Continua l’evasione fiscale all’americana

Dopo Mac Donald's Italia, oggi è emersa una inchiesta identica anche per Apple, altro gigante americano, accusato di aver eluso anche nel nostro paese una cifra enorme di redditi, sottraendoli al nostro fisco, il quale è rimasto clamorosamente a bocca asciutta per anni, nonostante incassi clamorosi quanto evidenti. A fronte di almeno un miliardo di euro di incassi, negli ultimi 7 anni, Apple Italia ha dichiarato sempre meno di 30 milioni di euro, pagando pochi spiccioli al nostro erario.

Il meccanismo è sempre lo stesso ed è oramai ben noto a tutti: due società senza residenza fiscale incassano dall'Irlanda i diritti sulle vendite globali, due teste di un mostro che fagocitano gli utili, una delle Americhe, l'altra del Resto del mondo. Nei vari Stati, invece, operano società schermo che svolgerebbero solo attività di consulenza e a cui vengono riconosciuti ricavi pari a sostenere i costi di struttura. I veri utili finiscono così in Irlanda, dove grazie ad un accordo con il governo locale, Apple ha pagato per anni aliquote ridicole. L'inchiesta punta mostrare che le vendite sono realizzate e gestite dall'Italia, mentre le irlandesi sono solo un terminale per i pagamenti.  Un ardore creativo che ha messo nel sacco, è bene ricordarlo, anche strutture fiscali ben più aggressive della nostra (come quella americana).

Di fatto si è creata una struttura formale che fa capo alla società irlandese che incassa pagando all'erario irlandese poche briciole (col consenso di quest'ultimo) e una struttura sostanziale italiana che vende e incassa senza far risultare nulla.

Per quanto tutto possa risultare ben congegnato (molto di più di quanto si possa pensare nella sintesi fatta prima), le code che si generano ogni volta che esce un nuovo prodotto firmato dalla "mela bacata" sono famose in tutto il mondo e Roma e Milano non fanno eccezione. Volumi di vendita così elevati ed evidenti non possono far seguito incassi dichiarati troppo striminziti...

L'altro giorno un pensionato ha "subìto" un accertamento fiscale per aver "osato" fare due crociere con sua moglie nell'arco dello stesso anno. Ovviamente la seconda era una low cost, per cui tutto si è risolto per il meglio, fatto sta che il controllo è scattato in maniera efficente. Ma se funziona egregiamente verso il basso, con cifre piccole, per quale motivo sfuggono i grandi evasori con cifre miliardarie (in euro)?

E' ancora vero il vecchio adagio secondo il quale in Italia se rubi un pacchetto di mererende da un paio di euro (magari per fame) finisci in galera, mentre se rubi un miliardo di euro la fai franca?

Direi che la risposta è decisamente scontata, non serve neppure rimandarla ai posteri...