L’ennesima cura dimagrante imposta dall’alto

Il governo centrale ha presentato una ulteriore "sforbiciata" agli enti locali, una dieta forzata che costringe Regioni e Comuni a tirare la cinghia per altri 5 miliardi di euro. La cifra, non certo risibile, va ad aggiungersi a tutte le altre riduzioni già fatte nel (recente) passato, portando ad un drastico calo dei trasferimenti pari ad oltre 25 miliardi di euro nell'ultimo quinquiennio.

Mentre a Roma hanno imparato a risparmiare tagliando le risorse "ai piani bassi", questi ultimi hanno imparato a difendersi aumentando il livello di tassazione locale, pena la mancata fornitura dei servizi ai cittadini, trattati come l'ultima ruota del carro.

Risultato: un aumento complessivo della pressione fiscale a carico dei cittadini, il tutto a parità di servizi offerti (nella migliore delle ipotesi).

"Una cifra imponente – dichiara il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi - che, in buona parte, Governatori e Sindaci hanno controbilanciato aumentando le tasse locali e tagliando i servizi alla cittadinanza. La politica nazionale, di fatto, ha congegnato un ‘delitto perfetto’. Grazie a questi tagli, lo Stato centrale si è dimostrato sobrio e virtuoso, scaricando il problema sugli amministratori locali che, ‘obtorto collo’, hanno agito sulla leva fiscale. Morale: la minor spesa pubblica a livello centrale è stata pagata in gran parte dai cittadini e dalle attività produttive che hanno subito un fortissimo aumento delle tasse locali. Il passaggio dall’Ici all’Imu/Tasi, ad esempio, ha incrementato il peso fiscale sui capannoni mediamente dell’80%, con una punta massima di oltre il 160% per quelli ubicati nel Comune di Milano”.

Tra le Regioni meno colpite, quelle a statuto speciale come il Fvg: 3,34 miliardi di euro in meno, a fronte di un totale di quasi 10 miliardi. Duro colpo anche per i Comuni, che devono far fronte ad una riduzione di 8,3 miliardi di euro.

L'incontro previsto per oggi, vede i Governatori delle Regioni costretti ad "ingoiare" l'ennesima sforbiciata, già decisa nei palazzi di potere romani: a fronte di un aumento dei fondi per il sistema sanitario pari a 2 miliardi di euro, le risorse trasferite alle Regioni saranno decurtate di 4 miliardi a cui si aggiungono altri 1,6 miliardi di tagli ereditati dal passato.

Prevedibilmente, in molti casi questi nuovi tagli rischiano di tramutarsi nell’ennesimo aumento dei ticket sanitari o dei biglietti del trasporto pubblico locale.
Ancora una volta, dunque, pagherà sempre e solo l'ultima ruota del carro: il cittadino.