Il corpo eretico ridona parola all’arte

imagesDal 18 aprile al 9 agosto, il Comune di Pordenone propone, alla Galleria Harry Bertoia, la prima antologica di Roberto Kusterle. La mostra è curata da Francesca Agostinelli e Angelo Bertani.

Da tempo l'arte ci sembra muta. Una sterile riproduzione del passato, un trito e ritrito messaggio che, all'oggi, non ha più scopo di esistere. Molto spesso, poi, si arriva alla conclusione che quadri, sculture, forografia, scrittura, siano linguaggi che hanno dato tutto, spermuti come limoni, esausti, necessitano, per riconquistare missione creativa e critica, di un profondo cambiamento. E a volte s'è pensato che servirebbe un linguaggio del tutto nuovo per fare arte.

1269279164bIn questo senso la genetica è sembrata pure un'idea, ma porta in sé dei rischi aberranti. E il caso di un artista americano di origine brasiliana, Eduardo Kac, che presentò la sua “opera” nel contesto di una rassegna dedicata ad arte, technologia e società, al festival Ars Electronica di Linz: un coniglio, vivo, verde. Il caso, ebbe, naturalmente, parecchia risonanza, perché parlare di “Transgenic art”, portò subito al dibattito sulle gravi e fondate conseguenze degli sviluppi della biologia genetica, suscitando legittimi dubbi riguardo ai suoi obiettivi. Chiunque, nel valutare i rischi della sperimentazione genetica, soppesa anche i vantaggi che potrebbero derivarne, in primo luogo quelli terapeutici, ma nel caso dell'arte i vantaggi si perdono in una violenta e distruttiva ricerca della sola estetica. Siamo, dunque, nell'anti-arte.
C'è un fotografo, invece, Roberto Kusterle, che sembra avere trovato una strada alternativa interessante, risolvendo anche l'attuale incapacità dell'arte di guardare in prospettiva. Rivistando la fotografia e la sua tecnica, è riuscito a creare un linguaggio originale dal forte impatto emotivo. La sua opera riesce a porsi al di fuori del tempo, anzi, in tutto il tempo, sintetizzando nell'attimo passato e futuro. Attraverso le immagini, che spesso suscitano attimi di smarrimento, si condensa con peso grave tutto il potenziale dell'umano, dall'evoluzione naturale, alla mutazione genetica, fino a una sorta di metamorfismo surreale che, in ogni caso, appartiene all'uomo e alla sua dimesione onirica. O trascendente. Una fotografia che riesce a catturare perfino l'oscuro che è dentro di noi, e che si si veste e si sveste di simboli, si colora e si scolora di connotazioni, assume dimensioni uniche, cariche di allegorie e metafore.
Roberto Kusterle è nato nel 1948 a Gorizia. Dagli anni Settanta lavora nel campo della arti visive, dedicandosi sia alla pittura sia alle installazioni. Dal 1988 inizia ad interessarsi alla fotografia che è diventato il suo principale mezzo espressivo. 36665
Più che un fotografo è un artista, capace di costruire immagini originali e surreali. Installazioni con al centro l’uomo e il suo corpo, risultato di una ricerca personale, di elaborazioni complesse, raffinate, spesso di violento impatto concettuale, che utilizzano materiali sottratti alla natura.
La scelta dei personaggi, l'ambientazione, le luci, la scenografia, il trucco; ogni dettaglio è curato meticolosamente dall'artista-regista con certosina pazienza e maestria.
L'’immagine fissata dalla macchina è l'ultimo atto di un progetto e di una preparazione che possono durare mesi e talvolta anni; atto liberatorio di tutti gli altri momenti che lo hanno preceduto e punto di partenza per una nuova, lunga fase di elaborazione in camera oscura. Il risultato finale è sempre di forte impatto visivo; soggetto ed ambiente, con il loro surrealismo, trasportano l'osservatore in altre dimensioni. per una nuova, lunga fase di elaborazione in camera oscura. Il risultato finale è sempre di forte impatto visivo; soggetto ed ambiente, con il loro surrealismo, trasportano l'osservatore in altre dimensioni.
Collegando senza soluzione di continuità, entro la figura umana, altri ordini biologici, diversi ma non in contrasto, dà vita a figure archetipiche di una contemporaneità classica, in cui il tempo sembra essere sospeso. Immagini che condensano idea e sogno, fantasia e realtà, mondo umano ed animale, organico e inorganico, vita e materia, inconscio e ancestralità.
Attraversando la profondità del mistero che origina la vita, Kusterle coglie il senso di spiritualità che è dentro l'’essere umano così come in ciascun elemento della natura.
“"Trasporto nel mio lavoro - dice l’'artista - le sensazioni percepite quando mi inoltro nei boschi o lungo il fiume. Probabilmente se abitassi in una grande città queste cose non le coglierei”.
“In qualche modo sono io il primo spettatore di me stesso e voglio continuare a mantenere questo desiderio di essere il primo a ricercare e stupirsi delle tematiche trattate"”.

sLa mostra si snoda nelle sale del primo e del secondo piano dello spazio espositivo e rispetta il procedere per cicli, che caratterizza dalle origini l’'attività di ricerca dell’artista. Al primo piano il visitatore incontra le opere del ciclo ????????? (2004-06) e, in successione, quelle di Mutazione silente (2007-08) e di Segni di pietra (2011-12). La parte centrale dello spazio espositivo è invece dedicata alle immagini dei Riti del corpo (1991-2014), ciclo che costituisce una sorta di contenitore tematico, dove l’autore ha riunito fotografie scattate in un largo lasso di tempo sul tema del corpo e della sua ibridazione. Al secondo piano trovano collocazione i cicli più recenti: Mutabiles Nymphae (2009-10), I segni della metembiosi (2012-13), Abissi e basse maree (2013) e L’abbraccio del bosco (2014). A completare il percorso espositivo, una sala è dedicata ai video d’arte realizzati da Roberto Kusterle e Ferruccio Goia (2008-09).

Le scelte curatoriali ed espositive si sono orientate su un percorso non impositivo, ma aperto a itinerari d’interesse, alla suggestione dell’incontro, all’emozione; vi è una sorta di rappresentazione teatrale per immagini che, a dispetto di ogni idea purista circa la verosimiglianza della fotografia, pone al riguardo interrogativi circa il rapporto tra realtà e finzione, storia e mito, natura e artificio, tra presente e passato, il tempo e la contingenza del vivere. Per il visitatore, inoltre, sarà come entrare nel corpo vivo della fotografia come arte (attualissima) della metamorfosi, della contaminazione dei linguaggi, della varietà dei rimandi iconici, dell’esigenza di profondità da contrapporre all’incombente superficialità pervasiva che circonda l’uomo contemporaneo.
L’'esposizione, a cura di Francesca Agostinelli e Angelo Bertani, è promossa e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone, in collaborazione con Associazione Culturale “Venti d’arte” di Udine.
L'’evento è patrocinato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dalla Provincia di Pordenone, dall’Università degli Studi di Udine e dall’Accademia di Belle Arti di Venezia. Gode, inoltre, del sostegno di Friuladria Crédit Agricole e di Coop Consumatori Nordest.