Crisi Grecia: la probabile fine ingloriosa del sogno Europeo

Poco importa se alla fine di una sorta di maratona senza precedenti nell'Eurogruppo una “soluzione” per la vicenda greca è stata trovata, a uscire comunque con le reni spezzate non sarà solo Atene, ma l'idea di Europa. In sostanza hanno vinto le ipocrisie e gli egoismi nazionali mandando in frantumi l'idea fondativa stessa dell'Unità europea. Comunque vada i popoli sono avvertiti, non ci si può fidare dei propri vicini e spesso neppure dei propri governanti. L'unico dato positivo, e non è comunque poco, che una vicenda come quella greca nel secolo passato avrebbe provocato quasi certamente un conflitto armato, anziché quello con armi non convenzionali che la finanza ha messo in campo sostituendo gli obici con l'arma del lento strangolamento economico. Ma alla fine si conteranno lo stesso i morti e le macerie saranno tante. Ai greci bisogna riconoscere il merito di avere squarciato una maschera di ipocrisia che consentiva la prosecuzione di una gestione europea che con il suo ceco rigore ha compiuto, con la complicità di ottusi governanti nazionali, crimini sul piano sociale e macroeconomico tali da aver stravolto società ed economie piegate alla peggiore logica del capitalismo senza regole. Un capitalismo estremista che avrebbe la pretesa di fare del denaro l'unico regolatore e valore, il tutto mascherato dietro ad una falsa e strumentale retorica europeista che invece ha privato le economie di alcuni paesi di interi pezzi della propria relaltà produttiva, basti pensare alla “campagna acquisti” con conseguente chiusura di siti produttivi, fatta sul manufatturiero italiano grazie alla ottusa complicità di certi imprenditori allettati dai facili guadagni da investire in finanza creativa e alla colpevole incapacità politica di indirizzare con un piano industriale l'economia del paese. Oggi insomma l'idea fondativa europea resta un sogno infranto, ma che forse è ancora possibile resuscitare se si riesce a rompere le catene imposte da chi ha usato la Ue come mezzo per affermare la propria presunta supremazia. Insomma ora il velo è finalmente caduto anche sulle belle parole sull’ineluttabilità del processo che prevedeva la progressiva ed inarrestabile costruzione dell’Europa politica. Si vede che l'unità resta in piedi solo se vi è un cocchiere solitario a cassetta che con tanto di frusta indirizza il carro verso la direzione che gli è più conveniente. Per riaffermare questo il gotha continentale è pronto a schiacciare la Grecia ribelle pur di non mettere minimamente in discussione i sacri dogmi del rigore e dell’austerità che, bisogna ricordarlo, non valsero per la Germania all'indomani della caduta del muro. Da semplici cittadini resta comunque la costatazione che il sacrificio del popolo greco sia valso a togliere i veli dell'ipocrisia, oggi più che mai il “re è nudo” e non è certo un bel vedere. Il popolo greco non si è lasciato intimidire dalle infami minacce ed anche se oggi sarà costretto ad inghiottire per sopravvivere una presunta cura che rischia di uccidere il paziente, ha tracciato una strada che se altri popoli europei avranno il coraggio di intraprendere potrà rompere le catene che immobilizzano la costruzione di una Europa solidale al posto di una Europa a trazione teutonica. I greci infatti con il loro rifiuto popolare di sottoscrivere un accordo scritto da altri hanno deciso di ribadire non solo il loro orgoglio nazionale, ma un idea di democrazia vera che conserva dentro di se quegli anticorpi pronti ad entrare in azione di fronte a tentativi subdoli di instaurare una dittatura di fatto. Per i greci, ma anche per noi italiani, per i francesi o gli spagnoli, oggi la vera posta in gioco è la permanenza in vita di un sistema democratico che riconosce al popolo, e non alle élite bancarie e finanziarie, il diritto di autodeterminare le proprie scelte e di respirare quell'aria di libertà oggi privata da una concezione di Europa tecnonocrate e verticistica. Anche molti europei infatti vivono ancora oggi dominati da una élite perversa che sparge il veleno dell’austerità nonostante vi sia la prova certa che genera ricchezza e potere solo per un ben determinato ghota di soggetti e paesi “forti”. Purtroppo quanto avviene in queste ore dimostra come sarà arduo far risuscitare l'idea comunitaria dalla palude nella quale è stata costretta da questi interessi potenti, che oggi proseguiranno sul sentiero intimidatorio nei confronti di tutti quei popoli europei che osano solo pensare di ribellarsi a questo nuovo ordine costituito che odora molto di dittatura transnazionale. Perchè è chiaro che quando l’esercizio del potere trova nella paura e non nel consenso la base del suo fondamento, non è possibile parlare né di democrazia, né di progresso, ma si è davanti ad ombre oscure, le stesse che nello scorso secolo e guarda caso con lo stesso motore tedesco, portarono alla morte milioni di persone. La democrazia non può diventare un paravento, non è un concetto burocratico o astratto. Non basta rispettare le forme parlamentari per realizzarla o crearne delle parallele, spesso finte come italiche le primarie, per mettersi a posto la coscienza o regolarne i flussi con il consenso estorto mediaticamente. Certo la democrazia cammina di pari passo con la conquista del consenso, ma il consenso estorto con la paura o le menzogne, così come con il gioco delle promesse, non instaura mai un compiuto sistema democratico, ma una finta libertà, fragile ed in balia degli eventi. Per questo sembra ormai giunto il tempo di cominciare ad organizzare dal basso nuove forme di rappresentanza culturali e politiche, anche ma non solo in discontinuità con il passato, un nuovo modello di Europa e d'Italia che riscopra la centralità della persona da rendere consapevole e protagonista, e non strumento indifeso alla mercé di manipolatori mediatici senza scrupoli. Forse ancora una volta grazie ad Atene la situazione potrebbe essere matura per una svolta, o almeno così ci piace pensare, del resto la stragrande maggioranza degli italiani sta solidarizzando con il popolo ellenico nonostante l'imponente campagna di stampa e televisione sia tesa anche oggi a demonizzare i greci, dipinti come inaffidabili parassiti dell'Europa. Non si può essere tacciati di essere “cattivi pagatori” quando si è stati spinti nelle mani degli usurai, anche di quelli legalizzati si chiamino Commissione Europea, Fondo Monetario o più banalmente, per noi semplici cittadini, Equitalia Per questo è importante che gli italiani capiscano a fondo quanto è avvenuto alla Grecia perchè il nostro destino è certamente legato più alle sorti del cittadino ateniese che di quello berlinese. Il manganello rigorista infatti, nonostante le rassicurazioni di Renzi e Padoan, potrebbe presto essere brandito contro di noi e non sarà bastato il servilismo dimostrato nelle scorse settimane dal nostro premier. Indimenticabile la conferenza stampa Renzi-Merkel in cui il nostro premier si è subito accodato alla schiera dei falchi quando pensava che il si al referendum greco avrebbe vinto. Un errore di valutazione grave perchè contava sull'imponente campagna internazionale basata sulla minaccia e sulla paura, ma i greci non hanno abboccato. Oggi Renzi sembra “timidamente” essersi ricollocato con le colombe, ma ovviamente il suo ballar di minuetto ieri con la Merkel, oggi con Hollande, rende la posizione dell'Italia poco autorevole, tanto da essere marginalizzato nel dibattito come non fossimo un grande paese per numero di abitanti e Pil.