Il canone Rai ” elettrificato” in bolletta in un’unica rata, sarà folgorazione per molte famiglie

Diciamolo chiaro, non sorprende il fatto che siano già cambiate  molte cose fra quelle annunciate come contenuti certi del nuovo Patto di stabilità, quella che un tempo si chiamava finanziaria. Del resto mai nella storia repubblicana, almeno a memoria di cronista, quanto annunciato come certo è stato poi tradotto in testo di legge. Non poteva essere che così anche questa volta. La sorpresa, e non sarà certo l'unica, riguarda la questione spinosa del Canone Rai. Per il prossimo anno, nonostante quanto era stato detto, nessuna rateizzazione bimestrale, si vuole fare cassa subito, perciò il centone sarà addebitato integralmente sulla prima fattura relativa alla fornitura di energia elettrica successiva alla data di scadenza per il pagamento del canone. Lo prevede l’ultima bozza della legge di stabilità. Insomma nel 2016 il pagamento dovrebbe avvenire in un’unica soluzione per poi diventare bimestrale a partire dal 2017. Non è poi chiaro come verrà scritta la voce in bolletta, qualcuno aveva avanzato il dubbio che vi fosse il trucco, cala di 13 euro, ma pi viene applicata l'Iva ed allora in taluni casi si potrebbe arrivare all'aumento o quantomeno al pareggio con l'anno precedente. Se anche non sarà così di certo la rata unica non piace alle società elettriche che temono un aumento della morosità dei propri clienti obbligati a pagare fattura elettrica e tv contestualmente, un vero salasso per molte famiglie che magari auto-dilazionavano il canone. C'è poi ancora da chiarire la questione relativa alle sanzioni per i gestori elettrici che si attardano nella comunicazione allo Stato relativamente all’elenco degli utenti morosi per consentire, pare la multa di 5 volte l'importo, una minaccia che contrasta però con le norme attuali sulla progressività delle sanzioni. Insomma anche sulla vicenda dell'abbonamento il pasticcio italico è dietro l'angolo anche perchè, per mettersi al riparo dai minacciati e motivati ricorsi di incostituzionalità, il governo sta cercando di modificare i termini del concetto di "possesso di mezzo atto a ricevere i programmi Rai. L'applicazione letterale farebbe infatti pensare, come del resto avevano fatto i solerti uomini dell'agenzia delle entrate in passato,  che tutto ciò che ha un video potrebbe con opportune modifiche ricevere i programmi Rai: dal videocitofono all'ecografo ospedaliero, dal telefonino al computer. Ed invece si torna al passato, dovrà pagare il canone chi ha in casa un televisore o una semplice radio. Esclusi invece gli italiani che possiedono solo pc, tablet e smartphone. La precisazione è arrivata ieri dal sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli. Ua cosa è certa, nonostante la riduzione di 13 euro, il gettito aumenterà notevolmente perchè si conta di allargare del 40% la platea dei “sostenitori” della Tv pubblica. Per questo il Tesoro è al lavoro sulle ultime limature e per decidere la destinazione delle maggiori entrate che dovrebbero derivare dall’abbattimento dell’evasione fiscale garantita dal pagamento, obtorto collo, con la bolletta della luce. Tali somme - si legge nella bozza della manovra - non andrebbero a finanziare la tv pubblica, ma finirebbero nel fondo per la riduzione della pressione fiscale. Un tesoretto, stimato in circa 500 milioni di euro, che fa gola alla Rai e che sembrava destinato alla riduzione della pubblicità su alcune reti pubbliche (un obiettivo più volte sottolineato dal premier Matteo Renzi) o al fondo per le tv private e l’editoria e che invece vedrà altri artigli rapaci avventarsi. Insomma chi in Rai aveva stappato lo spumante dovrà ricredersi, nel triennio 2016- 2018 secondo l’ultima versione della legge di stabilità, la Rai dovrebbe poter contare su introiti per un miliardo e 700 milioni gli stessi degli anni passati, rispetto un gettito previsto di 2 miliardi e 200 milioni previsto dal nuova canone elettrificato. Già nel 2014, tra le polemiche, la Rai contribuì con 150 milioni di euro a sostenere l’operazione degli 80 euro, mentre nella legge di stabilità 2015 fu decisa una riduzione strutturale del 5% dei trasferimenti alla tv pubblica.