L’acqua “forte”, abbatte ogni ponte

Piranesi

Piranesi

L'Argentina riconosce gli incisori italiani quali migliori maestri nella storia, e dedica loro una mostra al Museo Nazionale di Buenos Aires. Tra le opere, oltre al rinascimentale, Raimondi, al settecentesco Piranesi e tanti altri, spiccano i contemporanei Morandi, Carrà e Capogrossi. 

L’incisione è il gesto più primitivo che si ricorda, prima ancora della pennellata. Basti pensare alle decorazioni sulle pietre, o sull’osso dei tempi preistorici. Eppure, nei suoi confronti non c’è mai stata da parte del pubblico e della critica una grande attenzione. Quasi fosse considerata un’arte di minore importanza rispetto alla pittura e al colore. Ma l’arte incisoria, ben più complessa e difficile della pittura, ha avuto un’importanza notevole, soprattutto da un punto di vista documentario. L'incisione, inoltre, deve origine e fortuna alla possibilità di moltiplicare le immagini e, in sintesi, due sono gli elementi della stampa incisa: la carta e l'inchiostro; ovvero il bianco e il nero. Un dualismo fondamentale laddove il nero disegna le forme, il bianco le enfatizza, dando respiro e vibrazione.
L'incisore, dunque, non ha il controllo sul suo lavoro, che deve eseguire a rovescio, fra continue difficoltà e rischi. Ecco perché gli incisori originali, coloro che crearono sia i soggetti, sia le incisioni, sono rimasti anch’essi scolpiti nella storia, grazia alla forza di certi loro capolavori di insuperata bellezza.

Raimondi

Raimondi

Ed è proprio a questi grandi geni, ma esclusivamente a quelli italiani, che l’Argentina ha voluto rendere omaggio in questi giorni con una monumentale mostra dal titolo: “L’arte della grafica italiana dal XVI secolo ai giorni nostri”, allestita fino al 25 ottobre al Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires, e già detentrice di una grandissima partecipazione.
Organizzato dall'Istituto Centrale per la Grafica di Roma, in collaborazione con l'Ambasciata italiana in Argentina, l'Istituto italiano di cultura di Buenos Aires, il Ministero dei Beni culturali argentino e la Presidenza del paese latino, l’evento espone una significativa selezione di matrici, molte delle quali accompagnate dalle relative stampe, di artisti come Marcantonio Raimondi (Bologna, 1480 – 1534 circa), Federico Barocci (Urbino, 1528 - 1612), Giovanni Benedetto Castiglione (Genova, 1609 – Mantova, 1664), Salvator Rosa (Napoli, 1615 – Roma, 1673), Giovanni Battista Piranesi (Mogliano Veneto, 1720 – Roma, 1778), fino a Carlo Carrà (Quargnento, 1881 – Milano, 1966), Giorgio Morandi (Bologna, 1890 -1964), Giuseppe Capogrossi (Roma, 1900 – 1972).

Castiglione

Castiglione

Ma perché l’incisione desta ancora tanto interesse?
A dirla tutta, l’incisione italiana contemporanea è famosa in tutto il mondo. Sarà per una tradizione di tutto rispetto. Quest’arte assunse, nel periodo post bellico, peculiarità nuove e originali, liberandosi una volta e per tutte dagli imperativi dettati dal XIX secolo. Per farla breve, anche l’incisione subì l’influenza dell’Avanguardia europea. Dopo la Seconda Guerra mondiale, dunque, qui in Italia l'incisione originale divenne materia di insegnamento nelle Accademie, dando vita al proliferare di scuole e botteghe che, facendo riferimento al genio dei maestri contemporanei, contribuirono a dar fama all’arte

Capogrossi

Capogrossi

incisoria italiana. Tra queste ricordiamo la Scuola Piemontese, nell’ambito dell'Accademia Albertina di Torino, e che faceva riferimento a Marcello Boglioni e Mario Calandri; da questa scuola di impronta più tradizionale, presero il volo incisori del calibro di Vincenzo Gatti, le cui acqueforti sono note a tutti, Daniele Gay e Alberto Rocco. Ci fu poi la Scuola Veneta con i maestri, Lino Bianchi Barriviera e Giovanni Barbisan, o la scuola Bolognese con Giorgio Morandi, precursore di un’incisione più intellettuale e surreale. Non ultimi, Paolo Manaresi e Gino Gandini.
L'Italia, dunque, si conferma come una delle nazioni in cui maggiormente si è arricchita l'arte dell'incisione originale. I nostri Maestri contemporanei fanno scuola sulle più importanti pagine dei cataloghi mondiali, accanto ai grandi incisori del passato. E adesso, tutti assieme, la fanno finalmente “dal vivo” nelle sale del museo nazionale argentino.