Inceneritori sì, inceneritori no: lo Sblocca Italia va contro la modernità

La raccolta differenziata e la politica del riciclaggio non sembrano piacere molto al governo Renzi. Mercoledì scorso era infatti atteso l'incontro del Ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, con tutti i presidenti delle Regioni per affrontare il delicato tema degli inceneritori che il decreto Sblocca Italia prevede di usare alla massima potenza. Non bastasse questo, sono in previsione altri 12 "termodistruttori" di rifiuti da costruire ex novo.

La conferenza Stato-Regioni di mercoledì è alla fine saltata e, prevedibilmente, si terrà più avanti, il 24 settembre. Intanto però, denunciano le associazioni che si battono a difesa dell'ambiente, il pericolo di decisioni fondamentali ma da scongiurare per la salute dei cittadini è solo rimandato di qualche giorno. "Vogliono costruire - si legge nella petizione lanciata su Avaaz.org - 12 nuovi inceneritori in tutta Italia, dal Piemonte alla Puglia, passando per Veneto, Abruzzo e Campania. Questa è la soluzione peggiore per la gestione dei rifiuti. Tra pochi giorni, il 24 settembre (c'è stato un rinvio - doveva essere il 9), il governo incontrerà le regioni per imporre questo nuovo folle piano. Nessuno vuole gli inceneritori, che danneggiano la raccolta differenziata, sono anti-economici e tolgono fondi alle vere energie rinnovabili. Ma senza il sostegno popolare le Regioni non riusciranno a opporsi. Questo è il nostro ruolo: far sentire la voce dei cittadini a tutti i livelli delle istituzioni".

Già in campo sono scese Legambiente, Wwf, Greenpeace, Italia Nostra e i Medici per l’ambiente dell’Isde. Secondo l’articolo 35 dello Sblocca Italia sarà infatti anche possibile imporre l’arrivo di rifiuti da incenerire da provenienza extraregionale, vale a dire che le emissioni di un termovalorizzatore andranno ad influire sulle condizioni di salute di chi non ha nemmeno prodotto quei rifiuti che stanno bruciando. E che finiscono nell'aria che respiriamo.

Il riuso ed il recupero dei rifiuti in modo poco impattante è quindi una scelta che il governo Renzi sta mettendo per lo meno in secondo piano. La tecnologia che questi inceneritori impiegano è una tecnologia che fuori dall'Italia è già considerata obsoleta e da abbandonare. Non si tratta certamente di green economy: bruciare rifiuti dovrebbe essere solo la soluzione ultima da adottare se le altre strade non sono praticabili. Lo dice anche il presidente dell'associazione Comuni Virtuosi, Bengasi Battisti: in Italia “non si capisce il perché, si fa esattamente il contrario, stravolgendo l’ordine delle cose e mettendo in fondo agli obiettivi da conseguire la prevenzione, la riduzione e la differenziazione dei rifiuti”.

Nel nostro Paese i cosiddetti comuni "ricicloni" sono all'incirca 1500. Il recupero dei materiali scartati ed il loro riavvio in processi successivi di utilizzazione andrebbe implementato, ma evidentemente le logiche che segue il governo sono ben altre e le lobby che spingono per l'uso dei termovalorizzatori 'fanno la voce grossa' in Parlamento.

La Lombardia è la regione che oggi conta il più grande numero di inceneritori (ben 13): qui si trova anche l’inceneritore ritenuto il più avanzato per la tecnologia adoperata, quello con sede a Brescia e targato A2A. Ebbene qui si è arrivati alla creazione di tre linee di incenerimento, anche se la Corte europea ha bocciato l'ultima perchè non erano state avvertite le comunità interessate della nuova creazione e perchè non era stata fatta la Valutazione di Impatto Ambientale. Oltre a ciò due incidenti (2012 e 2014) si sono aggiunti ai problemi già in essere, parecchie anomalie si sono verificate stando solo agli ultimi anni e, secondo l'Arpa della Lombardia, tre sono stati gli sforamenti nei livelli di monossido di carbonio.