La ‘legge bavaglio’ spagnola fa le prime vittime. Multe e sanzioni per le libertà d’espressione

In Spagna non si festeggia: con oggi sono passati due mesi dall'entrata in vigore di una 'legge bavaglio', la cosiddetta "legge organica di Sicurezza Cittadina". La 'Ley Mordaza' mira ad imporre pesanti multe per infrazioni che nessun giudice spagnolo aveva prima reputato come reati, e si lega ad ogni tipo di mobilizzazione dal punto di vista sociale. Dal web alle piazze, nonostante non fossero arrivate notizie di particolari disordini dalla Spagna.

Il governo conservatore retto da Mariano Rajoy ha stabilito molte normative dentro le quali la possibilità d'interpretazione è demandata alle forze dell'ordine. E non più ai giudici. Le sanzioni oscillano, udite udite, dai 100 euro fino ai 600.000 per infrazioni che hanno davvero dell'incredibile: è proibito scrivere sui social network (Facebook, ad esempio) che la Polizia è una “casta di pigri”, guai a definire un membro della stessa “amico” oppure "collega" durante un controllo (mancanza di rispetto: da 100 a 600 euro). E' vietato anche postare la foto di un’auto delle forze dell'ordine che si trova in sosta vietata: un articolo della Ley Mordaza la cataloga come un’infrazione grave (fino a 30.000 euro), quando c'è “uso non autorizzato di immagini o dati personali o professionali delle autorità o dei membri delle forze dell’ordine che possano mettere in pericolo la sicurezza personale o familiare degli agenti, delle installazioni protette o a rischio l’esito di un’operazione, con rispetto fondamentale al diritto all’informazione”. Una normativa largamente interpretabile.

Questi casi si sono già verificati e ne ha dato conto il sito ValigiaBlu.it . Chiare e nette le prese di posizione di numerose associazioni internazionali e spagnole, una di queste è Amnesty International. “Negli ultimi anni centinaia di cittadini - ha dichiarato l'associazione per i diritti umani - hanno aiutato a denunciare gli abusi perpetrati dalle forze dell’ordine in tutto il mondo. Questa legge è un’autentica vergogna”.

A rischio diventano altre libertà d'espressione come cortei e manifestazioni davanti a palazzi delle istituzioni (parlamento, governo etc.): le multe previste partono da 600 euro (a persona) anche soltanto per essere presenti sul posto (fino a 30.000 euro anche qui). Impossibile (o quasi) anche ricorrere ai vari Twitter, Facebook etc. per diffondere la volontà di riunirsi e manifestare liberamente se prima l'autorità non ha acconsentito. La legge organica di Sicurezza Cittadina considera “organizzatori o promotori” di una manifestazione le persone che pubblicano informazioni su una protesta da svolgersi (non autorizzata), coloro che sottoscrivono una petizione online a suo sostegno, chi aderisce pubblicamente alle ragioni che la supportano, chi esorta a partecipare, chi adotta su un profilo 'social' bandiere, simboli o slogan afferenti. Anche qui le sanzioni hanno un tetto massimo di 600.000 euro, senza che nessun giudice possa intervenire in alcun modo.

Certo, dopo il pagamento della sanzione comminata, chiunque potrà fare ricorso secondo quanto concesso dalla Ley Mordaza. Peccato che a quel punto potrebbe essergli impossibile, visto che spesso chi esercita il diritto al dissenso non versa in condizioni economiche floride (ad esempio le fasce più deboli della popolazione), e che, essendo stato costretto ad un notevole esborso, non avrà più, a quel punto, nè la possibilità nè la forza per difendersi davvero.