La cultura è in rigor mortis

Che noia girare in città! Tutte le volte che mi imbatto nelle iniziative culturali, che soprattutto a primavera sbocciano ovunque senza posa, non riesco mai a individuare un progetto di fondo, un percorso ragionato, un senso di continuità e confidenza col tempo, un'ambizione di crescita, un punto d'arrivo, un orizzonte chiaro, un confronto cercato. Un'idea nuova.

Inciampo soltanto in eventi fine a sé stessi: presentazioni di libri qua e là, mostre d'arte di tempi e autori a casaccio, film triti e ritriti criticati e ricriticati in ogni salsa, concerti musicali dove a risuonare è soprattutto la fama del musicista, scimmiottamenti di antichi maestri, convegni senza seguito, e tutto come se il valore culturale si misurasse sull'originalità, sulla vendita dei biglietti e su quanto successo si è ottenuto “nel giro che conta”.
La cultura non è presenzialismo. Né un panino farcito da conficcare in bocca al pubblico. La cultura, semmai, insegna a fare il pane. E il pane buono lo si fa coinvolgendo contadini, mugnai, fornai e panettieri.
Fare cultura non significa riempire i musei di oggetti ormai completamente inutili e muti. Non significa essere indulgenti con tutti coloro che si definiscono artisti perché bazzicano nel web e nei miracoli delle nuove tecnologie, esponendo cani e porci imbellettati e vestiti a nuovo, ma dai contenuti così vecchi da puzzare di naftalina. Encomiabile adoperarsi per l'ennesima messa in scena di una mostra dell'Ottocento, ma il saper ricordare, essenziale per fare cultura, deve saper suggerire le risposte urgenti dell'oggi per rimediare domani. Altrimenti è tutto crogiuolo di polvere.
Musei, gallerie, associazioni, enti, dovrebbero lavorare in sinergia per recuperare “le maglie” perdute nel tempo e ricostruire la trama di ciò che siamo, consegnando poi il filo alle nuove generazioni affinché non si perdano nel loro avanzare verso il futuro.
Stiamo assistendo alla fine della storia per eccesso di storie, storielle e storiacce di basso cabotaggio. Storie che si trovano in rete. Il dialogo con le nuove generazioni, per “i fratelli maggiori” è diventato impossibile, poiché esse non sono più in grado di collegare gli eventi, i fatti, le cause e comprendere quello che è accaduto nel passato. Le nuove generazioni non ci comprendono più. Di conseguenza non sanno discernere, capire cosa prendere seriamente in considerazione e cosa non ha valore.
Le nuove generazioni sono dei marziani ai quali non sappiamo più insegnare nulla, mentre le vecchie non si rassegnano a cedere il testimone, organizzando eventi stantii ed esausti come gli olii.
Stiamo assistendo alla fine della storia. O ci rassegnamo e la finiamo di buttare via soldi per una cultura “da patatine” che non sa più essere veggente e costruttiva, una cultura che non sa creare nemmeno un solo pensiero nuovo, un dubbio, una curiosità, o prendiamo per le orecchie i “giovani talenti” cercando di insegnare loro il valore e il significato del passato, nella speranza che ne facciano buon uso recuperando quella visione che gli abbiamo negato imponendogli la cultura da fast food globale. Come è possibile creare un capolavoro che punta al futuro se non si conosce nemmeno quale passato dover superare?

Come si può migliorare ciò che non si è conosciuto? Come si può Divenire dal niente?
Serve un'azione vera, rivoluzionaria. Serve rifare la scuola e l'università da cima a fondo, perché il livello di aspettativa degli insegnanti è talmente basso, che lo potrebbe facilmente superare una piattola. E' lì che bisogna inziare il cambiamento.
Insomma, serve una rivoluzione culturale con i fiocchi, un'azione prepotente se necessario, che dovrebbe partire dalla stessa politica. E la politica deve smettere di pensare che per salvare il paese bisogna fare più cultura, perché al momento è inutile illudersi, non esiste più nessun sapere e nessuna cultura; nessuna opera di genio. Siamo fermi, e chi si ferma è perduto.
La nostra arte puzza non solo di stantio, ma di putrefazione. Un paradosso per ciò che dovrebbe essere sinonimo di creazione, nascita e crescita.