non funziona quasi mai”.