Grandi potenze in azione mentre la Siria muore

La Siria muore. Ma le Grandi Potenze, invece di allearsi contro il comune nemico (i miliziani dell'Isis, che avanzano verso il centro della capitale Damasco dopo aver decapitato centinaia di persone e fatto scempio di antiche vestigia come Palmira), si confrontano in uno sterile gioco diplomatico-militare che ha un unico effetto. Prolungare l'agonia di un regìme decotto come quello del dittatore Bashar Assad e far fuggire verso l'Europa migliaia di disperati.
Per capire l'assurdità del mancato intervento militare comune contro il Califfato bisogna rifarsi alle alleanze in atto. Tutti, ma soltanto a parole, dicono di voler stroncare la barbarie dell'Isis, ma in realtà fanno prevalere i loro interessi geopolitici. La Russia di Putin e l'Iran degli ayatollah, tradizionali alleate di Damasco, vogliono prima di tutto puntellare il fatiscente potere di Assad che, comunque sia, rappresenta per loro una permanenza di rilievo in Medio Oriente in contrapposizione agli Stati Uniti e all'Arabua Saudita. Sul fronte opposto, Obama e la Francia di Hollande esitano a continuare i raid aerei contro il Califfato temendo che, alla fine, vincere contro l'Isis potrebbe significare salvare il sanguinario e stremato Assad.
Pochi conoscono la realtà della situazione di Damasco. Dati internazionali dicono che da gennaio a luglio sono stati uccisi più siriani (7.894) da ciò che resta dell'esercito del dittatore che dai tagliagole(1.131).
I più decisi a intervenire militarmente sono la Russia e la Francia, il che fa pensare a un'escalation con annesso allarme americano per le mosse del Cremlino. Putin intende intensificare la sua presenza sul teatro di guerra col pretesto di difendere la sua base navale di Tartus e perciò invia un contingente di mille militari in aggiunta agli istruttori che già erano in loco.
Da parte sua, Hollande sta preparando una serie di raid allargando la sua azione dall'Iraq alla Siria, anzi avrebbe già cominciato a bombardare se non l'avesse bloccato Obama, appunto preoccupato che un successo contro l'Isis avrebbe in ultima analisi salvato Assad e avvantaggiato i suoi 'protettori', appunto Russia e Iran.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it