Controllare i dipendenti rispettandone la privacy… l’ennesimo pasticcio all’italiana
Controllare i dipendenti senza ledere la loro privacy, un obiettivo che sembra impossibile per definizione... Eppure è quanto si propone di fare l'articolo 23 del decreto legislativo in attuazione del Jobs act approvato dal Consiglio dei ministri, secondo il quale da ora in poi i dipendenti delle aziende potranno essere controllati a distanza ma secondo modalità che, comunque, non potranno andare in contrasto con quanto previsto dal Codice della privacy.
L'unico modo possibile per realizzare questo ipotetico controsenso è un rispetto solo ipotetico e basato sulla fiducia della privacy del dipendente, anche con la migliore buona volontà diventa davvero difficile da credere.
Nei documenti trapelati emerge: "È vietato l'uso di impianti audiovisivi e di altri strumenti che abbiano quale finalità esclusiva il controllo a distanza dell'attività dei lavoratori", al contrario impianti audiovisivi e altri strumenti dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori possono essere installati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale, previo accordo collettivo stipulato dalla rappresentanza sindacale unitaria o dalle rappresentanze sindacali aziendali".
Si precisa che ne l'accordo ne l'autorizzazione sono richiesti per gli strumenti utilizzato dal lavoratore per il proprio lavoro e per gli strumenti di registrazione degli accessi e delle uscite. Le informazioni raccolte ai sensi del terzo comma sono utilizzabili a condizione che sia data al lavoratore adeguata informazione delle modalità d'uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli.
Si prospetta all'orizzonte l'ennesimo, classico, pasticcio all'italiana.