La nostra cultura è un nodo scorsoio

Cappio-001E’ notte; palpeggio pigramente i tasti del telecomando alla ricerca di un programma davanti al quale russare in santa pace. A un certo punto m’impantano in una serie di reality dai contenuti pittoreschi e demenziali. E dove, la parola più abusata è: talento.
Allora via! Come grani di rosario sotto le dita corre una sequenza furibonda di gare fra sarti, cuochi, cantanti, ballerini, top model, “unghiaiole”, decoratori di pasticcini, tatuatori, e perfino fra bardi da bacio Perugina. Insomma, la voglia di dimostrare d’avere talento è arrivata al parossismo, con la conseguente aberrazione del merito e dei valori.
Già, perché in queste spietate, scurrili e triviali gare per futuri “immortali”, ci mettiamo dentro anche gli show dove dei disgraziati, violati dalle telecamere fino ai peli del primo sfintere che vi viene in mente, con bieca strumentalizzazione vengono convinti d’avere il “talento” di una malattia imbarazzante, il talento d’esser bastonate dal marito da mane a sera, di ingoiare carta igienica o di essere il novello Frankenstein grazie alla chirurgia estetica in saldo. “Dotati”, perché davanti agli schermi dimagriscono o ingrassano, zampettano su un’isola con “batacchio” ai quattro venti, fanno orge estreme, o trasformano le loro case in latrine.
E’ incredibile a cosa si possa arrivare, pur di sentirsi qualcuno.
Ma queste sono solo spicciole cose, ma tradiscono realtà ben più grandi dove la "visione" ormai s'è persa, dove non esistono progetti sensati, dove non esiste più pensiero né discernimento. Dove non esistono valori e coscienza. Solo un’ottusa e cieca fame di denaro e potere per i più furbi. Successo per gli imbecilli.
Stiamo pericolosamente superando il limite! E la frustrazione di essere nessuno, sta andando verso una preoccupante deriva; e c’è già chi, fra noi, senza inviti all’ “happy hour” si sente fallito, sparando sulle masse.
Non siamo al limite della follia. Siamo oltre la follia. E figuriamoci quale sarà, a breve, la reazione di milioni di immigrati emarginati ancor più che dal razzismo, dal classismo.
Perché l’impatto con la nostra cultura sarà inaccettabile e devastante.
Grande è la responsabilità di chi, da sessant’anni a questa parte, ha permesso e “fiancheggiato” l’avanzata di questi valori suicidi: finanzieri, politici, pseudo artisti, pseudo intellettuali, mass media. Tutti colpevoli di omicidio colposo.
E’ inutile organizzare grandi simposi su come affrontare il problema dell’immigrazione. Certo: servono aiuti concreti, ospitalità, assistenza medica, lavoro, alloggi. Serve senso di responsabilità e fratellanza. Ma se non facciamo qualcosa per rivoluzionare la cultura occidentale, marcescente e senza limiti, tutto sarà vano. E il prezzo altissimo. E’ necessario correre ai ripari adesso. Correre ai ripari anche da noi stessi, prima che la “civiltà” venga azzerata non da un disegno politico, o religioso, ma da una semplice banale quanto disperata rivalsa.

"Quanto durerà questo orrore? - canta una filastrocca antica, in tutte le lingue del mondo - Di persecutore e perseguitato, di carnefice e vittima. Quando finirà questa follia? Quando cambierà qualcosa? Io quest'anno sono cambiato - continua la filastrocca - Ero un tenero agnello e sono diventato una tigre e un lupo selvaggio. Ero una colomba, una gazzella, oggi non so più chi sono".

Ma cosa siamo diventati?