Il “giro” dei passaporti falsi è su internet e ora arrivano sul “mercato” anche 4000 passaporti “veri-falsi”

Non bastavano i falsari, ora sono spuntati i passaporti vero-falsi. Come è noto il nostro Paese e in particolare nella città di Napoli ci sono le principali basi organizzative d’Europa per la produzione di documenti utili ai delinquenti di ogni risma e natura, terroristi islamici compresi, per circolare liberamente nei vari paesi del mondo. Addirittura vi sono annunci gratuiti sui siti internazionale che vendono documenti con annunci grossolanamente tradotti anche in italiano che recitano: "Acquistare autentico passaporti falsi di alta qualità, patenti di guida. Siamo il miglior produttore di documenti di qualità, con 3 milioni di consegna dei nostri documenti circolanti nel mondo. Offriamo solo originali passaporti veri e falsi di alta qualità, patenti di guida, carte d'identità, timbri, Visa, Diplômés scolastici e altri prodotti per un certo numero di paesi come: Stati Uniti d'America, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Italia, Finlandia, Francia, Germania, Israele, Messico, Olanda, Sud Africa, Spagna, Regno Unito”.

Insomma sia una truffa, come è probabile, che una reale offerta di documenti falsi è evidente che in controlli tanto decantati dal ministro degli interni Alfano hanno maglie davvero larghe. Ora a rimpinguare e facilitare la vita a questi mercanti di identità ci sono anche 4.000 passaporti stampati dal Poligrafico dello Stato e finiti sul mercato clandestino. Documenti d’identità che risultavano e dovevano essere inceneriti e invece sono stati ceduti illegalmente ai mercanti. Insomma è scattato l’allarme rosso ai vertici degli apparati di sicurezza italiani ed europei, anche perché le prime segnalazioni dimostrano che una parte del «lotto» è arrivata in Medio Oriente ed è stata usata da alcuni siriani per cercare di raggiungere l’Italia. Per ora i soggetti individuati, pare, sono solo immigrati, ma ovviamente la circostanza è sufficiente per fara lazare di molto l'allarme, i timori non riguardino soltanto l’utilizzo da parte dei trafficanti di uomini che gestiscono i canali dell’immigrazione, ma anche i fondamentalisti islamici. Altro che arrivi di terroristi sui barconi, questi potrebbero arrivare con documenti formalmente in regola e con mezzi di trasporto sicuri. L’elenco completo con i numeri di serie dei passaporti in bianco rubati è stato già inserito nella «black list» internazionale - dall’Europa agli Stati Uniti sono state allertate le polizie di mezzo mondo - ma il timore forte è che gli utilizzatori possano sfuggire ai controlli. C'è poi il dubbio che la partita di documenti sparita possa essere non la prima sfuggita alla distruzione ed utilizzata in maniera illecita, tanto che probabilmente tutti i numeri dei passaporti precedentemente distrutti verranno segnalati alle dogane. La vicenda della sparizione risale allo scorso anno quando al Poligrafico proviene da Milano un ordine di stampa. I 4.000 passaporti vengono creati e spediti dal Poligrafico alla questura del capoluogo lombardo, ma i funzionari si rendono subito conto che i documenti hanno un difetto evidente perché il microchip applicato non risulta regolare e dunque può causare problemi di identificazione al momento del transito alle frontiere. Per questo in questura compilano un verbale di restituzione che - questa è la procedura per legge - prevede pure la loro distruzione da parte della «zecca». E ciò avviene, almeno ufficialmente. Negli uffici del Poligrafico si dispone che i passaporti vengano mandati al macero, come risulta da un documento protocollato firmato dai responsabili dell’ufficio competente, che lo inviano anche alla Questura di Milano proprio per dimostrare che si è seguito l’iter previsto. Sembra tutto in regola: può accadere che una «partita» mostri dei difetti e si decida di annullarla proprio per evitare qualsiasi tipo di problema e quindi nessuno si insospettisce. Dopo qualche settimana dalla Turchia parte una segnalazione nei confronti di due cittadini che - spacciandosi per italiani e utilizzando passaporti non regolari – avevano cercato di varcare la frontiera. Il numero di serie dei documenti viene trasmesso alla polizia di frontiera di Fiumicino e si decide di attivare anche i canali diplomatici perché risulta che qualcuno abbia fatto istanza all’ambasciata italiana in Turchia per ottenere il visto e recarsi in Nordamerica. Si scopre così che i passaporti utilizzati da questi soggetti fanno parte in realtà parte di quel blocco che risultava passato al macero. Ma i due siriani non sono gli unici ad avere in mano un documento “vero-falso”, una richiesta di chiarimento all’Italia arriva dopo qualche giorno dagli Usa. Altre segnalazioni si susseguono con il trascorrere delle settimane. Soltanto da Istanbul vengono trasmesse molte istanze. A quel punto è apparso chiaro che qualcosa nella procedura di distruzione non avava funzionato e sono partite le indagini. Vengono convocate riunioni d’urgenza al ministero dell’Economia - da cui dipende il Poligrafico - e alla Farnesina e alla fine scatta il massimo livello d’allarme e l’indagine diventa una cosa molto seria.
Il Dipartimento di pubblica sicurezza dispone una serie di controlli, nel pool investigativo ci sono gli esperti del settore Immigrazione e naturalmente viene allertata anche la polizia di prevenzione e i servizi. L’attenzione si concentra sull’ufficio del Poligrafico che doveva provvedere alla distruzione dei 4.000 passaporti e finiscono sotto inchiesta due funzionari. Altri dipendenti dell’Istituto, o distaccati al Poligrafico da altre amministrazioni, sono sotto la lente degli investigatori. Il sospetto degli inquirenti in sostanza è che la rete di complicità interna al Poligrafico sia ben più vasta e ramificata di quella già individuata con il grande timore che anche in passato possano essere accaduti episodi analoghi e possano riguardare altri tipi di documenti.