Istat: In Italia, si lavora sempre meno e con maggiore precarietà

Il rapporto sul “Mercato del lavoro”, pubblicato dall’ISTAT lo scorso 25 febbraio https://www.istat.it/it/archivio/227613  ,   conferma quanto è sotto gli occhi di tutti,  in Italia, si lavora sempre meno e con maggiore precarietà. Ore lavoro in calo, lavoro sempre più precario, salari sempre più compressi.

Nel comunicato stampa rilasciato dall’ISTAT è infatti  chiaramente scritto: «Il tasso di disoccupazione si attesta al 10,6% ([…] +3,9 punti rispetto al 2008)»;
«Il decennio [2008-2018] ha visto una profonda trasformazione del tessuto produttivo […] con una crescita dei rapporti a tempo determinato (+735 mila) e una notevole espansione degli impieghi a tempo parziale (spesso involontari)»;
«al di sotto del livello pre-crisi […] le ore lavorate del 5,1%. Per colmare il gap mancano ancora poco meno di 1,8 milioni di ore e oltre un milione di Unità di lavoro a tempo pieno (Ula)».
Altri dati particolarmente interessanti sono: «Nel 2017 la forza lavoro non utilizzata potenzialmente impiegabile nel sistema produttivo ammonta a circa sei milioni di individui (2,9 milioni disoccupati e 3,1 milioni forze di lavoro potenziali)»;
«Gli occupati sovraistruiti sono 5 milioni 569 mila, il 24,2% del totale […]. Negli anni il fenomeno è in continua crescita […]» (vale a dire i diplomati e/o laureati che svolgono attività per la quale è sufficiente un titolo di studio inferiore a quello in possesso).

Tra gli occupati sono rilevati 3,1 milioni di lavoratori “a termine” (in aumento di 257.000 rispetto all’anno prima, +8,9%) e 5,3 milioni di lavoratori “indipendenti” ovvero liberi professionisti e prestatori d’opera occasionali, familiari coadiuvanti (in aumento di 34.000 rispetto al 2017, +0,6%). L’ISTAT precisa, inoltre, che per “occupati” si intende coloro che «hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura».

In proposito, il 28 ottobre 2018, la “Fondazione Di Vittorio”, nel proprio rapporto “Diseguaglienze e disagi nel lavoro”, scriveva: «l’area del disagio – formata dai lavoratori temporanei non volontari e dai part-timer involontari, gli uni e gli altri in età compresa tra 15 e 64 anni – continua a crescere (+8,7% l’aumento tendenziale) e raggiunge nel primo semestre 2018 il numero record di 4 milioni e 883 mila persone».

In particolare: «nel primo semestre 2018 i lavoratori temporanei non volontari (dipendenti o collaboratori che non hanno trovato un’occupazione stabile) sono saliti a 3 milioni 61 mila,i l numero più alto mai registrato dalle statistiche Istat, a seguito di un vero e proprio boom osservato nel corso degli ultimi due anni (+22%, pari a +552 mila persone)». Anche «il part-time involontario […] ha ripreso a crescere nell’ultimo anno, coinvolgendo nel primo semestre 2018 2 milioni 772 mila persone».

Contemporaneamente, l’Osservatorio sulla Cassa Integrazione Guadagni (CIG) fa sapere che, nel 2018, «il numero di ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate è stato di 217,7 milioni». Come noto tale beneficio è erogato, fino a 24 mesi, a favore dei lavoratori delle aziende dove insiste una mancanza di commesse ovvero una ristrutturazione o che sono colpite da fallimento.